Un pericoloso disegno autoritario: la secessione dei ricchi



di Giuseppe Giannini

" Roma ladrona!, Secessione! Padania libera" gridavano trent'anni fa gli esponenti ed i seguaci della Lega.All'indomani della comparsa di nuovi soggetti politici, alcuni creati ex novo come il partito-azienda Forza Italia, altri riabilitati, è il caso dei post fascisti di Alleanza Nazionale, altri ancora sottoposti ad un restyling depurativo, i postcomunisti traditori dell'idea di sinistra con la loro Quercia, si cercava di dare risposte a nuove sfide e a vecchie domande.Processi nazionali (Tangentopoli, gli attentati mafiosi) e globali ( il crollo dei regimi dell'Est) si innestavano all'interno di un Paese falcidiato da sconvolgimenti interni, alla ricerca di nuove leadership in grado di grantire i privilegi di sempre. Perchè parliamoci chiaro, L'Italia è sempre stata un Paese conservatore, dove l'ha fatta da padrone l'appartenenza al giusto giro.

L'importante era tutelare la rendita, ed assicurare i co-decisori, l'apparato ecclesiastico e la sua espressione partitica,la Democrazia Cristiana, ma anche gli alleati internazionali, ovvero la sudditanza agli interessi imperialistici verso gli USA, dal Piano Marshall in poi.

Vi era un capitalismo statale sulla via del tramonto, anche a causa di investimenti nella spesa pubblica via via decrescenti, ma vi erano anche fattori storici, che a partire dell'unità d'Italia avevano contribuito a ridisegnare gli equilibri economici territoriali.Soprattutto il Nord-Est ricco e produttivo si è venuto a trovare senza la protezione di quei partiti che ne avevano garantito il privilegio.Un profondo disequilibrio tra aree del Paese in parte temperato dall'interventismo pubblico, con diversi strumenti ed istituti: l'IRI, la cassa per il Mezzogiorno, frutto anche di battaglie e rivendicazioni sociali: la legge sull'equo canone, la scala mobile.

Grosso modo le aziende del Nord produttivo producevano capitali (non sempre leciti), offrivano lavoro ai salariati, mentre al resto della nazione rimaneva la speranza di quel carrozzone pubblico, che per mezzo di clientelismi coi partiti di governo (DC-PSI) offriva occasioni.La famosa raccomandazione per un posto a tempo indeterminato.

L'eccesso di opportunità non richiedeva particolari requisiti se non quello dell'appartenenza, la tessera e il voto. Purtroppo questa si è poi manifestata nella forma di un debito pubblico di notevoli dimensioni.I leghisti mischiando una serie di elementi, dai riti pagani nelle acque del Po a quelli in perfetta continuità con un modello capitalistico votato all'ostentazione del lusso, e reinventandosi una storia tutta loro in chiave tradizionalistica, trainati dall'ideologo Gianfranco Miglio, cosi come tutti i successivi movimenti identitari e populistici, da perfetti democristiani in incognito, avevano come unica mira la presa del potere.

Scomparso il conflitto di classe e messi a tacere i soggetti antagonisti si è andata saldando tutta una retorica basata sull'invenzione di capri espiatori: dal meridionale parassita al migrante come minaccia per la sicurezza. E da partito locale, che con forza chiedeva di staccarsi dalla parte assistita del Paese si è tramutato in fenomeno nazionale.In tutto questo lasso di tempo non sono mancati episodi di intolleranza e razzismo: la caccia ai terroni, o Borghezio che disinfettava i posti dove si erano seduti gli stranieri.

E nemmeno si son fatti privare di ruberie e tangenti, dallo scandalo Mose ai 49 milioni da restituire allo Stato frutto di rimborsi truffa ed investimenti in diamanti. E poi gli scandali della famiglia Bossi.

Alla fine è arrivato l'uomo del Papeete, prodotto delle tv commerciali, famoso assenteista nelle istituzioni, la cui immagine è stata rafforzata dal qualunquismo giustizialista sui social e dai finanziamenti della galassia sovranista. Diventati partito nazionale alcune figure hanno capito bene che per fare carriera avrebbero dovuto assicurare i mercati, cercando cosi di moderare i toni, ma tenendo sempre aperta la porta per certe rivendicazioni pur di accontentare il popolino.

Cosi l'odio ha sostituito il conflitto sociale. Quanti meridionali sottoproletarizzati, imbarbaritisi come tanti gitanti di Pontida, sono rimasti ammaliati da questi imbonitori?

L'invenzione della Padania rientra nello scopo di chi ha cercato con tutti i mezzi di staccarsi dal peso di un Paese profondamente diseguale, alla quale hanno contribuito i governi liberisti del cd. centrosinistra.Non è un caso che tanti appartenenti ad una classe lavoratrice impoverita e smarrita si sono rimessi nelle mani di questi odiatori seriali.

L'autonomia differenziata delle regioni ricche, dietro la presunta ricerca di una maggiore autonomia, rappresenta oggi la messa in discussione non solo dell'unità nazionale (alla quale pure dovrebbero tenere i sovranisti fratellitalioti) ma mina tutti quei principi costituzionali che sono a fondamento della vita democratica.

Il principio di eguaglianza (art.3) e solidarietà (art.2), la Repubblica come una e indivisibile pur nel riconoscimento delle autonomie (art.5), o i LEP sono solo alcuni dei settori messi in pericolo da una visione elitaria e discriminante. Grazie al contributo di alcuni esponenti del PD come Bonaccini che ne hanno caldeggiato la discussione.

Solo per fare un esempio, già adesso il sistema sanitario nazionale, per una serie di ragioni – dall'aziendalizzazione di quelle che una volta si chiamavano usl, al taglio ulradecennale della spesa pubblica, fino all'intramoenia risentono di differenze territoriali preoccupanti, con tanti medici, che risultano formalmente pensionati ma già da tempo si sono trasferiti nel privato per arricchirsi.E milioni di persone rinunciano a curarsi non avendo mezzi economici adeguati. Oppure pensiamo a come sarebbe stata la già pessima gestione delle cure durante il covid, che ha lasciato dubbi e perplessità sulla famosa zona rossa in un rimpallo di responsabilità tra governo centrale e la regione Lomardia. E con l'ingresso di fondi privati ed assicurazioni o il business delle case di cura, siamo sulla strada dell'americanizzazione del sistema, dove bisogna indebitarsi od aprire polizze per accedervi.

Quindi il problema non è solo quello riguardante un eventuale aumento delle materie di competenza degli enti locali, ma concerne anche un profondo ritardo infrastrutturale.

Le regioni più ricche, quelle determinanti il pil nazionale reclamano maggiori poteri nella gestione delle entrate, ma ci si dimentica che le tasse le pagano i cittadini, e magari la progressività fiscale o farle pagare ai grandi patrimoni, invece della flat tax potrebbe rappresentare una via di uscita.In un mondo in cui le ripercussioni delle ripetute crisi non manifestano effetti tangibili nelle tasche di coloro che stanno in alto, ecco che questo progetto si inserisce a pieno titolo in una logica che fa della ricchezza l'unico requisito certo della cittadinanza.

Un pericoloso disegno autoritario in cui convivono l'accentramento dei poteri nelle mani del capo (il presidenzialismo) e le spinte separatiste di un'autonomia che, come essa stessa recita, fa delle differenze la sua ragione d'essere confermano come l'ideologia del più forte, mascherata da orpelli più o meno condivisibili è l'unica certezza che conta.

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