Daniela Chieffo, neuropsicologa infantile al Gemelli: "I Bambini si sentono untori e non vogliono festeggiare il Natale"

24 Dicembre 2021 11:00 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Cosa avete fatto ai nostri bambini? Di quale "ritorno alla normalità", di grazia, ci state parlando? Non ci sentiamo di aggiungere nulla a questa drammatica testimonianza della neuropsicologa infantile Daniela Chieffo dell'Ospedale Gemelli di Roma in una sua recente intervista all'Huffington Post dal titolo: "I bambini si sentono untori, non vogliono festeggiare il Natale".

Vi riproponiamo ampi stralci dell'intervista

“Alcuni di loro si presentano da noi e invece di pensare ai regali di Natale presentano meccanismi di eccessiva fissazione rispetto alla pulizia, alle regole di distanziamento sociale. Hanno un senso di colpa che li porta a comportarsi in questo modo” osserva la neuropsicologa.


"Tanti di loro si sentono responsabili perché hanno contagiato i genitori o i nonni, che ora non stanno bene e quindi, continua Chieffo, “hanno anche una forte paura della perdita”.


La professoressa parla anche dei bambini che non sono ancora vaccinati e che “avvertono la responsabilità di costringere la famiglia a non poter festeggiare tutta unita”.


Tale senso di colpa dei bambini dipende, secondo la professoressa, anche dagli adulti, “che ribadiscono continuamente che in questo periodo sono i bambini ad essere maggiormente una fonte di contagio”. Gli stessi virologi Andrea Crisanti, Matteo Bassetti e Fabrizio Pregliasco che hanno intonato a “Un giorno da pecora” la canzone “Sì, sì vax”, hanno inserito una frase dedicata appositamente ai più piccoli. “Se tranquillo vuoi stare i nonni non baciare” dice una riga della canzone. “Quelle sono le indicazioni giuste che vengono fornite per proteggersi. In effetti i bambini, quando vengono da noi, stanno molto più distanti rispetto a prima” commenta la neuropsichiatra infantile Chieffo. “E poi ci sono anche i dati che mostrano che le nuove manifestazioni del covid stanno coinvolgendo soprattutto i bambini più piccoli, questo non può che contribuire a creare in loro ansia e timore”.


La professoressa racconta che sono molti i casi di bambini che si rivolgono a lei dicendo che vogliono chiedere ai genitori di essere vaccinati. “Chiedono sempre più di poter essere difesi e difendere. E ancora una volta vedo un senso straordinario di responsabilità che si è notato già quando i piccoli portavano la mascherina nelle scuole senza lamentarsi” commenta la neuropsicologa. La fascia d’età dei più piccoli, insieme a quella degli adolescenti, secondo la professoressa, è stata quella che ha sofferto maggiormente durante la pandemia. I bambini hanno vissuto due anni in cui sono stati costretti a rimanere a casa. Poi, adesso che sono usciti, sono stati considerati veicolo di contagio. “La prospettiva è cambiata perché ci si è accorti che il numero di contagi è aumentato, così come il bisogno dei più piccoli di essere assistiti. Non è strano che i bambini siano veicolo di diffusione del virus. Solitamente lo sono anche per altri tipi di infezioni. Ma bisogna considerare che da due anni i bambini vivono una situazione di ansia” osserva Chieffo. Difficoltà emotive e psicologiche che dipendono infatti non solo dalla paura di contagiare ed essere contagiati, ma, chiarisce la professoressa, anche “dagli acuiti problemi economici nelle famiglie, vulnerabilità nella relazione intrafamiliare, difficoltà nei rapporti con i coetanei per via soprattutto della chiusura delle scuole”. Già, perché la pandemia, durante i due anni, “ha comportato nell’infanzia e nell’adolescenza un aumento della vulnerabilità e della fragilità emotiva”.

Fonte

https://m.huffingtonpost.it/entry/chieffo-gemelli-i-bambini-si-sentono-untori-non-vogliono-festeggiare-il-natale_it_61c33f82e4b0d637ae89536f?utm_hp_ref=it-homepage

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