di Federico Giusti
Nei giorni scorsi, leggendo i contenuti dell'accordo, il primo giudizio sulla intesa in VW è stato caratterizzato da profondo scetticismo visti i 35 mila esuberi annunciati da qui a 5 anni con il blocco di aumenti salariali e il sostanziale ridimensionamento di alcuni siti produttivi (almeno due) destinati a rapida chiusura.
Se guardiamo invece i siti e i comunicati ufficiali del sindacato IG Metall i giudizi sono assai diversi. e in sostanza il ridimensionamento produttivo si limita, si fa per dire, alla chiusura dello stabilimento di Dresda nel 2025 e a OsnabrücK entro l'estate 2027.
Andiamo alle fonti, come sempre, per sviscerare i contenuti dell'accordo:
"Avevamo tre priorità nei negoziati: ridurre le sovraccapacità nei siti tedeschi, ridurre i costi del lavoro e ridurre i costi di sviluppo a un livello competitivo", ha dichiarato Thomas Schäfer, capo del marchio VW. "Abbiamo raggiunto soluzioni praticabili su tutte e tre le questioni". La casa automobilistica ridurrà la capacità tecnica dei siti tedeschi di oltre 700.000 veicoli. "Si tratta di decisioni difficili, ma anche di decisioni importanti per il futuro". Questo creerà le basi per rendere Volkswagen il produttore di volumi tecnologicamente leader entro il 2030.
Ricordando i dati economici negativi (la Germania per il secondo anno consecutivo è in recessione), il calo dell'utile netto, nell'estate 2024, di oltre il 64% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, fin da settembre era del tutto evidente l'arrivo di tagli per porre fine a quella sovrapproduzione di merci che non trovava sbocco nei mercati internazionali.
Ig Metall si dice soddisfatta ( Risultato in VW: taglio netto evitato) per avere respinto almeno le richieste iniziali di VW (tagli salariali del 10 per cento, abbattimento del numero dei tirocinanti e minor retribuzione del personale a a tempo determinato oltre alla chiusura di alcuni impianti.)La domanda, ancora senza risposta, è come arriveremo ai 35 mila esuberi, se attraverso incentivi all'esodo, pensionamenti e mancata conferma dei contratti a tempo, per questo torniamo alla fonte per cogliere l'entità dei tagli salariali ed occupazionali. E il precedente statunitense, un anno fa la vertenza auto si chiuse con aumenti salariali del 40% ma, una volta terminato lo sciopero, iniziarono licenziamenti e forti ridimensionamenti produttivi, induce a riflettere sulla possibilità di coniugare aumenti salariali con i licenziamenti.
Volkswagen nel frattempo ha già cancellato il vecchio accordo di protezione dei posti di lavoro, in vigore dal 1994, premessa indispensabile per arrivare ai 35 mila licenziamenti annunciati.
Sempre guardando alla stampa sindacale, pur con il beneficio del dubbio, pare invece che in Germania anche davanti alla crisi economica parti datoriali e Sindacati non rinuncino alle misure di welfare.
Leggiamo testualmente:
Bambini: Fino ad ora, i genitori di bambini di età inferiore agli 8 anni potevano scegliere i giorni di riposo. In futuro, questo sarà possibile per i bambini di età inferiore ai 12 anni. Inoltre, ci sono anche molti più giorni di riposo: fino ad ora, i genitori potevano scegliere i giorni di riposo solo due volte per figlio. In futuro, saranno possibili due volte 8 giorni più tre volte 6 giorni, ovvero un totale di cinque anni con giorni di riposo aggiuntivi.
Assistenza: i dipendenti che si prendono cura dei parenti possono ora scegliere anche cinque anni di tempo in più: due volte 8 giorni più tre volte 6 giorni.
Lavoro a turni: I dipendenti a turni alternati possono ora scegliere anche 8 giorni di riposo all'anno dopo 5 anni di servizio e 3 anni di lavoro a turni, proprio come i dipendenti a 3 turni e turni notturni, senza limitazioni.
Ad ore: E una novità: in futuro, tutti i dipendenti a tempo parziale potranno scegliere i loro giorni liberi, anche nel lavoro a turni, dove in precedenza era richiesto il tempo pieno, e anche i dipendenti che già lavoravano a tempo parziale prima del 2019.
Contratto collettivo di lavoro sui metalli 2024
Siamo davanti a una situazione insolita e del tutto opposta a quella italiana dove massiccio è il ricorso agli ammortizzatori sociali e le trattative si limitano ad elencare ridimensionamenti produttivi con qualche impegno datoriale per i prossimi anni promettendo investimenti e ipotetici rilanci.
Ora, con tutte le differenze tra il sistema produttivo e le relazioni sindacali tra Italia e Germania , è evidente che la trattativa contrattuale non si sia limitata al contenimento dei costi e degli esuberi ma abbia cercato almeno di offrire delle garanzie alla forza lavoro (inclusa quella precaria).
Le differenze sostanziali tra i due paesi riguardano non solo i contenuti dell'accordo contrattuale ma anche le politiche industriali.
La nostra impressione è che sia stato ratificato una sorta di grande compromesso tra sindacati e padroni tedeschi e lo si capisce bene riportando quasi integralmente alcune dichiarazioni.
In una dichiarazione congiunta, IG Metall e l'associazione dei datori di lavoro Gesamtmetall invitano i politici a intraprendere la strada giusta il più rapidamente possibile. migliorare la competitività della Germania nel confronto internazionale. I problemi strutturali hanno aumentato la sfida di garantire sedi e posti di lavoro, nonché di sviluppare nuove prospettive di lavoro nell'azienda, nell'industria e nella regione.
"La politica di contrattazione collettiva può fare molto, lo abbiamo dimostrato. Il partenariato sociale è il fattore di stabilità più importante per le aziende e i lavoratori in tempi di incertezza. Troveremo soluzioni comuni", ha spiegato Christiane Benner, presidente di IG Metall, e ha invitato i politici a dimostrare ora anche la loro capacità di agire e a non perdere tempo. "I problemi strutturali che stiamo affrontando devono essere risolti dalla politica. Abbiamo bisogno di prezzi dell'energia più bassi ora, soprattutto per le aziende ad alta intensità energetica. Ora abbiamo bisogno di misure per aumentare l'elettromobilità, di investimenti nelle infrastrutture e quindi nel nostro futuro".
Piaccia o non piaccia, al netto delle grandi analisi strutturali e sul ruolo del sindacato, gli 11 punti programmatici, una sorta di programma minimo per uscire dalla crisi, redatti dal sindacato tedesco sono avanti anni luce rispetto alle rivendicazioni dei sindacati italiani, sono caratterizzati da una lettura ampia della crisi e delle sue ricadute sociali e occupazionali. Il sindacato tedesco sposa in toto la transizione ecologica, rivendica la fine delle politiche di austerità e individua nell'indebitamento pubblico una risorsa per far ripartire la produzione e la domanda, una ricetta se vogliamo neo-Keynesiana.
Il piano in 11 punti di IG Metall per il futuro
Alla luce di queste considerazioni forse possiamo trarre un quadro analitico capace di cogliere non solo le differenze tra sindacati italiani e tedeschi ma anche la capacità dell'Ig Metall di avanzare rivendicazioni complessive sostituendosi al vuoto politico del centro sinistra che molto probabilmente verrà sonoramente sconfitto alle prossime elezioni politiche convocate dopo la caduta del Governo Semafor.
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