SBU, la "guerra sporca" e i legami con il terrorismo tagika

27 Marzo 2024 14:00 Clara Statello


di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

Gli Stati Uniti hanno già risolto il caso dell’attentato terroristico in Russia. In poche ore hanno individuato il colpevole, in pochi giorni hanno chiuso le indagini.

"Non c'è stata alcuna partecipazione dell'Ucraina all'attacco terroristico al City Hall di Crocus, punto", ha detto Matthew Miller, portavoce del Dipartimento di Stato.

Se il metodo scientifico procede non per punti ma per punti interrogativi, ciò vale tanto più per il lavoro di indagine. L’amministrazione Biden procede per dogmi: è stato l’Isis, non fatevi più domande, punto.

La portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre fa eco a Miller:

“L’Isis ha la piena responsabilità per quello che è successo qui. Putin lo sa. E non ci sono prove che l’Ucraina sia coinvolta in questo”, ha detto Karine Jean-Pierre.

L’efficienza con cui gli Stati Uniti in tre giorni abbiano trovato il colpevole è stupefacente, se si compara ad altri casi in cui gli investigatori occidentali brancolano da anni nel buio, come il sabotaggio del Nordstream (per non parlare delle stragi irrisolte nel nostro Paese, da piazza Fontana alla stazione di Bologna).

Washington mette al riparo l’Ucraina dal tentativo dalle accuse di Mosca, di avere un ruolo nell’attenato. Il Cremlino ha pochi dubbi a riguardo: lo stesso Putin nel breve discorso di sabato ha subito indicato la pista ucraina. Come il presidente russo, il capo del Consiglio di Sicurezza Patrushev ed il direttore dell’FSB Bortikov ammettono che gli esecutori siano terroristi islamisti, agevolati dai servizi di sicurezza USA, GB e ucraini. Non hanno mostrato nessuna prova, sia chiaro, ma parlano di collegamenti.

Eppure bisogna dire che, se non è certo possibile accusare l’Ucraina, non è neanche prudente scagionarla in modo assoluto. Non solo Kiev non fa mistero di condurre la guerra con pratiche terroristiche, ma se ne vanta pubblicamente. Lunedì 25 marzo, in occasione della giornata dell’SBU, il capo dei servizi di sicurezza ucraini, Vasily Malyuk ha raccontato i dettagli degli attentati contro l'ex deputato del popolo Ilya Kiva, il blogger Vladlen Tatarsky, lo scrittore Zakhar Prilepin, Sergei Gorenko e Igor Kornet, rispettivamente procuratore generale e ministro degli Interni della LNR.

Inoltre ha spiegato come è stato preparato l’attentato con cui è stato fatto saltare in aria un settore del Ponte di Crimea, piazzando un ordigno su un camion. L’operazione sarebbe “stata preparata da marzo a ottobre 2022”, si legge sul canale Telegram ufficiale dell’SBU.

Non è la prima volta che Malyuk o altri funzionari ucraini, come il capo dell’intelligence militare Kirylo Budanov, rivendicano operazioni di natura terroristica. La SBU è diventata un servizio speciale in guerra di un paese in guerra" ha dichiarato Malyuk durante la maratona televisiva "Edyny Novyni", a conferma dell’uso del terrorismo per scopi bellico/militari. Va sottolineato che l’SBU opera sotto la giurisdizione del presidente Volodymir Zelensky.

In particolare esiste un dipartimento speciale, noto come Mossad ucraino, che si occupa di omicidi politici ed esecuzioni extragiudiziali contro i “nemici della Nazione”, sin dai primi anni della guerra civile. Tra i primi a rivelarne l’esistenza è stato Anton Gerashenko, consigliere del Ministero degli Interni e coautore della black list Myrotvoretz, nella primavera 2022, sull’emittente ucraina Freedom.

Di Mossad ucraino ha parlato anche The Economist, in un’inchiesta pubblicata nel settembre 2023. La sua denominazione esatta è Quinta Direzione d’elite di controspionaggio ed è stato creato nel 2015, quanto diventò chiaro che non era più sufficiente incarcerare “collaborazionisti” e “traditori”, come vengono chiamati gli oppositori politici del regime di Kiev.

“Siamo giunti con riluttanza alla conclusione che dovevamo eliminare le persone”, dice l’ex capo dell’SBU Valentin Nalivaychenko all’Economist (salvo poi chiedere la rettifica).

Si legge dunque che la Quinta Direzione vanta nomi illustri tra le sue vittime: Mikhail Tolstykh, detto “Givi”, ucciso in un attacco missilistico; Arsen Pavlov, detto “Motorola”, fatto saltare in aria in ascensore; Alexander Zakharchenko, fatto saltare in aria in un ristorante; più recentemente Darya Dugina, anche se non è chiaro se fosse lei la destinataria dell’attentato o suo padre.

Il nome di Nalivaychenko compare anche in un’altra importantissima inchiesta giornalistica sull’intelligence ucraina e i suoi rapporti con la CIA, pubblicata a febbraio dal New York Times.

Fu lui che la notte del 24 febbraio 2014, due giorni dopo il colpo di stato contro Victor Yanukovich, convocò i capi locali della CIA e del MI6 per “ricostruire l'agenzia da zero” e proporre una “partnership a tre”.

Secondo questa indagine, la Quinta Direzione venne costituita immediatamente, dal Nalivaychenko e dal generale Kondratiuk, davanti alla riluttanza dei servizi occidentali di fornire informazioni di intelligence. Dopo l’abbattimento volo 17 della Malaysia Airlines nell’estate del 2014, l’atteggiamento della CIA cambiò e si decise di fornire “apparecchiature di comunicazione sicure e formazione specializzata ai membri della Quinta Direzione e ad altre due unità d'élite”.

Con l’operazione Goldfish la CIA addestrò gli ufficiali dell’intelligence ucraina, non solo per raccogliere informazioni, ma anche per operazioni speciali, sotto copertura e creazione di una rete di “partigiani” ucraini pronti alla guerriglia. Viene citata l’unità 2245, a cui apparteneva Budanov. Lì il futuro capo del GUR si distinse per aver guidato un fallimentare sbarco in Crimea, travestendo i suoi uomini con uniformi russe. Furono costretti a fuggire a nuoto, scrive il NYT.

Non esistono prove del coinvolgimento ucraino nell’attentato a Mosca, ma esistono dipartimenti dell’intelligence subordinati a Zelensky, addestrati e supportati dalla CIA con il compito di condurre la guerra “sporca” anche ricorrendo al terrorismo. Esistono dunque delle ragionevoli basi fondate per sospettare di un coinvolgimento ucraino, britannico e USA.

Inoltre, alcune pubblicazioni europee, come l’austriaco Heute e il Bild, mettono in relazione l’Ucraina con il terrorismo tagika di matrice islamica. In particolare due membri dell’ISIS-K avrebbero tentato di attaccare la cattedrale di Santo Stefano a Vienna lo scorso dicembre. Provenivano dall’Ucraina. Secondo la rivista austriaca “ci sono indicazioni che i radicali da lì siano confluiti in Europa”.

Ancor prima Die Bild aveva lanciato l’allarme: “Da mesi vige in tutta Europa lo stato di allerta. Il rischio di attentati aumenta perché i terroristi si dirigono verso ovest da e attraverso il Tagikistan. Nello specifico, si tratta di un nuovo gruppo chiamato Provincia del Khorasan dello Stato Islamico (ISPK)”.

In particolare i terroristi tagiki sarebbero arrivati in Germania attraverso l’Ucraina:

“La guerra in Ucraina avvantaggia enormemente i terroristi tagiki. A causa della situazione caotica, gli islamisti possono mascherarsi da rifugiati. Spesso portano con sé documenti falsi e raccontano alle guardie di frontiera storie inventate su torture e persecuzioni”.

Inoltre, il passaggio dalle zone di guerra consente ai terroristi di procurarsi “ordigni esplosivi e portarli con sé nell'Europa occidentale. Questi includono, ad esempio, granate o teste di bazooka”.

E’ nota infine l’esistenza in Ucraina di gruppi jihadisti che combattono per Kiev, alcuni dei quali già in azione in Siria con il Daesh. Dunque esistono innegabilmente canali tra le forze ucraine e gruppi di islamisti radicalizzati in armi.

Davanti a questa complessità di elementi, è comprensibile il timore del Cremlino che l’attentato al Crocus sia un’azione di guerra parallela ai bombardamenti su Belgorod, contro la Crimea, la flotta del Mar Nero e i barsagli sul territorio russo, che miri a creare terrore fra la popolazione ed erodere il consenso di Putin, ad una settimana dal successo elettorale. Chi può mirare ad un obiettivo del genere? Conviene attendere l’esito del lavoro di indagine, prima di poter parlare con certezza.

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