di Leo Essen
STOP ai finanziamenti federali per qualsiasi college, scuola o università che consenta proteste illegali, scrive Trump su Truth il 4 marzo scorso. Gli Attivisti saranno imprigionati o rimandati definitivamente nel paese da cui provengono. Gli studenti americani saranno espulsi definitivamente o saranno arrestati. NIENTE MASCHERE! NO MASKS!
Nel mirino ci sono le prestigiose università della Ivy League (Harvard, Yale, Princeton, Columbia, Penn Pennsylvania, Dartmouth, Brown, Cornell - e Chicago, Duke, MIT, Stanford, Johns Hopkins, Caltech, note come Ivy Plus).
I leader come Trump, dice David Brooks su The Atlantic («Come l'Ivy League ha distrutto l'America»), capiscono che la classe operaia ha più risentimento per la classe professionale Nerd, con le sue lauree prestigiose, di quanto non ne abbia per i miliardari o i ricchi imprenditori.
I Leberal (La Sinistra) di oggi, scrisse qualche anno fa l’anarchico Graeber, ha come stelle polari quegli studenti che negli anni Sessanta frequentava i college e che si battevano per una società senza egoismo. La loro battaglia radicale non ha portato ad una società migliore. Non ha funzionato, dice Graeber, ma è stata offerta loro una sorta di compensazione: il privilegio di usufruire del sistema universitario per diventare persone che, nel loro piccolo, hanno avuto modo di guadagnarsi da vivere e allo stesso tempo ricercare la virtù, la verità, la bellezza, e soprattutto la possibilità di tramandare lo stesso diritto ai propri figli. Non li si può biasimare per aver accettato l'offerta. Ma non si può neppure biasimare il resto del paese che li vorrebbe all'inferno. E li vorrebbe all'inferno perché, disse, un meccanico del Nebraska sa che è improbabile che suo figlio o sua figlia diventino dirigenti della Enron. Ma è possibile. D'altra parte non c'è effettivamente alcuna possibilità che suo figlio, non importa quanto dotato, diventi un avvocato per i diritti umani a livello internazionale,
o un critico teatrale per il New York Times.
Per frequentare un corso in una delle università della Ivy League si spendono fino a 350 mila dollari all’anno. Il giornalismo, dice Brooks, è una professione riservata quasi esclusivamente ai laureati, soprattutto quelli d'élite. Uno studio del 2018 ha scoperto che oltre il 50% dello staff del New York Times e del Wall Street Journal aveva frequentato una delle 34 università d'élite. Il 54% di avvocati, artisti, scienziati, leader aziendali e politici ha frequentato le stesse 34 scuole elitarie.
Contrariamente a ciò che si pensa, lo stato federale finanzia queste università con grosse somme di denaro. Nell'ultimo anno fiscale, due terzi dei finanziamenti per la ricerca ad Harvard provenivano dal governo federale, che sostiene tutto, dagli studi sul cancro all'insegnamento dell'arte nei musei. La cifra non è insolita, dice Nathan Heller su NewYorker («Harvard si piegherà o si romperà?»): i finanziamenti federali sostengono anche tre quarti dei progetti di ricerca di Stanford e metà di tutta la ricerca sia presso l'Università del Wisconsin-Madison sia presso l'Università della California Berkeley (dove è stanziale da tempo da French Theory e la Queer theory). Non c'è università nel paese che potrebbe sopravvivere alla perdita di denaro federale, dice Brian Leiter, professore di diritto e filosofia presso l'Università di Chicago.
L'intera meritocrazia è un sistema di segregazione sociale ed economica al contrario, dice Brooks. Uno schifoso sistema per tenersi alla larga dalla balordaggine proletaria, da gente sovrappeso, sola, che fuma, bene, s’ammucchia e divorzia, e, al più, forma famiglie mono-genitoriali.
Il tasso di mortalità per oppioidi per coloro che hanno un diploma di scuola superiore, conclude Brooks, è circa 10 volte superiore a quello di coloro che hanno almeno una laurea triennale.
E questo è quanto, per desiderare l’esplosione della bolla educativa, di un un sistema di clausura e di privilegio che tiene fuori la massa proletaria, con la scusa della cultura.
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