La situazione in Siria si è deteriorata rapidamente dopo l’intensificazione degli scontri tra l’esercito siriano e il gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS). Le forze governative si sono ritirate dalla città strategica di Hama, dichiarando che la decisione è stata presa per salvaguardare i civili, ma hanno confermato l’impegno a riconquistare le aree perse. L’attacco a sorpresa di HTS e alleati ha portato alla conquista di ampie porzioni di territorio nelle province di Aleppo e Idlib, segnando il primo grande scontro dal cessate il fuoco del 2020 mediato da Russia e Turchia.
Mosca, Teheran e Ankara sono ora in stretto contatto per gestire la crisi, mentre Hezbollah ha promesso il proprio sostegno a Damasco e ha chiesto l’intervento delle nazioni arabe contro i jihadisti. L’escalation riaccende i timori per i civili e richiama l’attenzione sulle fragili dinamiche della regione, già segnata da oltre un decennio di conflitto. L’appello di Hezbollah evidenzia il ruolo degli attori regionali nella crisi, paragonando la situazione siriana a quella in Libano e Gaza, e accusando gli Stati Uniti e Israele di fomentare il caos per indebolire la “resistenza” siriana.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
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