Le restrizioni israeliane sull’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza potrebbero equivalere a una tattica deliberata, che potrebbe costituire un crimine di guerra. E’ l’avvertimento che ieri l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk , ha fatto riferendosi al rischio di carestia nell'enclave palestinese.
"La portata delle continue restrizioni di Israele sull'ingresso di aiuti a Gaza, insieme al modo in cui continua a condurre le ostilità, potrebbe equivalere all'uso della fame come metodo di guerra, che è un crimine di guerra", si legge nella dichiarazione del funzionario ONU.
Ostacoli alla distribuzione degli aiuti cruciali
"Israele, in quanto potenza occupante, ha l'obbligo di garantire la fornitura di cibo e assistenza medica alla popolazione, in proporzione ai suoi bisogni, e di facilitare il lavoro delle organizzazioni umanitarie per fornire tale assistenza", ha ricordato Turk.
Allo stesso modo, ha precisato che la situazione di fame, inedia e carestia nell’enclave palestinese “è il risultato delle ampie restrizioni israeliane all’ingresso e alla distribuzione degli aiuti umanitari e dei beni commerciali, dello sfollamento della maggior parte della popolazione e della distruzione di importanti risorse e infrastrutture civili.W
A tal proposito, ha osservato che stanno emergendo "strategie pericolose" per affrontare la catastrofe umanitaria, in un contesto di disperazione della popolazione palestinese e di collasso dell'ordine pubblico.
"Il tempo stringe. Tutti, soprattutto coloro che hanno influenza, devono insistere affinché Israele agisca per facilitare l'ingresso e la distribuzione senza ostacoli dell'assistenza umanitaria e dei beni commerciali necessari per porre fine alla fame ed evitare ogni rischio di carestia", ha concluso Turk.
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