E se Conte non fosse l’ingenuo praticante buono per tutte le stagioni politiche?
E se la rottura con Grillo sancita ieri dal cofondatore del Movimento 5 Stelle nascondesse qualcosa di più e di nuovo sull’”avvocato del popolo”?
E se Conte, quella rottura, l’avesse cercata in modo strategico?
E se l’ex premier avesse sempre voluto fare un suo partito con il quale avrebbe potuto guidare una coalizione con il PD in modo più semplice che da segretario M5S?
E se l’’avvocato del popolo”, in definitiva, avesse compreso da subito che il Movimento 5 Stelle rappresenti oggi una minaccia alla sua ascesa politica proprio per l’incompatibilità genetica ad una fusione con il PD?
E se quindi quelle clausole dello statuto che Grillo non poteva accettare fossero state studiate a tavolino proprio per arrivare alla rottura?
“Conte non potrà risolvere i problemi del M5S perché non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazioni. Io questo l'ho capito e spero possiate capirlo anche voi”.
Sulla visione politica siamo d’accordo, sulle capacità manageriali saremo più cauti.
L’impressione, al contrario, è che la vicenda sia culminata proprio come voleva l’ex presidente del Consiglio arrivato a palazzo Chigi proprio perché indicato per l’incarico dal Movimento 5 Stelle. L’impressione è che la rottura possa essere stata se non cercata certamente non ostacalata da Conte. L'impressione è che possa essere stato un omicidio premeditato del Movimento 5 Stelle.
Al momento sono domande, supposizioni. Se però l'ex premier dovesse realmente fare un suo partito, portandosi dietro deputati e senatori M5S, creando quel nuovo mostro, o Ulivo 2.0, con il Partito Democratico e quel che rimane della “sinistra” istituzionale, beh a quel punto avremmo anche le risposte.
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