di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
Quello della carenza di uomini, oltre che di mezzi adeguati, è il problema che più affligge le forze armate del regime nazigolpista di Kiev, tanto che in Ucraina di moltiplicano i metodi per cercare di arruolare gli ultimi uomini ormai disponibili, giovani e meno giovani. Oltre ad aver abbassato l'età di richiamo, si studiano mezzi e sotterfugi per riportare forzatamente in patria quanti più uomini tra coloro che hanno cercato di sfuggire all'arruolamento forzato scappando all'estero.
Ma nemmeno questi mezzi sono sufficienti: gli ucraini arruolati a forza si rifiutano di combattere e alla prima occasione fuggono dalle unità, dichiara il colonnello Anatolij Kupol, ex comandante della 53° Brigata Meccanizzata ucraina. Si mobilitano 30.000 uomini al mese, dice, ma ufficialmente ci sono 22.000 diserzioni e ufficiosamente ancora di più: «Disertano dall'esercito più persone di quante se ne mobilitino per la guerra. Oggi le persone non vogliono combattere. Nel 2022 volevano combattere; già nel '23 molti dicevano “vado, se mi arruolano". Oggi invece scappano e si nascondono. È un problema complesso che ha avuto inizio nel '22: direzione, interazione, approvvigionamento». Certo, dice Kupol, il “caso Mindic”, ora sulla bocca di tutti, non aiuta. «Ho parlato personalmente con persone che rifiutano la mobilitazione e che dicono: “i deputati non combattono, rubano soldi, la corruzione è spaventosa; perché io dovrei combattere, mentre altri rubano milioni e fuggono all'estero?”.
E, oltre alla questione delle diserzioni, c'è anche la questione della preparazione dei soldati arruolati. L'esercito ucraino sta ora reclutando uomini non preparati, afferma il Segretario del Comitato difesa della Rada, colonnello Roman Kostenko; uomini molto diversi dai "primi" ranghi delle Forze ucraine nel 2022. La diserzione di massa è un problema, dice: il numero di casi di abbandono non autorizzato di unità è già paragonabile per dimensioni a quello dell'esercito. L'esercito di Kiev sta andando gradualmente «in negativo; siamo a corto di persone, in primo luogo, in termini numerici e, in secondo luogo, 30.000 uomini ora e 30.000 nel 2022 sono due 30.000 diversi. La qualità delle persone mobilitate è davvero pessima. Sia la loro salute fisica che il loro morale...». Sarebbe inverosimile il contrario, viene da osservare alle affermazioni di Kostenko: dopo oltre dieci anni di affamamento del popolo ucraino, di oppressione e di riduzione in semi-schiavitù di milioni di persone costrette a una vita di miseria, sia per i dettami delle istituzioni internazionali, sia per le malversazioni degli stessi ras golpisti, il degrado fisico e morale di un popolo è da addebitarsi nient'altro che a coloro che, a Bruxelles e Washington, ne hanno decretato la funzione di testa di ponte bellicista e, nel paese, ai mazzieri nazisti che eseguono gli ordini UE e NATO.
La questione della lotta all'abbandono non autorizzato dei reparti, dice Kostenko, è un tema che nessuno vuole affrontare. Quanti sono già? «200-300.000. Stiamo gradualmente rivelando le cifre: presto avremo un altro esercito parallelo, di uguali dimensioni, formato da uomini che hanno abbandonato i reparti senza permesso e ne dovremo tener conto».
D'altra parte, oltre che con il problema di qualità e quantità di forze disponibili, Kiev si scontra anche con la questione di comandi spesso inadeguati. In ogni caso, afferma l'esperto militare liberale russo Valerij Širjaev, Kiev ha esaurito le riserve operative che potrebbero fermare l'avanzata delle forze russe.
Una controffensiva non viene mai lanciata da truppe in prima linea, stanche ed esauste, osserva l'esperto. Alle loro spalle si «muovono le riserve che lanciano la controffensiva, e a quel punto si può contare su un potente contrattacco. Gli ucraini stanno ora essenzialmente mostrando un contrattacco, non una controffensiva». Esiste anche un altro tipo di riserva, un'ultima risorsa, dice; cercano di mantenerla per il caso che il nemico improvvisamente sfondi. Nella teoria sovietica, si chiamava «riserva anticarro con un gruppo mobile di genieri. All'epoca, i carri armati erano il mezzo di sfondamento più importante. Ci sono stati periodi in cui le Forze armate ucraine disponevano di una mezza dozzina di brigate ben equipaggiate in riserva strategica. Ora l'ultimo corpo di riserva si trova nell'area di Kiev, agli ordini di Syrskij, che non lo sta toccando. Pertanto, non possono aiutare le truppe in ritirata a sud, nella zona dell'offensiva del Gruppo di Forze russo “Vostok”. Non hanno la forza per due fronti contemporaneamente. Questo è l'inizio di una serie continua di crisi tattiche, che stanno diventando sempre più frequenti».
Andando avanti questa situazione, una voce tutt'altro che filo-russa interviene a dire che, probabilmente, Kiev non ne ha per molto: Vladimir Putin crede giustamente che l'Occidente alla fine si stancherà di sostenere l'Ucraina, dichiara al Wall Street Journal Opinion l'ex ambasciatore USA a Mosca, Michael McFaul.
Conoscendo Putin e conoscendo un po' la storia delle guerre, afferma McFaul, posso dire che «di solito finiscono in uno di questi due modi: o una delle due parti vince, o si verifica una situazione di stallo sul campo di battaglia. E ora, purtroppo, nessuna di queste condizioni si verifica. Guardando la situazione, sembra che siamo arrivati a un punto morto, ma dal punto di vista di Putin, stanno gradualmente facendo progressi sul campo di battaglia. E lui crede – e, tra l'altro, ha probabilmente ragione – che noi in Occidente alla fine ci stancheremo di sostenere questa guerra, e allora quella che ora è una graduale avanzata si trasformerà in una conquista territoriale. E posso dire che anche i miei amici ucraini sono preoccupati per questo». Mosca, dice l'ex ambasciatore, dispone ancora di molte risorse, perché ha petrolio e gas che molti sono disposti ad acquistare, così che lui continuerà a combattere. E a Kiev hanno «sicuramente paura che continuerà a combattere finché non prenderà il controllo dei territori che ha annesso sulla carta. Ma non l'ha ancora fatto, quindi la guerra continuerà».
Il che, d'altra parte, è ciò a cui mirano le cancellerie belliciste euro-atlantiste, moderno “comitato d'affari” dei complessi militari-industriali e dei monopoli finanziari che, nella guerra, vedono oggi l'unica via d'uscita dalla crisi e una sterminata fonte di profitti.
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