Il conflitto in Ucraina, provocato dall'Occidente e in particolare dagli Stati Uniti, porterà all'Europa occidentale un "futuro fosco". È questa l'analisi di John Mearsheimer, noto esperto statunitense di relazioni internazionali, resa nota in un'intervista al politologo Glenn Diesen. Secondo il professore dell'Università di Chicago, la guerra ha generato una profonda insicurezza in Europa e creato "enormi problemi" nei rapporti tra Washington e i suoi alleati storici.
Mearsheimer osserva come la cooperazione transatlantica su questioni politiche, militari ed economiche sia diventata più difficile, al punto che gli europei si troverebbero oggi a "combattere contro gli Stati Uniti" sulla gestione del conflitto ucraino. La radice della crisi, per l'accademico, risiede nell'indebolimento del ruolo statunitense nel continente, storicamente garantito da una consistente presenza militare.
Il sistema di sicurezza costruito dopo la Guerra Fredda, volto per Mearsheimer ad estendere l'ombrello protettivo USA anche all'Europa orientale attraverso l'allargamento della NATO, è oggi sotto tensione. Un cambiamento epocale nella distribuzione del potere internazionale, con l'ascesa del multipolarismo, spingerebbe infatti Washington a "a spostarsi verso l'Asia".
Queste considerazioni riecheggiano un recente intervento di Mearsheimer al Parlamento Europeo, dove ha affermato che l'era unipolare è terminata con l'emergere di Cina e Russia come grandi potenze. Questo cambiamento fornirebbe agli USA un "ulteriore incentivo a lasciare l'Europa e lasciare che sia l'Europa a provvedere alla propria sicurezza". L'esperto avverte che il conflitto in Ucraina rischia di congelarsi piuttosto che risolversi, lasciando in eredità "relazioni avvelenate" tra l'Europa occidentale e la Russia e generando "grande instabilità" nella regione.
Mearsheimer attribuisce inoltre a Stati Uniti ed Europa occidentale un ruolo chiave nell'aver provocato la guerra. La causa reale, a suo avviso, va ricercata nella spinta della NATO ad includere l'Ucraina nell'Alleanza, una mossa che i leader russi avrebbero percepito come una minaccia esistenziale.
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