Giorno della Memoria. L'attualità della Querela Pacis di Erasmo

di Angelo Inglese

Oggi, il Giorno della Memoria, ha un sapore inedito, un che di più amaro del solito, difficile da afferrare, arduo da elaborare. Si direbbe che ci tolga il respiro; forse perché tutti ci sentiamo un po' coinvolti e travolti in una contemporanea shoah. In questa “folle tempesta” siamo tutti chiamati, fortemente, alla meditazione; ma a poco serve “ricordare” se la memoria non genera autentiche riflessioni, mutamenti ed evoluzioni. La pace è esercizio di virtù, non solo assenza di guerra; finanche il miracolo è esercizio di memoria.

La Querela Pacis di Erasmo da Rotterdam (1517) assume oggi una profonda valenza; la sua attualissima denuncia smuove e scuote le coscienze, sembra squarciare le tenebre di un'umanità – quella odierna - smarrita, confusa e sommersa da un (forse) eccessivo benessere che offusca il senso della vita stessa.

La Querela Pacis grida e s'impone, dunque, anche in questa nostra “ére du vide”.

Nel 1996, in occasione della seconda edizione del concorso internazionale di composizione 2 agosto di Bologna, composi una cantata sinfonica per soprano e orchestra, ispirata al celebre scritto erasmiano: Etenim si go Pax... Eccone, qui di seguito, la traduzione in italiano del frammento che musicai:

"Se dunque io sono davvero la pace tanto esaltata dagli dei e dagli uomini, la fonte, la madre, la nutrice, la sostentatrice, la protettrice di tutte le cose buone che hanno il cielo e la terra; se senza di me nulla prospera, nulla è sicuro, nulla è puro e santo, nulla è gradito agli uomini né accetto agli dei; e se, al contrario, la guerra è il seme e l'oceano di tutti i mali della terra e per sua colpa tutto ciò che è in fiore marcisce d'un tratto, tutto quanto è sviluppato cade in rovina; se essa sconnette quanto sta in piedi saldamente stabilito e rende ripugnante quanto è piacevole; se, in una parola, essa è tanto abominevole da costituire un'istantanea rovina per ogni sentimento di religione e di pietà; se nulla v'è di più funesto per gli uomini e di più odioso agli dei, in nome di Dio immortale io vi chiedo: chi mai può credere che siano degli esseri umani che godono sia pure d'un barlume di ragione, coloro che a costo di tanti sacrifici, di tanti sforzi, con tanto ardore, con tanta capacità d'intelletto e con tanta sollecitudine si affannano a cacciare in bando la pace e a procurarsi a così alto prezzo tante sciagure? Se le bestie feroci mi odiassero in siffatta maniera, io lo sopporterei più facilmente e imputerei l'offesa alla natura che ha loro dato in cattiva sorte un carattere violento. Se io fossi odiata dagli animali che sono privi di ragione, perdonerei alla loro ignoranza, pensando ch’essi sono sprovvisti dell'intelligenza che sola può misurare i vantaggi ch'io offro; ma - cosa indegna e più che mostruosa - la natura ha prodotto un solo animale dotato di ragione, uno solo che sia capace di concepire l'idea di Dio, uno solo essa ha reso sensibile alla mutua comprensione: l'uomo. E tuttavia io trovo più facilmente ricetto tra le bestie più feroci e tra gli animali più bruti che presso gli uomini."

Ascoltatela - in questo video evocativo - nella prima esecuzione mondiale avvenuta in piazza Maggiore a Bologna il 2 agosto 1996, eseguita dal soprano Annamaria Dell'Oste, che sostituì l'indisposta Cecilia Gasdia, e la Filarmonica Arturo Toscanini diretta da Arturo Tamayo. (Rai live recording)

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