di Alessandro Volpi
L'autonomia differenziata è, allo stato attuale, irrealizzabile. Non affronta infatti in alcun modo il tema fiscale strettamente connesso con il suo finanziamento; non ci sono regole chiare e neppure la mera indicazione delle risorse. L'ipotesi più diffusa è quella di utilizzare la compartecipazione all'Irpef, trattenuta a livello regionale, per coprire le spese relative alle funzioni richieste. Una simile soluzione ha però diverse controindicazioni. La prima. Attribuisce il gettito Irpef a Regioni dove i soggetti che lo pagano hanno la sede fiscale ma spesso producono fuori da quella Regione.
Questo "gonfia" il gettito di alcune grandi Regioni a discapito di altre. La seconda. Il meccanismo di finanziamento delle funzioni regionali si basa in larga parte solo su Irpef e addizionali Irpef, non gravando di fatto su Ires, su imposte sulle rendite finanziarie e immobiliari. Resta il gettito Irap che è stato nel tempo drasticamente ridotto. In altre parole, il finanziamento dell'Autonomia è sperequato e interamente costruito sui redditi da lavoro dipendente, concentrati in alcune aree.
Soprattutto si accompagna all'idea di un ulteriore dimagrimento del fisco e della sua inevitabile insufficienza, destinata a favorire il rapido passaggio alla privatizzazione dei servizi. Autonomia differenziata, in sintesi, significa smantellamento dello Stato sociale e guerra alle tasse; un modello da vera Destra superliberista.
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