La fake news dell'"invasione russa" e la crisi drammatica del settore informativo in Italia

16 Febbraio 2022 18:00 Paolo Desogus

Alla fine la guerra non è scoppiata. I russi non hanno invaso l'Ucraina. Putin ha chiesto ai suoi di ritirarsi dai confini. Eppure i nostri giornali ci hanno raccontato che eravamo alle soglie della terza guerra mondiale. Hanno persino dato credito alle fantasiose teorie dell'informazione trash americana secondo cui l'ora X russa sarebbe scattata proprio oggi. Nei giorni scorsi si è poi parlato di alcune schermaglie nel Mediterraneo, con l'Italia direttamente coinvolta (anche se, secondo alcune fonti non giornalistiche, le navi italiane sono salpate senza munizioni).
Era una farsa? Sicuramente sì. E visto che noi di farse ce ne intendiamo l'abbiamo interpretata al meglio, e non solo mandando in giro per il Mediterraneo navi sguarnite di armamenti (non siamo un po' amici anche dei russi?), ma soprattutto attraverso una stampa isterica, eterodiretta, totalmente appiattita sull'informazione spazzatura americana.
La crisi del settore informativo in Italia è drammatica. La qualità dei quotidiani italiani, salvo pochissime eccezioni, è di infimo livello. Forse dovremmo prendere atto che il liberismo applicato all'informazione non funziona, non può funzionare.
Occorrerebbero leggi che scompongono la proprietà dei quotidiani. Non è accettabile che la famiglia Agnelli controlli direttamente e indirettamente diverse testate, tra cui Repubblica. Per il ruolo politico che le sue proprietà hanno nel paese non ne deve possedere nemmeno uno.
Più in generale occorrerebbe prendere atto che in una democrazia la stampa necessita del sostegno economico pubblico. La buona informazione fa bene a tutti, anche a chi non legge i giornali. L’eliminazione de finanziamento pubblico e le mancate riforme sulla proprietà hanno reso i quotidiani italiani del tutto dipendenti dal mercato, dai sommovimenti dei social network e soprattutto dalle sollecitazioni dei gruppi finanziari che possono permettersi di ripianare i debiti delle loro testate per i guadagni indiretti che procura il controllo dell'informazione.

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