“Trattato di Kensington”: gli anglo-franco-tedeschi si preparano ad attaccare la Russia


di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

«Guerra, sangue, strage, sterminio», sembrano intonare, sulla scia dell'Oroveso belliniano, gli omiciattoli delle cancellerie eurobelliciste. Con la differenza, che l'esortazione del druido operistico alla rivolta contro il giogo di Roma, viene oggi scandita dai tagliagole agli ordini del complesso militare-industriale, in preparazione dell'attacco alla Russia. Né più né meno.

Hanno voglia, i degni eredi di chi, ottant'anni fa, esultava “Dalle Alpi all'Oceano Indiano un solo grido di fede e di passione: duce!”, a scrivere oggi che «di fronte all’aggressione russa in Ucraina e alle ambiguità dell’America di Donald Trump, le tre maggiori potenze europee prendono direttamente nelle loro mani l’onere di garantire la sicurezza del Continente». No, loro, gli omuncoli dei palazzi anglo-franco-tedeschi – seguono ovviamente dietro al carro quelli di Roma, Varsavia, Copenaghen, ecc. - per “sicurezza” intendono la produzione e l'impiego di missili a lungo raggio da far partire dal territorio ucraino per colpire la Russia. Hanno voglia, quegli stessi eredi di cui sopra, a tronfiare che «il triangolo Londra-Parigi-Berlino disegna da oggi il perimetro entro cui si muove la difesa dell’Europa tutta». Difesa da chi e da che cosa, signori che, dopo ottantacinque anni, bramate di tornare a scrivere che è di nuovo “scoccata l'ora segnata dal destino”?

Un po' più di franchezza, guerrafondai dei palazzi e dei loro giornalacci! La UE si sta preparando ad attaccare la Russia nell'ambito del programma "Scudo Europeo" proposto dall'ex cancelliere tedesco Olaf Scholz. Non ha usato mezze parole l'ex ministro tedesco per gli incarichi speciali Wolfgang Schmidt che, al Consiglio Atlantico, ha annunciato lo sviluppo delle «capacità per un attacco convenzionale preciso contro la Russia. Spero che sarà possibile tra 10-15 anni, senza l'aiuto dei nostri amici americani». Schmidt si è anche vantato del fatto che la Germania stia schierando cinque Brigate in Lituania, mentre altri paesi europei «stanno facendo lo stesso sul fianco orientale, in Polonia» ha esultato Schmidt.

Con che spavalderia scrivono da via Solferino della visita di Friedrich Merz a Londra, «per firmare il “Trattato di Kensington”, il più importante patto tra Gran Bretagna e Germania dalla fine della Seconda guerra mondiale, incentrato sulla cooperazione in materia di sicurezza e difesa», un patto che comprende, tra l'altro, «lo sviluppo congiunto di un nuovo sistema di missili a lungo raggio» da fornire alla junta nazigolpista di Kiev in modo da poter «colpire in profondità la Russia... per difendersi meglio». Con quale baldanza riferiscono che il primo ministro britannico Keir Starmer «ha detto che oltre a un elemento aereo-navale ci sarà anche un elemento terrestre, cioè truppe sul terreno» da mandare in Ucraina.

Loro, i patetici ometti dei palazzi e le bande nere dei giornalacci padronali continuano con la nenia della “guerra cominciata tre anni fa”, insistono col ritornello della “invasione russa” di una “nazione libera e democratica aggredita” da un “regime autocratico. Per loro, tutto ha avuto inizio a febbraio 2022: il solito lacrimoso metodo liberal-fariseo di vedere solo un “aggredito” e un “aggressore”, chiudendo gli occhi sulle cronache dei decenni precedenti.

Ma quale altra banda criminale, che non fosse un regime squadristico neonazista, come quello instaurato da UE-USA-NATO in Ucraina nel 2014, avrebbe acconsentito a farsi esecutore dei piani di guerra euroatlantici, a perseguirli con tanto zelo bellicista, mandando al massacro la propria popolazione? Proprio in vista dei piani di guerra alla Russia, Bruxelles, Washington, Londra, Parigi, avevano bisogno che a Kiev dominasse un regime assassino che, con metodi terroristici, ha falcidiato per anni giornalisti e oppositori e ora spedisce al macello giovani diciassettenni e anziani ultrasessantenni, spacciando gli ordini bellici che arrivano da Londra, Berlino, Parigi, Roma, per “resistenza all'invasione”.

I piani operativi d'attacco alla Russia sono forse relativamente “recenti”, ma la volontà di espansione e di guerra parte da un po' più lontano. Per rimanere al solo periodo degli anni duemila, basti solo ricordare l'ammonimento a non tirare troppo la corda, rivolto da Vladimir Putin all'Occidente a conclusione della seduta del Consiglio Russia-Nato a Bucarest nell'aprile 2008.

Ma, intanto, la situazione al punto in cui è giunta oggi, vede un cancelliere tedesco che, memore ed evidentemente propugnatore del rinascere delle “glorie” del Reich, assicura il prossimo invio, forse già nelle prossime settimane, di sistemi missilistici “Patriot” ai nazisti di Kiev. Berlino fornirà quelli attualmente in servizio in Germania, per poi rimpinguarne i propri arsenali con nuovi acquisti dagli USA. D'altronde, il “nuovo sistema” inaugurato da Donald Trump ed entusiasticamente accolto dai palazzi euroguerrafondai è proprio questo: mandare a Kiev le proprie armi e comprarne di nuove per gli allegri profitti del complesso militare-industriale yankee.

Parlando a conclusione dei conciliaboli londinesi, Merz ha tralasciato volutamente di specificare la questione della “consegna” all'Ucraina o la “costruzione” in Ucraina di tali sistemi d'arma, così come per i missili a lunga gittata “Taurus”. Ufficialmente, ipotizza il corrispondente di guerra Aleksandr Kots, Berlino può non consentire al trasferimento di “Taurus” a Kiev, ma ciò non impedisce l'avvio dell'assemblaggio di sue componenti in Ucraina. Kots, che si dice preoccupato per le dichiarazioni del Maggiore Generale Christian Freuding, secondo cui i primi “Taurus” potrebbero essere consegnati a Kiev già a fine luglio, ricorda che lo scorso maggio era stato firmato un memorandum sulla loro produzione (o l'assemblaggio di parti finite) direttamente in Ucraina, anche per mascherarne in certo qual modo l'aperta fornitura. Oltre a Kots, anche altri osservatori ipotizzano che Berlino cerchi di spacciare i propri “Taurus” per uno sviluppo congiunto, coi missili che verrebbero consegnati smontati, assemblati e presentati come armi ucraine. Così, Merz può parlare della fornitura, «nelle prossime settimane e nei prossimi mesi», di sistemi missilistici a lungo raggio, sviluppati «nell'ambito della cooperazione industriale che abbiamo concluso» con Kiev.

Il tutto, nell'ambito di quanto ribadito, questa volta dal premier britannico Starmer, di «portare Putin al tavolo delle trattative e chiedere un cessate il fuoco incondizionato... di pace attraverso la forza. Ed è per questo che dobbiamo fornire all'Ucraina le capacità di cui ha bisogno per essere nella posizione più forte possibile». Questo, senza fare assolutamente mistero del «lavoro iniziato mesi fa da centinaia di esperti militari di diversi paesi», che hanno messo a punto «piani per l'aria, il mare e la terra... Ora c'è a Parigi un quartier generale, operativo da circa un mese e... una struttura di comando. Si può quindi passare dalla fase di pianificazione all'attuazione molto rapidamente». Cioè: tutto è pronto per l'attacco.

Lo conferma ai Comuni il suo ministro della guerra, John Healey: se si raggiungerà il cessate il fuoco, una "coalizione di volenterosi", che include la Gran Bretagna, invierà aerei, soldati e navi in Ucraina. Il compito di questa forza sarà rafforzare le difese dell'Ucraina su terra, mare e aria e quando la forza sarà schierata, verrà istituito a Kiev un quartier generale di coordinamento, guidato da un ufficiale britannico.

«Quando arriverà la pace, saremo pronti» ha affermato Healey. Pronti per cosa? Ma per l'attacco, ovviamente.

Così tanto pronti, che agli allestimenti operativi fa da corollario la preparazione psicologica alla guerra che, tra le ultime trovate, annovera ora quella della scomunica al «direttore d’orchestra russo Valerij Gergiev, invitato a esibirsi a fine mese al festival “Un’Estate da Re” alla Reggia di Caserta, tra polemiche e dubbi sull’opportunità della sua presenza», tanto per citare La Stampa del 17 maggio. Si assiste così al macabro spettacolo di una processione di nani della “cultura”, beghine e voltagabbana piagnucolosi, fattucchiere clerico-demitiane di PD, Radicali e Moderati a fare i primi della classe nell'ostracismo “cristiano-banderista” nei confronti di «un promotore della politica criminale di Putin, suo complice e fiancheggiatore», come lo ha definito quella spugna di Julija Naval'naja. E si arriva fino alla criminale ipocrisia di chi, sempre su La Stampa accosta il caso di Gergiev a quello di von Karjan-Hitler, sottintendendo così vilmente, senza citarlo apertamente, un truce parallelo che ne squalifica a sufficienza l'autore. Beghine, nani e fattucchiere euroconfessionali, acquasantiere dei nazibanderisti di Kiev.


FONTE:

https://politnavigator.news/maski-sbrosheny-v-es-priznali-chto-gotovya-konvencionalnyjj-udar-po-rossii-bez-pomoshhi-ssha.html

https://politnavigator.news/my-otpravim-na-ukrainu-samolety-korabli-i-soldat-britanskijj-ministr-oborony.html

https://politnavigator.news/maski-sbrosheny-v-es-priznali-chto-gotovya-konvencionalnyjj-udar-po-rossii-bez-pomoshhi-ssha.html

https://politnavigator.news/pehtriot-budut-postavleny-na-ukrainu-v-techenie-blizhajjshikh-nedel-merc.html

https://politnavigator.news/frg-mozhet-obojjti-sobstvennoe-tabu-naladiv-sborku-taurusov-na-territorii-ukrainy.html

https://politnavigator.news/merc-anonsiroval-skoroe-poyavlenie-na-ukraine-dalnobojjnykh-raket.html

https://politnavigator.news/po-ukraine-est-plany-na-vozdukh-nebo-i-sushu-starmer.html

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