Io comunque la capisco la disperazione dei propagandisti, erano convinti di spezzare le reni alla Russia, di mettere a cuccia la Cina e di gettare così le condizioni per un nuovo fulgido secolo statunitense di guerre e rapine in nome della democrazia e della supremazia dei "valori occidentali".
Invece non sono bastate le armi e le tecnologie pagate con le valanghe di soldi succhiate dallo sfruttamento intensivo dei lavoratori in trent'anni di neoliberismo, di distruzione dello stato sociale, di asservimento dei sindacati, di mortificazione della classe operaia e di colonialismo esterno e interno agli stati dell'Occidente collettivo.
E ora cercano di rifarsi tappando la bocca a giornalisti, intellettuali e artisti che hanno sempre avanzato proposte di pace. Lo fanno con la schiuma alla bocca, continuando a mentire, senza rendersi conto che in questa folle crociata contro l'umanità non li segue nessuno, neppure gli ucraini che infatti giustamente disertano il fronte, addirittura picchiano o uccidono i reclutatori delle milizie banderiste ormai inquadrate a pieno titolo nell'esercito e aspirano alla pace.
Il Donbass e la Crimea sono russi ormai, sarebbero potuti restare ucraini se fossero stati garantiti gli accordi di Minsk e fossero state rispettate le minoranze russofone e soprattutto se si fosse abbandonato il folle piano di inserire l'Ucraina nella NATO.
Come ho detto fin dal primo momento, in piazza a Sassari, la mia città, davanti ad una folla guerrafondaia coccolata opportunisticamente dalla "sinistra" imperiale, la NATO deve essere sciolta perché è un pericolo pubblico mondiale e non è mai stata uno strumento difensivo.
E pensare che esistono persino utili idioti autoproclamati di sinistra, schierati su posizioni atlantiste, guerrafondaie e pro NATO.
La storia ha già visto simili capriole.
Nel 1914 una parte del movimento operaio era contro la guerra, per la rivoluzione mondiale e schierata su posizioni disfattiste.
E una parte invece votò i crediti di guerra con ragionamenti e pretesti molto simili a quelli che ogni giorno si leggono sulle pagine di una Picerno o di una Schlein: combattere le autocrazia, rispettate i diritti civili, garantire il diritto internazionale.
Poi arrivò Lenin che fece a pezzi queste menzogne e ci insegnò a combattere ognuno il proprio imperialismo.
Ed è per questo che ancora, dopo 108 anni gli brucia ancora il fondoschiena a pensare all'esperienza rivoluzionaria sovietica.
Ma come diceva Kant, ci sono idee che seppur sconfitte restano nella storia come tracce di libertà.
E continuano ad agire nonostante si faccia di tutto per oscurarle.
Grazie a Lenin e a tutti coloro i quali ci hanno insegnato a riconoscere e combattere sicialimperialisti, fascisti e guerrafondai.
Guerra alla guerra e viva i disfattisti, i pacifisti, i disertori e i rivoluzionari!