Tamerlano Trump: l'attacco ai Brics passa dagli "stan"

di Pepe Escobar Strategic Culture

[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]

Il presidente Donald Trump non ha deluso le aspettative quando ha definito secoli di complessa storia dell'Heartland con una battutina riduttiva tipica del suo stile:

“È una parte del mondo tosta – non c'è nessuno più tosto o più in gamba.”

Beh, ogni tipo tosto, da Gengis Khan a Tamerlano, ora può sentirsi sollevato. Soprattutto i leader dei cinque "stan" dell'Asia centrale – Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan – invitati in gruppo per una foto ufficiale alla Casa Bianca con cena.

Come ogni granello di sabbia nell'Antica Via della Seta sa, vantarsi è il territorio principale di Tamerlano Trump. Ha elogiato un accordo commerciale "incredibile" con l'Uzbekistan – in base al quale Tashkent acquisterà e investirà quasi 35 miliardi di dollari e, fino al 2035, 100 miliardi di dollari, in aree critiche come i minerali, l'aviazione, le infrastrutture, l'agricoltura, l'energia e i prodotti chimici e l'IT.

Non sono stati forniti dettagli su come Tashkent troverà quel tipo di denaro e su come intende investirlo. Eppure quello è stato lo spunto perfetto per il presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev – un esperto pragmatico – per elogiare Tamerlano Trump:

"In Uzbekistan, Le chiamiamo il presidente del mondo (...) Lei è riuscito a fermare 8 guerre (...)

A ciò ha fedelmente fatto eco il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev:

"Milioni di persone in molti paesi Le sono così grate (...) Lei è il grande leader, statista, inviato dal Cielo per riportare il buon senso e le tradizioni che tutti noi condividiamo e apprezziamo (...) Sotto la sua presidenza, l'America sta inaugurando una nuova età dell'oro (...) Come presidente della pace, Lei, signor Trump, ha posto fine a otto guerre in soli otto mesi".

E proprio sullo spunto giusto Tokayev ha debitamente annunciato che il Kazakistan è pronto a firmare gli Accordi di Abramo – ormai in fase di collasso – il che è abbastanza ridondante, considerando che Astana ha già normalizzato Israele nel lontano 1992 e ha sempre avuto relazioni relativamente strette con Tel Aviv.

Traduzione: La truffa degli Accordi di Abramo fa parte di un “dare e avere” che ha visto la firma di un accordo tra Stati Uniti e Kazakistan sul metallo tecnologico/terre rare. L'unico vettore che conta qui è la folle corsa della catena di approvvigionamento tra Stati Uniti e Israele per aggirare le restrizioni cinesi sulle terre rare e continuare a rifornire il loro regno tecnologico/della difesa.

L'Asia centrale, dopo tutto, è piuttosto ricca di terre rare e anche di uranio. Il problema è che, per il momento, il Kazakistan esporta molti più minerali verso la Russia-Cina che verso gli Stati Uniti.

Tamerlano Trump era comunque raggiante: "Un paese straordinario con un leader straordinario" – riferendosi a Tokayev.

Beh, questo Paese “straordinario” si da il caso sia membro a pieno titolo dell'OCS; un partner dei BRICS (così come l'Uzbekistan); un partner della Belt and Road Initiative (BRI), molto vicino alla Cina; membro a pieno titolo dell'Unione Economica Eurasiatica (UEEA); membro a pieno titolo della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI).

Quindi il Kazakistan gode di relazioni commerciali molto strette con il partenariato strategico Russia-Cina. Inoltre, la loro lingua commerciale è ancora eminentemente il russo.

Ancora una volta spunto per il nocciolo della questione: Tamerlano Trump sembra fermamente deciso a far saltare in aria la combo BRICS/OCS dall'interno. A meno dei proverbiali tentativi di rivoluzione colorata, ovviamente – se gli "stan" non si comportano bene. Per inciso, sono stati Putin e l'esercito russo a salvare personalmente il governo Tokayev durante l'ultimo tentativo di rivoluzione colorata in Kazakistan, coordinato dal vicino Kirghizistan.

I lineamenti di un perno strategico

Tamerlano Trump ha persino detto di voler rilanciare i "collegamenti della Via della Seta". Beh, almeno non si riferiva a Hillary Clinton nei primi anni 2010 che cercava di costruire un'assurda versione americana della Via della Seta con l'Afghanistan – ancora in guerra – al centro.

Tamerlano Trump si riferiva al quadro "C5+1" – gli Stati Uniti più gli "stan". Questo non ha assolutamente nulla a che fare con la "stabilità": è tutta una questione di espansione strategica. Soprattutto ora che l'Impero del Caos, dopo due decenni e trilioni di dollari, è riuscito a sostituire i Taleban con i Taleban e a tutti gli effetti dovrebbe dire addio all'Afghanistan, che viene progressivamente integrato nell'OCS e nella BRI, come progetto parallelo al Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC).

Quindi lo spettacolo di Tamerlano Trump si riduce a spingere una possibile valanga di investimenti statunitensi e quindi ad essere più integrati – e influenti – nella sfera dell'Asia centrale. Ha molto meno a che fare con le catene di approvvigionamento minerario traballanti o con un sacco di "investimenti" mirifici che con la ricerca di un perno strategico. Insomma… quando si dice un sogno irrealizzabile.

E quando si tratta di tubi, il defunto criminale di guerra Dick Cheney a metà degli anni 2000 ha tentato di tutto per trasformare il Pipelineistan nell'Heartland a vantaggio degli Stati Uniti, inviando "missioni" commerciali 24 ore su 24. Tutto si è ridotto a nulla.

La Russia è ben consapevole che l'Impero del Caos potrebbe cercare di mettere in scena un ritorno sulla scacchiera dell'Heartland – con l'influenza incorporata proveniente da tutti i soliti sospetti come una serie di ONG, programmi "educativi" e "comitati di gestione".

Tamerlano Trump vede lo "straordinario" Heartland in modo monolitico – supponendo di poterli indicare correttamente su una mappa (lascia perdere la loro storia). Facevano parte della Russia – cioè nell'URSS – quindi ora devono essere aperti al massimo attacco americano. È proprio così semplice.

La Russia, prevedibilmente, non sta perdendo il sonno. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov: "La cooperazione tra i paesi dell'Asia centrale e gli Stati Uniti nella sede del C5+1 è abbastanza naturale". Peskov e la leadership russa sono ben consapevoli che la Russia e gli "stan" dell'Asia centrale si incontrano continuamente, e discutono di tutto: l'ultima volta è stato poco più di un mese fa.

Allora perché ora – l'offensiva di Tamerlano Trump? Ebbene, l'Impero del Caos sta scatenando la sua furia in tutto il Sud Globale, considerando la sua impotenza a sottomettere davvero la Russia e la Cina. In precedenza, Mirziyoyev dell'Uzbekistan e Tokayev del Kazakistan si erano incontrati con gli imprenditori statunitensi a margine dell'80a sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. Naturalmente parlavano di affari.

E sanno e come funziona. Washington ha ancora una leva totale sul mercato finanziario globale. Non è saggio inimicarsi il Re della Giungla. Le sanzioni paralizzanti possono essere dietro l'angolo. Finché gli "stan" riusciranno a capitalizzare l'ossessione imperiale per il petrolio, il gas e le terre rare, bene. È tutta un'altra storia, dal punto di vista russo-cinese, se la questione delle basi militari statunitensi in Asia centrale torna sul tavolo.

Ora costruiamo una piramide di teschi

Ci sono più parallelismi – affascinanti – tra Tamerlano Trump e il suo predecessore "Signore del Ferro" di quanto sembri.

Tamerlano si vantava di essere un parente di Gengis Khan, il Conquistatore Assoluto – e il suo modello. La storia scritta dall'Occidente ha inquadrato Tamerlano come una leggenda feroce: un perpetratore di massacri seriali in tempi in cui era necessario infliggere orrori indicibili per essere considerato propriamente crudele.

La leggenda di Tamerlano presenta infiniti mucchi sanguinosi o "torri" di nemici decapitati e/o dei loro teschi: una tradizione mongola intrisa di significato religioso, portata da Tamerlano al grado di un metodo scientifico. Per Tamerlano, c'era soprattutto un ordine meticoloso nell'orrore. Spunto su 120 torri da 750 teste ciascuna disposte a Baghdad – o 70.000 teste a Isfahan equamente divise e disposte tra i suoi corpi d'armata.

Intellettuali, artigiani, artisti, figure religiose però furono risparmiati. Ancora una volta, Tamerlano sistematizzò e regolò un principio mongolo: i prigionieri competenti e utili dovevano essere mantenuti in vita.

Un principio strategico chiave era quello di sterminare chiunque resistesse, quindi alla fine non ci sarebbe stata resistenza, e le cittadelle sarebbero cadute volontariamente. Con Tamerlano questo diventa un codice. La capitolazione immediata fu ricompensata con vite salvate; Il nemico deve sottomettersi e pagare il riscatto. Se la resistenza fosse durata troppo a lungo, la città ne avrebbe pagato il prezzo, compreso il saccheggio, ma i civili sarebbero stati risparmiati. Terzo riassunto: l'inferno, come lo stupro, il saccheggio e lo sterminio totale.

Eppure l'emiro non governava come un Khan oceanico solo per essere crudele. Tamerlano lanciò una guerra di terrore – ma non provocò alcuna credenza collettiva nella fine del mondo. L'Europa, tra l'altro, lo amava. Perché ha impedito all'Orda d'Oro di schiacciare i cristiani ortodossi russi; e perché ha fatto un patto con il basileus di Costantinopoli, prima di sconfiggere il peggior nemico della cristianità, il turco ottomano Bajazet.

Quindi Tamerlano era un alleato oggettivo dell'Occidente. Certamente non un pericolo. Inoltre, era molto forte in diplomazia. Prima che la Guerra dei Cent'anni distruggesse il suo regno, Carlo VI di Francia ricevette una lettera scritta in foglie d'oro e recante il sigillo di Tamerlano: tre cerchi che simboleggiano la conquista dell'Universo. Tamerlano voleva un accordo commerciale. Alla fine, a causa dell'incompetenza europea, non si è arrivati a nulla.

La corte di Tamerlano non era la Mar-al-Lago bling-bling: era l'apice della vera opulenza e del gusto lussuoso, gioielli fiabeschi, elefanti itineranti, abiti sontuosi, case favolose.

È stato sepolto a Samarcanda – splendidamente isolato dagli altri Tumiridi, in un'austera tomba sormontata da un monolite di giada nera. Riposa dietro il suo maestro spirituale, Sayyid Baraka, e l'iscrizione sul portale del santuario è puro sufismo: "Benedetto colui che ha rifiutato il mondo prima che il mondo rifiutasse lui."

Tamerlano era essenzialmente un turco tribale; un musulmano; e ideologicamente, un mongolo. Una contraddizione vivente, davvero. Anche se ha trascorso parte della sua vita a combattere i capi dell'Orda d'Oro e altri mongoli, molto più mongoli di lui, si è proclamato il successore del Khan Oceanico.

Anche se sconfisse il Bajazet ottomano, offrendo di fatto un tempo extra di 50 anni a Costantinopoli, era un turco.

E anche se si alleò con i cristiani e rese omaggio alle divinità pagane, nella migliore tradizione sciamanica, si considerava anche un uomo del Corano: andò in guerra portando una moschea portatile.

Tamerlano aveva il sogno supremo della Via della Seta: voleva conquistare la Cina. Anche quando l'unità mongola era diventata una finzione; quando l'imperatore Yuan fu totalmente sinicizzato e si rivelò molto diverso dai Turco-Mongoli della Transoxiana, riconoscevano ancora la sovranità della dinastia Yuan.

Ma con la dinastia Ming era tutta un'altra storia. Tamerlano stava preparando una spedizione di conquista quando morì a Otrar – nell'odierno Kazakistan meridionale – di febbre, nel 1405, dopo aver dettato il suo testamento e aver lasciato 100.000 soldati nel vuoto.

La dinastia Ming era sfuggita al Pericolo Supremo. Così la storia stabilì che nessun conquistatore proveniente dall'Occidente avrebbe attraversato il Pamir; ciò vale anche per Alessandro Magno e per l'Islam.

Ma potrebbe invece benissimo accadere con Tamerlano Trump, il Conquistatore della Cina. Ma nella sua mente, ovviamente.

Le più recenti da OP-ED

On Fire

Angelo d'Orsi - From Russia, with love

  di Angelo d'Orsi Quante volte, nei dibattiti in tv o a distanza sui giornali, specie nell’ultimo biennio, mi sono sentito lanciare addosso una sorta di anatema dai miei interlocutori: “Vada...

“Sulla NATO incombe una sconfitta strategica”. Intervista esclusiva al gen. Marco Bertolini

  Intervista esclusiva de L'Antidiplomatico al gen. Marco Bertolini   Generale, la NATO, fondata con i presupposti di un'alleanza difensiva, sembra essere stata radicalmente trasformata dalla...

Premiata con il Nobel l'alter ego di Netanyahu

  di Geraldina Colotti   Aspettando il Nobel a Trump e Netanyahu, i "sinceri democratici" occidentali - quelli che inviano armi al regime sionista, e coprono i peggiori tagliagole nel mondo,...

Alessandro Orsini - "L'altro giorno ho incontrato un russo a Roma...."

di Alessandro Orsini* Meloni invia nuove armi in Ucraina. Putin testa il nuovo missile a propulsione nucleare Burevestnik però stiamo tranquilli tanto la Russia è debolissima. Tutti gli...

Copyright L'Antidiplomatico 2015 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa