"Emendamento notturno": Draghi verso la privatizzazione dell'acqua? Ecco cosa ha votato ieri il Parlamento...

Mentre l'Italia "unita" di Mattarella è alle prese con vaccini, tamponi, disdette e terrore del responso della cabina di regia del Draghistan a ridosso delle festività natalizie, in Parlamento è passato un emendamento che accelererà ulteriori privatizzazioni, anche di beni per definizione pubblici. "Il governo e la maggioranza hanno deciso che l’acqua deve essere affidata a soggetti privati, in barba al diritto umano universale, consegnato alle multinazionali e alle multiutility. Votando contro l’ordine del giorno a prima firma Forciniti che impegnava il governo all’eliminazione della rilevanza economica per il servizio idrico, hanno spianato nuovamente la strada alla privatizzazione della rete idrica andando contro il volere dei cittadini italiani espresso nel referendum del 2011." Questo il commento della deputata di Alternativa Jessica Costanzo al voto di ieri.

Ma partiamo dall'inizio.

Tutto ha avuto inizio con la "manina notturna" denunciata dal deputato Giovanni Vianello insieme ai deputati di Alternativa. Riassume molto bene l'Indipendente: "L’esecutivo Draghi ha presentato nella serata di mercoledì 15 dicembre un emendamento dell’ultimo minuto che impone una deadline per valutare se i criteri in base ai quali ad alcuni comuni è stata affidata la gestione autonoma del Servizio Idrico sono ancora validi. In caso contrario, questa tornerà nelle mani di un gestore unico il quale, nell’ottica del Pnrr e delle politiche di privatizzazione di Draghi, potrebbe con tutta porbabilità essere una Spa anche ad azionariato privato. Per opporsi al rischio di una deriva privatistica nella gestione dell’acqua, il parlamentare Giovanni Vianello, insieme al gruppo Alternativa, depositerà la prossima settimana una proposta di legge costituzionale che inserisca il diritto all’acqua potabile in Costituzione. Sono molti i comuni che in Italia godono di una amministrazione propria del Sistema Idrico Integrato, gestito da un servizio giuridico di diritto pubblico. Acqua pubblica gestita da enti pubblici. Nonostante si fosse già tentato di sfilarne loro la gestione con il decreto “Sblocca Italia” di Renzi (legge 133/2014), venne prevista una clausola di salvaguardia a tutela dei comuni con meno di mille abitanti e il cui approvigionamento provenisse da “fonti qualitativamente pregiate”, “sorgenti ricadenti in parchi naturali o aree naturali protette” o che presentino “utilizzo efficiente della risorsa e tutela del corpo idrico” (art. 147, comma 2-bis del decreto legislativo 152/2006). Con la riformulazione dell’emendamento 22.6 al dl Recovery, presentato mercoledì sera viene aggiunto un ulteriore comma a tale articolo, che prevede una data perentoria di scadenza, fissata per il 1° luglio 2022, per la rivalutazione di tali criteri: nel caso in cui i “requisiti per la salvaguardia” non venissero confermati, la gestione del Servizio Idrico confluirà “nella gestione unica” individuata dall’Ente di Governo dell’Ambito, che si occupa di affidare le gestioni. In linea con la corsa alle privatizzazioni del Governo Draghi, vi è il concreto rischio che questa passi nelle mani di aziende private."

Il deputato Vianello in una dichiarazione rilasciata sempre a l'Indipendente coglieva bene nel segno del gioco sporco del governo Draghi. «Per contrastare le resistenze interne al partito della maggioranza, dei deputati del PD e del M5S che non volevano questa norma, l’hanno inserita in un emendamento che riguarda i bacini idrici. Come a dire “Se volete la salvaguardia dei bacini idrici, dovete includere anche questo”».

Ed il voto della vergogna si è consumato ieri alla Camera. In un discorso che ha avuto molto seguito sui social, il deputato di Alternativa Francesco Forciniti spiega: "Abbiamo presentato questo ordine del giorno a mia prima firma, con cui chiedevamo che il servizio idrico venisse riconosciuto "a non rilevanza economica", come di fatto stabilito dal partecipatissimo referendum del 2011. Questo avrebbe sancito il principio che sull'acqua non si può fare profitto, bloccando la nuova infornata di privatizzazioni che nelle intenzioni del governo Draghi addirittura obbligherà i comuni (non sarà più solo una scelta) a cedere la gestione del servizio idrico."

Grave, come sottolinea Forciniti, l'astensione del Movimento 5 Stelle, la cui prima stella era proprio la difesa dell'acqua pubblica. La risposta di Federica Daga che ha giustificato in aula la decisione del M5S, è alquanto confusa, soprattutto considerando che la "regina delle acque", soprannome con cui i pentastellati chiamavano affettuosamente la Daga, ha fatto proprio della pubblicizzazione dell'acqua bene comune e diritto inalienabile la sua bandiera, attraendo i voti in entrambe le legislature dei comitati ambientalisti, del Forum Acqua, di tutte le associazioni che hanno fatto del diritto all'acqua, alla salute, all'ambiente, la propria battaglia, già vinta con il referendum.


Per dovere di cronaca, riportiamo il post dell'onorevole Daga in cui spiega la decisione del suo partito.

Riporto il mio intervento in Aula di oggi.

“Ci dispiace molto vedere che il collega Forciniti non abbia accettato la riformulazione del suo odg proposta dal governo perché valutare gli effetti applicativi di quanto abbiamo approvato in questo decreto può essere per noi estremamente utile e, una volta riformulato, sarebbe andato dietro a quanto approvato in altri odg.

Noi abbiamo presentato 3 odg specifici sul tema della gestione del sistema idrico integrato che riguardano la Sicilia, la Campania e uno mio di livello nazionale che chiede di dare supporto ai territori che possono essere in difficoltà sull'attuare quanto previsto già da 6 anni dal Testo Unico Ambientale.
Vorrei specificare che con la modifica approvata al decreto, non stiamo vendendo l’acqua ai francesi, come qualcuno ha urlato nei giorni scorsi, non stiamo togliendo l'acqua ai comuni esclusi correttamente dalla gestione unica che sono circa un centinaio in tutta Italia. Ma si sta tentando di spingere i territori ad agire per superare le infrazioni europee e per fare in modo che tutti i territori accedano ai fondi del Pnrr e ai fondi specifici per l'acqua come il piano idrico nazionale.

Sottolineo che oggi abbiamo ancora una situazione tale e quale a quella di 10 anni fa, anzi, di poco migliore perché negli ultimi 3 anni sono stati creati 2 gestori in house providing, uno a Cuneo e uno ad Agrigento, addirittura azienda speciale, come previsto dalle direttive europee.

Sull'odg specifico, ripeto, peccato non aver accettato la riformulazione del governo perché le premesse erano buone ma l'impegno al governo è scritto davvero in modo confusionario. Per queste ragioni dichiaro il voto di astensione del M5S”."

La volontà popolare ha palesemente sancito, attraverso il referendum, che l’acqua deve rimanere un bene comune, sottratto alle logiche del mercato e del profitto.

Ma l’attacco ai beni comuni giunge da più parti. Il Ddl concorrenza rappresenta un attacco frontale ai beni comuni e ai diritti delle persone e delle comunità locali, perché prevede la privatizzazione di tutti i servizi pubblici comunali, proprio quei servizi che servono a soddisfare in modo continuativo i bisogni della collettività. Siamo di fronte allo smantellamento completo della funzione pubblica e sociale dei Comuni, costretti al ruolo di enti unicamente deputati a mettere sul mercato i servizi pubblici di propria titolarità, con grave pregiudizio dei propri doveri di garanti dei diritti della comunità di riferimento.

L'acqua è un diritto umano universale e che solo una reale gestione pubblica e partecipata può garantire questo diritto. "Si scrive acqua, si legge democrazia", è stato ed è il motto dei comitati per l'acqua pubblica.

Forum dei Movimenti per l'Acqua ha pubblicato un appello-denuncia il 18 dicembre, quindi prima della votazione. Ve la riportiamo:


"Riforma del servizio idrico nel DDL PNRR: la montagna ha partorito il topolino

Una delle questioni contenute nel PNRR che da sempre abbiamo denunciato come estremamente pericolosa è la riforma della governance del settore idrico perché punta all’allargamento verso Sud, ma non solo, del territorio di competenza di alcune grandi aziende multiservizio quotate in Borsa. Di fatto proseguendo nella direzione del rilancio dei processi di privatizzazione.

Tale riforma è diventata uno degli obiettivi che il Governo sarebbe tenuto a centrare e che intende portare alla Commissione europea per dimostrare di essere in linea con il cronoprogramma condiviso e aver fatto i compiti a casa.

In questi giorni abbiamo assistito all’ennesima acclamazione del Governo da parte dei media mainstream in quanto avrebbe adempiuto ai suoi doveri inserendo nel DDL PNRR, praticamente in maniera clandestina, questa cosiddetta riforma."
Fonte:
https://www.acquabenecomune.org/notizie/nazionali/4193-riforma-del-servizio-idrico-nel-ddl-pnrr-la-montagna-ha-partorito-il-topolino

Il valore non è un prezzo. Liberare l’acqua dalla Borsa, scriveva Il manifesto l'otto dicembre.
https://ilmanifesto.it/il-valore-non-e-un-prezzo-liberare-lacqua-dalla-borsa/
Articolo inquietante, sfuggito ai più..
"Su pressione ed iniziativa del fondo d’investimento più potente al mondo, Black Rock, la borsa di New York (“Wall Street”) ha deciso di creare una nuova classe di averi finanziari, i Natural Assets , gestiti da una nuova categoria d’imprese, le NAC (Natural Assets Companies).

SECONDO LA PROPOSTA di Black Rock si tratta a termine di gestire il 30% del mondo naturale della Terra attraverso i meccanismi delle transazioni finanziarie in Borsa, la cosidetta «monetizzazione della natura» (‘nature priaveri finanziari! Che bel progetto. Le 50 mlla firme sono una bella soffiata di ossigeno culturale e politico per «ridare» un senso «spirituale», etico e sociale alla vita. Esse rappreentano un piccolo passo di un lungo percorso collettivo mondiale all’insegna di «il valore non è un prezzo».

Basta unire i puntini?

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