Dopo la grande partecipazione in Piazza della Signoria a Firenze, di mercoledì scorso, i lavoratori della Gkn di Campi Bisenzio tracciano un primo bilancio in vista delle prossime mobilitazioni, anche dic arattere generale. Lo scenario politico ed economico è in continua mutazione e non certo in una direzione positiva, sia per le maestranze di Gkn che di quelle di altre realtà produttive.
di Collettivo di Fabbrica - Lavoratori GKN
Abbiamo letto di tutto dopo l'incontro al Mise del 4 agosto. Abbiamo atteso la manifestazione di mercoledì 11 agosto per tornare a fare il punto della situazione. Questo testo, lungo ma necessario, è stato approvato dall’assemblea dei lavoratori e si affianca a quanto già detto dal comunicato della Fiom ieri.
Siamo noi ad avere sulla testa il conto alla rovescia della procedura di licenziamento: 75 giorni totali che si concludono il 22 di settembre.
Procedura attivata dalla stessa Melrose, in un modo che riteniamo illegittimo (su questo la Fiom ha giustamente fatto un articolo 28). Melrose userà questo tempo per fare quello che fa da almeno un anno: dissimulare ed elaborare la prossima tattica. Il loro scopo è chiaro e lo perseguiranno in ogni modo, costi quel che costi: lo smantellamento e la distruzione di 500 posti di lavoro, di uno stabilimento efficiente, produttivo e con commesse.
Per chi come noi ha la spada di Damocle della procedura di licenziamento, sarebbero una momentanea boccata d’ossigeno. Con alcune specifiche, però: la cassa integrazione deve essere integrata economicamente dall’azienda, estesa a tutte le ditte in appalto, il presidio e l’assemblea permanente devono continuare. Tuttavia, non possiamo non rilevare come 13 settimane di cassa siano una proposta contraddittoria e insufficiente in bocca a un Governo.
Questa non è un'azienda in crisi. E l’ammortizzatore sociale dovrebbe servire a sostenere i cali di lavoro. Qua siamo invece di fronte a un fondo finanziario che ha deliberatamente organizzato la delocalizzazione dei volumi. La beffa è poi che queste settimane di cassa sarebbero completamente gratuite per Gkn. Altri soldi pubblici, quindi…
Ciò che andrebbe invece scritto, narrato, spiegato è come in questo nostro paese il “compratore privato” e la “reindustrializzazione” si siano quasi sempre rivelati miraggi, bolle di sapone o peggio operazioni opache e perfino di dubbia legalità. Tra di noi ci sono diversi operai già licenziati dalla Electrolux di Scandicci nel 2005. Ricordano perfettamente la storia dell’immobiliarista che si presentò per un produttore di pannelli solari. Ricordano le fanfare sulla reindustrializzazione green dello stabilimento. Si potrebbe parlare di Ilva, Blutech (Fiat di Termini Imerese), Trw, Acciaierie di Piombino, Bekaert ecc. ecc. In alcuni casi i “nuovi proprietari” hanno intascato soldi pubblici, senza poi dare vita a nessuna ripresa produttiva.
Anzi, invitiamo tutti i giornalisti a ricontattare le lavoratrici e i lavoratori di queste vertenze e a farsele raccontare nuovamente.
Se il compratore privato c’è, esso deve essere nominato in maniera chiara e precisa ai tavoli tecnici. E anche in quel caso lo Stato dovrebbe fare da ponte con un intervento diretto, per tutelare la continuità produttiva dello stabilimento in caso il privato si smaterializzi. Cosa che è già successa decine e decine di volte.
Ma proprio per questo questa legge non può essere scritta SULLE nostre teste. Deve essere scritta CON le nostre teste. E, se necessario, siamo pronti a scriverla nelle piazze.
Il modello francese, da quel che possiamo capire, non impedisce le delocalizzazioni ma semplicemente le procedurizza. Di certo non le fermeranno le sanzioni monetarie (e se sanzioni devono essere, non un misero 2% del fatturato...).
Anzi, si rischia di indicare come monetizzare le delocalizzazioni.
La vera sanzione per chi delocalizza è rendere indisponibile lo stabilimento e garantirne la continuità produttiva. La vera sanzione per Melrose è imporre intanto il ritiro della procedura di licenziamento e lasciare i lavoratori a carico dell’azienda.
Facciamo appello ora, invece, allo stesso mondo accademico ad aprire un canale con noi per trasformare in progetti concreti tutte le intuizioni della nostra assemblea operaia.
A coloro che obiettassero che oggi l’automotive va ridimensionato per ragioni di natura ambientale, vista la necessaria transizione all’elettrico rispondiamo che nel caso di Gkn Firenze la transizione all’elettrico non impatta direttamente la produzione, visto che i semiassi continuano ad esistere anche nelle macchine elettriche. In ogni caso, proprio perché siamo di fronte a una transizione complessiva del settore, questa va pianificata con un intervento pubblico e politico generale.
E’ un invito rivolto innanzitutto alle nostre organizzazioni sindacali e a tutti coloro che sono oppressi. Che il nostro “Insorgiamo” si trasformi in un moto generale di indignazione che vada oltre la nostra stessa vertenza e che si allarghi all’intero mondo del lavoro. Di una cosa siamo certi: Gkn Firenze non cadrà senza aver fatto di tutto per convocare una mobilitazione nazionale direttamente a Roma.
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