Una democrazia dell'apparenza (la violenza delle istituzioni)

Quella italiana si appresta a diventare una democrazia sempre più solo formale.

Essa va trincerandosi dietro le celebrazioni, talora discutibili, come nel caso della Grande Guerra o del revisionismo intorno alle foibe, e fa della retorica il lasciapassare di tutte le gerarchie istituzionali, ai cui vertici, alcune volte, siedono personalità indegne.

Qualcuno dovrebbe ricordar loro che hanno giurato fedeltà alla Costituzione.

Dall'alto, per il ruolo di responsabilità ricoperto, c'è chi bada a tenere buoni gli animi, sia all'interno quanto per assicurare gli alleati internazionali. Nel primo caso, avendo a cuore l'equilibrio nella separazione dei poteri, a rischio smembramento qualora continuino gli attacchi a parte di essi: è il caso di una Magistratura in corso di delegittimazione.All'esterno il fine è quello di garantire i partner storici, un eufemismo teso a nascondere il servilismo verso gli U.S.A, e la sudditanza nei confronti della finanza globale.

Via via scendendo le altre cariche delle istituzioni fingono di essere preoccupate qualora la forza superi la misura. Magari sono gli stessi esponenti politici, che quando toccava a loro governare giustificavano gli eccessi in quanto dovuti all'emergenza del momento (le cariche sui lavoratori, il divieto di riunirsi, il green pass).

Le manifestazioni vietate in ragione del decoro delle élite, quello che piace ai Nardella di turno, i Daspo, le precettazioni, tutte espressioni che da Minniti a Salvini, chiamano in causa oltre il dovuto la questione relativa all'ordine pubblico.

Ci si lamenta dei giovani di oggi, vuoti e bamboccioni apoliticizzati, e poi gli si da addosso in tutti i modi, soprattutto materialmente, quando cercano di esprimere la loro opinione. Le iniziative vengono screditate, accusandoli di connivenza con finanziatori occulti.Le azioni pacifiche e dimostrative diventano violente per i gendarmi del capitale e nelle rappresentazioni fatte dai media mainstream (la vernice lavabile, i blocchi stradali, ecc.).

L'intento è di rimuovere ogni forma nascente di conflitto sociale.

Il disegno di questa democrazia paternalistica è quella di volere sudditi acritici ed ubbidienti.Lo abbiamo potuto verificare con i governi della pandemia, con principianti presuntuosi pronti ad elargire consigli, suggerimenti non richiesti (la maniera corretta di lavarsi le mani, i congiunti da frequentare), al fine di deresponsabilizzarsi e scaricare ogni colpa (ed inefficienza) sui cittadini.

Qualora il malessere prende corpo viene a scontrarsi con una serie di provvedimenti repressivi.Inasprimento di sanzioni, aumento di pene, sottrazione di spazi pubblici da parte dei prefetti, e botte.Esprimere solidarietà alla popolazione palestinese è impossibile nella "democratica" Italia.L'opinione pubblica è stanca dell'invio di armi all'Ucraina e di questa economia di guerra.Tutto ciò dev'essere tenuto nascosto perchè i governi debbono servire l'alleato Nato.

Violenza dei manganelli non visibile quando a manifestare sono gli agricoltori, forse perchè alcuni di essi sono iscritti alla Coldiretti amica dell'attuale governo? O quando a protestare sono sindaci famosi, come lo sceriffo De Luca, che pur avendo delle ragioni, si erge a portavoce delle istanze meridionali, autoattribuendosi tale mandato, e la cui rilevanza mediatica da uomo politico navigato può creare qualche fastidio.

Compito del governante di turno è quello di preservare se stesso, oltre agli interessi che tutela.Avvalendosi delle forze dell'ordine, brave storicamente a difendere il capitalista di turno, indottrinate e reazionarie, le cui deformazioni professionali e frustrazioni trovano sfogo sui manifestanti.Tutti sanno come all'interno di quegli apparati, il cui compito è quello di servire lo Stato, convivono privilegi e dedizione, responsabilità, senso civico ma anche esaltazione oltre i meriti e chiusura corporativa.

Quindi, le manifestazioni vengono proibite ed ogni problema sociale con tutte le sue implicazioni rimane irrisolto.

Una democrazia che corre il rischio di venire sospesa e a cui nuoce la solta retorica istituzionale, sulle morti bianche ad esempio, o sul nemico comune (la russofobia).

Enfasi istituzionalizzata da discorsi discriminatori: il dramma umano riguardante gli ucraini e gli ebrei, mentre per gli altri popoli nessuna parola.Atteggiamenti che invece richiederebbero prudenza (ci ricordiamo l'Erdogan chiamato dittatore da Draghi), equidistanza ( quanto spazio è stato dato alle sofferenze palestinesi, curde e degli altri popoli oppressi?), e invece confermano come coloro che per primi dovrebbero essere i garanti della Costituzione - il ripudio della guerra, la libera manifestazione del pensiero, la rimozione delle diseguaglianze, la regolamentazione dell'inizativa privata, la tutela del lavoro – siano i principali responsabili di un'involuzione democratica, che di certo non aspettava altro che di essere ratificata dall'attuale governo di destra.

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