Possiamo anche consolarci raccontandoci che l’assenza di Conte nelle trattative commerciali dell’Ue con la Cina ci favorirà nel rapporto con gli Usa, e dunque possiamo anche illuderci di poter trarre, senza esporci verso Biden, vantaggi economici attraverso la Germania, a cui la nostra industria è legata. Ma credo che si tratti appunto di spiegazioni consolatorie e illusorie. L’Italia ha rispetto agli Usa un rapporto di subalternità che ci priva di autonomia, in ogni caso.
L’immagine di Merkel e Macron con Xi Jinping ci dice inoltre che la nostra condizione di subalternità si estende, oramai in modo definitivo, anche al nostro rapporto con Germania e Francia, di cui subiamo lo strapotere senza nemmeno fingere una qualche reazione.
Forse è perché sono privo di immaginazione, ma non riesco proprio a immaginare, a breve termine, un riscatto del nostro paese rispetto all’Ue. Non abbiamo né il coraggio e la risolutezza della Gb (e non abbiamo nemmeno la sua moneta, il Commonwealth, l’arsenale, Oxford e Cambridge...) per uscire, né sappiamo starci dentro come la Francia, ovvero da paese maturo che riesce a preservare il proprio interesse nazionale e che ha imposto come condizione imprescindibile per la sua permanenza nell’Ue il benessere dei propri cittadini.
Siamo un paese in declino che, nonostante il brutale impoverimento e la crescente marginalità geopolitica, crede alla favola di un’Europa solidale, cerca continue giustificazioni per non guardare alla realtà e si nutre di un’idea distorta e infantile di progresso. Solo da noi c’è chi crede ancora alla fesseria, diffusa da qualche accademico radical americano, secondo cui lo stato nazione ha esaurito il suo corso. A dispetto di quelle idiozie Francia e Germania sono perfettamente consapevoli del loro ruolo storico di nazioni sovrane capaci di servirsi dell’Ue come di un moltiplicatore di potenza. E agiscono di conseguenza: le trattative con Xi Jinping ne sono una prova. Noi invece ci accontentiamo di galleggiare passivamente in un presente postmomderno senza avere un’idea di che fare.
Stare nella storia è un privilegio che non ci è più concesso e che in fondo rifiutiamo. Buon anno a tutti.
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