Fedez, "il paladino della libera espressione" si autocensura per contratto sulle banche

27 Maggio 2021 21:00 Agata Iacono

Proprio lui, Fedez, diventato l'idolo contro le censure mediatiche, che dal palco del concertone del primo maggio spostò l'attenzione dalla disoccupazione, dalle morti sul lavoro, sul DL Zan.


Proprio il paladino della libertà di espressione, che va in giro in Lamborghini a fare l'elemosina, santificato come eroe dei nostri giorni, influencer con la moglie idolatrato dagli stessi media che ha fatto finta di attaccare.


“Io sul palco dico quello che mi pare…”. Così urlava durante la telefonata, tagliata e manipolata, con il funzionario Rai. E naturalmente nessuno potrebbe pensare che il rapper sia un personaggio facile da imbavagliare, tanto meno per opportunità politica o per soldi.
E invece eccoli qui quelli che nell'immaginario collettivo hanno sostituito come modelli culturali i vari noiosissimi filosofi, scrittori, politici del passato.


Il duo Ferragnez, secondo le rivelazioni de L'Espresso, che è venuto in possesso dei documenti, “Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, per i suoi affari ha accettato volentieri la censura” sulle banche e sulle assicurazioni.


Per denaro.


“Il gruppo Be, suoi azionisti e finanziatori in Doom (amministrata dalla mamma Annamaria Berrinzaghi)" infatti "gli ha imposto di non “rilasciare dichiarazioni inerenti al settore bancario e assicurativo che cagionino un danno alla società”.


Cos'è Doom?


Recluta artisti e li addestra ai social, li coinvolge in spettacoli per le banche e poi li ingaggia con la sua nuova casa discografica.
Doom, da marzo 2020 è controllata da Be, operatore di consulenza quotato in Borsa, che ne ha acquisito il 51%.


Il Gruppo supporta primarie istituzioni finanziarie, assicurative e industriali internazionali nella creazione di valore e nella crescita del business. Ha sedi in Italia, Regno Unito, Germania, Austria, Spagna, Svizzera, Romania, Polonia e Ucraina.
Ed è per questa alleanza finanziaria che Fedez ha accettato di non parlare mai di banche e assicurazioni, di criticare il mondo finanziario.


D'altronde, è più facile tuonare contro l’omotransfobia o il razzismo, perché i diritti civili "tirano", dimenticando i diritti sociali ed economici.
Così come paga la pubblicità ad Amazon, che, in più di un anno di lockdown, ha distrutto il tessuto produttivo economico delle medie e piccole imprese italiane.
Da quel palco sponsorizzato da ENI è anche facile fare la Greta della situazione, ma la libertà di espressione, se esercitata realmente, si paga, come la sta pagando Assange.


L'Espresso parla anche degli 800.000 euro pagati a Fedez come "ambasciatore" della multinazionale Amazon, per cui dal palco del Primo Maggio "di certo non poteva criticare le politiche sindacali e fiscali di Amazon poiché ne incarna i valori"
La multinazionale di Bezos, tra l’altro, ha già avviato la produzione del documentario “The Ferragnez” che riprende la famiglia di Chiara Ferragni e di Fedez 24 ore su 24.


Il settimanale racconta anche, attraverso documenti esclusivi, i rapporti romani di Chiara Ferragni, che portano al mondo di Bisignani e di Previti, rivelando "anomali andamenti in Borsa dei titoli del gruppo Aeffe (Alberta Ferretti) e di Monnalisa, aziende di moda, nei giorni precedenti all’annuncio della collaborazione con l’influencer.

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