Risposta diplomatica di Caracas alle minacce belliche portate da Washington. Il presidente dell'Assemblea Nazionale venezuelana, Jorge Rodríguez, ha annunciato la creazione di una commissione speciale parlamentare per indagare quello che il governo di Nicolás Maduro denuncia senza mezzi termini come "l'assassinio di venezuelani" nel Mar dei Caraibi per mano delle forze militari statunitensi. La decisione arriva dopo un incontro con i familiari delle vittime e promette di portare la vicenda, già esplosiva, all’atenzione dell’opinione pubblica internazionale.
Il caso, che ha iniziato a scuotere gli ambienti politici e militari di Washington, affonda le sue radici nel primo attacco statunitense del 2 settembre scorso, definito contro una "narcolancha". Secondo ricostruzioni apparse su The Washington Post e riprese da media latinoamericani, in quell'occasione il Segretario alla Guerra di Donald Trump, Pete Hegseth, avrebbe dato un ordine verbale inequivocabile: "Uccideteli tutti". Un ordine che sarebbe stato eseguito alla lettera: dopo un primo missile, i militari USA avrebbero osservato via drone due sopravvissuti aggrapparsi ai relitti dell'imbarcazione in fiamme. Per ottemperare alle direttive, un comandante delle operazioni speciali avrebbe quindi autorizzato un secondo attacco, eliminando i superstiti.
Quella che Hegseth e la Casa Bianca descrivono come una campagna antidroga ("Operazione Lancia del Sud") iniziata ad agosto con un massiccio dispiegamento militare al largo del Venezuela, viene dipinta da Caracas e da una parte crescente della comunità internazionale come una serie di "esecuzioni sommarie". Il bilancio, secondo fonti venezuelane, supera i 70 morti, senza che sia mai stata fornita pubblicamente alcuna prova che le imbarcazioni colpite fossero effettivamente dedite al narcotraffico. Una circostanza che getta un'ombra pesante sulle operazioni, tanto più che organismi come l'ONU indicano che la principale rotta del traffico di droga verso gli USA non passa dal Venezuela, bensì dall'Oceano Pacifico.
Ma il terremoto più forte si sta registrando dentro gli Stati Uniti. Le rivelazioni sull'ordine di Hegseth hanno scatenato una reazione bipartitica rara nell'attuale clima politico polarizzato. Sia il Comitato dei Servizi Armati del Senato, a guida repubblicana, che quello della Camera, hanno chiesto con urgenza al Pentagono l'accesso a tutti gli ordini e alle informazioni di intelligence relative alle operazioni caraibiche. La preoccupazione tra i legislatori va oltre il fatto in sé: stabilire il precedente di uccidere naufraghi o presunti tali, al di fuori di un conflitto armato formalmente riconosciuto, metterebbe a rischio qualsiasi militare USA in futuri scenari di guerra, privandoli della protezione del diritto internazionale umanitario.
Ad alimentare le critiche è anche il parere tecnico-giuridico del "Former JAGs Working Group", un collettivo di ex avvocati militari destituiti da Trump che monitora le azioni del Pentagono. In un documento del 29 novembre, il gruppo è unanime nel giudicare le istruzioni di Hegseth come "manifestamente illegali", configurando crimini di guerra o omicidi. Sottolineano che ogni militare ha il dovere di disobbedire a ordini del genere e che chi li dà o li esegue è perseguibile.
Il Pentagono si trova così in un labirinto strategico e legale senza una via d'uscita semplice. Se si sostiene l'esistenza di un conflitto armato, l'uccisione di naufraghi è un crimine di guerra. Se si nega l'esistenza di tale conflitto, le uccisioni diventano omicidi extragiudiziali. Intanto, mentre il Venezuela prepara la sua commissione d'inchiesta e paesi come Russia, Messico, Brasile, Cina e Colombia hanno condannato le azioni USA, l'"Operazione Lancia del Sud" rischia di trasformarsi in un insostenibile incubo politico e giuridico per l'amministrazione Trump.
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