Media italici: unica preoccupazione è accusare Putin di non volere la pace

14 Maggio 2025 19:06 Fabrizio Poggi

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

La delegazione russa a Istanbul affronterà questioni sia politiche che tecniche, ha dichiarato al canale nazionale “Rossija” il consigliere presidenziale Jurij Ushakov e questo determinerà la composizione della delegazione che si recherà in Turchia.

Questo, al momento di scrivere, è quanto riportano le maggiori agenzie russe, come TASS e RIA Novosti che, oltre a distinguersi per un ben diverso livello di professionalità rispetto alle tifoserie euro-liberali, non si perdono in dilettantesche letture dei fondi di caffè sull'accoglimento o il rigetto, da parte di Vladimir Putin delle pretese ultimative di Vladimir Zelenskij.

Invece della elementare constatazione che certi incontri, in particolare a certi livelli, si improvvisano in ventiquattr'ore solo nell'immaginazione die certe penne italiche, ansiose di poter dire che “lo zar assetato di sangue ucraino” non vuole incontrare il “martire della fede” Vladimir Zelenskij – la CNN dubita della possibile presenza a Istanbul dello stesso Donald Trump - per certi media appare “fondamentale” affidarsi piuttosto alle parole del capo dell'ufficio presidenziale ucraino, Andrej Ermak, per cui «Se Vladimir Putin rifiuta di venire in Turchia, sarà il segnale definitivo che la Russia non vuole porre fine a questa guerra, che la Russia non è pronta e non è orientata ad alcun negoziato»: che è esattamente la ritrita vulgata con cui nelle cancellerie europee, laddove di rilasciano patenti di “liberal-democrazia” al nazigolpista-capo Vladimir Zelenskij, si addita in Mosca l'origine di ogni male e di ogni attentato alla “sicurezza europea”. Quelle stesse cancellerie che intendono dettare la linea di condotta sulle questioni della guerra e della pace, non solo in Ucraina, ergendosi a uniche depositarie della “verità”: quella del riarmo per i profitti dei monopoli finanziari e delle brame belliciste del complesso militar-industriale.

E, in tutto questo, si censura il governo fascio-liberale italico per aver mancato “un'occasione storica”. Ah povera Italia, relegata a paese di terz'ordine, per la decisione della presidente del consiglio di non andare a Kiev lo scorso fine settimana, insieme ai “quattro grandi volenterosi” di Francia, Germania, Gran Bretagna e Polonia, limitandosi a una semplice partecipazione video.

Tutti rinfacciano alla fascista di governo di tradire i “valori” europeisti, per ingraziarsi invece la considerazione di Donald Trump. E va ancora bene che Giorgia Meloni, sospira il signor David Romoli su (non piangete) l'Unità, «aveva avuto la lungimiranza di posticipare al 3 giugno l’incontro con il premier slovacco Fico. Altrimenti il desolato quadro sarebbe stato quello di una premier italiana che incontrava l’omologo di un paese minore, considerato oltretutto putiniano, mentre tutti gli altri si confrontavano sul cuore della crisi in un momento decisivo». Horribile dictu! Niente meno che «un paese minore», a confronto con regioni di “enorme portata” territoriale, politica e strategica, quali quelli, per dire, da cui vengono pescati un alto rappresentante per gli affari esteri UE, o un commissario europeo alla difesa. Non c'è che dire; per non parlare poi dell'imperdonabile deficienza di essere addirittura «considerato oltretutto putiniano»: il peggio del peggio!

Ora, prender le difese degli eredi di chi ha assassinato, gettato in galera lavoratori, incendiato camere del lavoro, mandato al confino o a morte comunisti e democratici, è compito che lasciamo ad altri. Il punto della questione, oggi, riguarda il “peso” che hanno effettivamente avuto gli “euroquattro”, sponsor dei nazisti di Kiev, sia nella sceneggiata dello scorso fine settimana, sia nella fase attuale, in cui media di regime e politoquestuanti di varie tinte, quale massimo “impegno” si danno da fare – a non prevedere una tale “evoluzione” erano rimasti solo i tifosi della nazionale di polo acquatico – per addossare a Vladimir Putin la volontà di “continuare la guerra”, perché non ha ancora detto in che modo risponderà all'ennesimo diktat del nazigolpista-capo, Vladimir Zelenskij, già volato in Turchia, secondo l'ordine impartitogli da Washington.

E dunque, in tutto questo: quale ruolo vorrebbe attribuirsi la “grande coalizione”, che tempo un giorno e mezzo si rimangia l'ultimatum lanciato pomposamente al Cremlino domenica scorsa, di “obbedire” all'ordine di un cessate il fuoco di trenta giorni, pena l'ennesimo durissimo pacchetto di sanzioni, sicuri che anche la Casa Bianca sarebbe stata della partita?

È quindi per non aver partecipato in carne e ossa alla macabra liturgia di Kiev, che l'italico governo avrebbe relegato l'Italia a paese di terz'ordine? Non ci sono altre cause? Per dire: essere agli ultimi posti in Europa per occupazione e salari, per sicurezza del e sul lavoro; essere relegati in fondo alle classifiche sulla libertà di stampa o detenere i primati sulla repressione poliziesca di ogni manifestazione di civile dissenso dalle scelte liberal-padronali del governo. Così, tanto per non dilungarsi.

È così, che il signor Angelo Panebianco, sul solito Corsera, da oltre un secolo bellicista e reazionario, si rammarica del “danno d'immagine” provocato dal mancato pellegrinaggio di Meloni a Kiev, dettato, dice, «da una preoccupazione per gli orientamenti (sulla guerra ucraina) prevalenti nella opinione pubblica italiana». Non si fa così, signora Meloni, mugugna Panebianco; non si può guardare solo «agli umori dell’opinione pubblica italiana», puntando a delegare alle Nazioni Unite, la dislocazione di «una eventuale forza di interposizione in Ucraina quando le armi taceranno». E che diamine: tocca agli europei; al Corriere della Sera non hanno dubbi. I “volenterosi” sono lì per questo e, sottolinea con un sorrisetto implicito tra gli inchiostri il signor Panebianco, è fin troppo «facile replicare che se è la sicurezza europea che è in gioco in Ucraina, allora è proprio agli europei che spetta l’onere di garantire la pace». Se la signora Meloni non lo capisce, c'è apposta il Corriere a spiegarglielo, ribadendo l'assioma del commissario europeo alla difesa Andrius Kubilius, secondo cui tra cinque anni, o forse anche prima, la Russia invaderà sicuramente un paese UE, o forse anche più di uno.

D'altronde, scuote la testa l'osservatore de (di nuovo: non piangete, per favore) l'Unità, Meloni «non è andata al vertice di Kiev sperando di ingraziarsi Donald. E invece ha sbagliato tutto, perché leader UE e USA sono al lavoro sulla pace». Come no: lavorano alla “pace” a suon di diktat anti-russi e di progetti per l'invio di truppe, continuando a rimpolpare di armi e soldi il regime di Kiev. Così, ora, ridacchia il signor Romoli, «tutte le opposizioni le rinfacceranno la colpa di aver reso l’Italia, terzo Paese dell’Unione, superflua, tagliata fuori dagli incontri e dai colloqui decisivi», addirittura «esclusa sia dal gruppo che ha già concordato le linee della Difesa europea, il cosiddetto “Formato Weimar” composto da Germania, Francia e Polonia, sia dalla coalizione dei Volenterosi e dunque dalla gestione delle trattativa sulla tregua oggi».

Difficile stabilire il confine tra ridicolo propagandistico e incosciente bellicismo di simili florilegi militar-industriali su una cosiddetta “difesa europea”, fatta di tagli draconiani alle necessità vitali delle masse, per rispondere a una fantomatica, “autocratica minaccia euroasiatica” portata contro le “libere democrazie” europeiste, per la cui unica difesa non c'è che un riarmo a tempi brevi e di volume mostruoso.

A oggi, dunque, per quanta repulsione ispiri l'italica presidenza del consiglio, difficile dire da cosa essa abbia tagliato fuori l'Italia. Forse dalla ridicola situazione, in cui si ritrovano certe cancellerie europee, di dover far finta, il lunedì mattina, di non aver mai detto quanto proclamato la domenica pomeriggio?

Fossero questi i drammi dei governi fascio-liberali! Per carità: quanto bene fanno invece obbedendo alle imposizioni europeiste sull'aumento pauroso delle spese di guerra; non è così, Corriere dell'Unità?

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