di Paolo Desogus*
Stiamo assistendo al disfacimento dei principali cardini della Seconda Repubblica, ovvero l’integrità della magistratura (a cui credeva solo qualche fanatico fan di Travaglio), l’UE (regredita a terreno di conflitto tra stati nazionali con le regole che però favoriscono la Germania) e l’impianto personalistico anti parlamentare che ha distrutto la mediazione politica e la pluralità partitica, trasfigurata oggi in un amalgama improntato al neoliberalismo.
Alla crisi di questi tre capisaldi non corrisponde un ritorno al passato. La commistione tra politica e magistratura emersa con il caso Palamara mostra un vero e proprio deficit culturale, tutto italiano, che richiederebbe almeno l’aspirazione al “rinnovamento morale” di crociana memoria, per il quale tuttavia non ci sono né le idee, né gli intellettuali. L’UE è invece sempre più irriformabile: politicamente le sue istituzioni sono state squalificate ad eccezione della Bce, che - bisogna riconoscerlo - fa il suo lavoro, e del Consiglio europeo, la cui funzione politica è proprio quella di impedire la nascita di un’Europa solidale e di garantire agibilità al vero sovranismo presente nel continente, ovvero quello della Germania, delle sue colonie e dei paesi di Visengrad.
Per quanto infine riguarda l’ultimo punto, la desolazione è massima. Mi rimetto però alla vostra pazienza ed evito di parlarne. Anche io come voi ho solo un fegato e devo prendermene cura per sopportare le grandi amarezze che ci aspettano in questo trapasso infinito verso la terza Repubblica.
* Professore alla Sorbona di Parigi
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