La Cina ha espresso una ferma e pubblica condanna nei confronti delle recenti dichiarazioni della premier giapponese Sanae Takaichi su Taiwan, definendole «erronee», «provocatorie» e in aperta violazione degli impegni politici assunti da Tokyo nei confronti di Pechino. La posizione è stata ribadita dal portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, durante una conferenza stampa a Pechino, dove ha annunciato che la Cina ha presentato «severe rimostranze» al governo giapponese.
Le parole della leader giapponese, pronunciate durante un’audizione alla Dieta, avevano definito un eventuale intervento militare cinese nello Stretto di Taiwan come una «situazione minacciosa per la sopravvivenza» del Giappone, tale da giustificare l’esercizio del diritto alla difesa collettiva da parte delle Forze di autodifesa. Una presa di posizione che, secondo Pechino, non solo allude alla possibilità di un intervento militare giapponese nella regione, ma rappresenta un’ingerenza diretta negli affari interni della Cina.
Lin Jian ha ricordato che il tema di Taiwan rientra esclusivamente nella sfera interna cinese e non tollera interferenze di potenze esterne. Ha inoltre denunciato che le dichiarazioni di Takaichi violano il principio della Cina unica, lo spirito dei quattro documenti politici firmati tra i due Paesi e le norme fondamentali delle relazioni internazionali, minando così la fiducia reciproca costruita negli anni. Pechino si interroga anche sul segnale che tali affermazioni intendono inviare alle forze separatiste dell’isola e sull’impatto che potrebbero avere sul già delicato equilibrio dei rapporti bilaterali.
Il portavoce ha sottolineato come il 2025 rappresenti un anno simbolico: l’80º anniversario della vittoria nella Guerra di resistenza del popolo cinese contro l’aggressione giapponese e della fine della Seconda guerra mondiale, ma anche l’80º anniversario del ritorno di Taiwan alla Cina dopo la fine dell’occupazione nipponica. Per questo, ogni tentativo giapponese di interferire negli affari dello Stretto viene visto da Pechino come una ferita storica che si riapre, un affronto all’ordine internazionale del dopoguerra e un colpo alle relazioni sino-giapponesi.
Secondo Lin, la riunificazione della Cina è «inevitabile» e il popolo cinese possiede la volontà, la fiducia e la capacità necessarie per respingere qualsiasi tentativo di ostacolare questo processo. La posizione è stata espressa con toni che riflettono non solo irritazione diplomatica, ma anche la crescente sensibilità di Pechino verso quello che percepisce come un cambiamento strategico da parte di Tokyo.
La Cina invita dunque il Giappone a fermare immediatamente quella che considera una deriva pericolosa: smettere di interferire nelle sue questioni interne, interrompere provocazioni e «passi oltre la linea rossa», e non proseguire lungo un percorso che, secondo Pechino, rischia di compromettere gravemente la stabilità regionale e il già fragile rapporto bilaterale. Un monito che si inserisce in un contesto di tensioni crescenti nell’Asia-Pacifico e di riposizionamento degli alleati degli Stati Uniti nel quadro più ampio della competizione strategica globale.
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