Kazakistan: una rivoluzione colorata fallita?

di Marco Pondrelli - Marx 21

In Russia il Natale ortodosso è stato segnato dalle notizie arrivate dal Kazakistan. Le proteste popolari sono scoppiate per via del rincaro del gas, lo stesso Presidente Kassym-Jomart Tokayev ‘ha ammesso che la liberalizzazione dei prezzi è stata un errore. Ha promesso che per sei mesi non aumenteranno d’un tenge gli alimentari, il riscaldamento, il gas, la luce, l’acqua, né s’esporterà un solo capo di bestiame, e insomma che pioveranno aiuti anche sui kazaki delle province lontane1‘. Le rassicurazione del Presidente però non hanno riappacificato il Paese, perché è partita quella che a tutti gli effetti può essere definita l’ennesima rivoluzione colorata.

Una pericolosa rivoluzione colorata

Dietro l’immagine dei pacifici manifestanti aggrediti dalla polizia si nasconde altro. Sappiamo cosa è successo in Ucraina, la piazza che tributò applausi al dirigente del Pd Gianni Pittella era egemonizzata dai gruppi neo-nazisti e le violenze furono subite dai poliziotti. Le notizie che arrivano dal Kazakistan parlano di 18 poliziotti uccisi di cui 2 decapitati. Russian Today ha riportato che ‘la città più grande del paese, Almaty, ha visto il caos peggiore, poiché la megalopoli è stata invasa da rivoltosi, alcuni armati di pistole presumibilmente saccheggiate dalle armerie della polizia. Negli ultimi giorni, la folla ha incendiato edifici governativi, saccheggiato diversi negozi, banche e bancomat e si scontrata con la polizia e le forze militari2‘. È sempre interessante valutare i due pesi e le due misure dell’informazione proprio nell’anniversario dell’assalto a Capitol Hill, in quel caso i poliziotti erano gli aggrediti, quando invece si difendono le istituzioni o le televisione kazake passano dalla parte degli aggressori.

Il nuovo corso afgano e la crisi in Kazakistan

La decapitazione rimanda a gruppi terroristi di matrice islamica che, come sempre, sono i migliori alleati dell’Occidente nel lavoro sporco: da Sarajevo alla Siria. È indubbio che gli Stati Uniti abbiano un interesse a destabilizzare una Repubblica che si trova tra la Russia e la Cina, in una zona quella dei cosiddetti ‘Stan’ che è appena stata al centro dell’attenzione mondiale per la fuga americana dall’Afghanistan. Il neo-governo afgano ha espresso preoccupazione per la situazione, sperando che l’ordine e la stabilità in Kazakistan siano ripristinati presto, è interessante notare che i talebani sono per un Kazakistan stabile, questo dimostra due cose: la differenza fra talebani e al qaeda e che il nuovo Afghanistan non sembra intenzionato ad esportare il proprio modello altrove (vale per il Kazakistan come vale per lo Xinjiang).

L’intervento del CSTO

In un quadro di pericolosa destabilizzazione il governo ha chiesto l’intervento dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), che riunisce sei stati post-sovietici: Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Russia e Tagikistan. L’intervento è stato richiesto e deciso in base agli articoli 2 e 4 del Trattato, che prevedono un intervento nel caso di minaccia alla sicurezza, alla stabilità, all’integrità territoriale e alla sovranità di uno Stato. Konstantin Kosacëv, vicepresidente della Camera alta russa, ricordando il lungo confine di 7.500 km, il secondo al mondo, fra Russia a Kazakistan ha affermato ‘per noi[…] quel che succede in Kazakstan non è indifferente: la decisione della Csto è legittima. Che succederebbe se, Dio non voglia, i terroristi riuscissero a impadronirsi del potere?3‘.

Stanislav Zas Segretario del CSTO che, è bene ricordarlo, si è attivato per la prima volta dalla sua fondazione ha chiarito in un’intervista a sputnik4 i limiti e gli obiettivi dell’intervento: il primo è la sicurezza degli obiettivi strategici, delle infrastrutture statali più importanti; il secondo è garantire il rispetto della legge e dell’ordine in modo che la popolazione si senta al sicuro. Le forze speciali presidieranno gli obiettivi sensibili e risponderanno se attaccate da bande armate ma, sottolinea il Segretario, ‘le forze dell’Organizzazione del Trattato per la sicurezza collettiva non prenderanno parte alla dispersione delle manifestazioni in Kazakistan‘, questo è un compito che rimane esclusivamente in carico alle forze di polizia kazake.

Conclusioni

Le conclusioni che si possono trarre è che la rivoluzione colorata sembra sia destinata a fallire e per questo aspettiamoci a breve notizie non comprovate di massacri con conseguenti manifestazioni della sinistra fucsia davanti all’Ambasciata Russa. Personalmente sono convinto che lo scenario peggiore rimane quello siriano, in cui bande di tagliagole foraggiate dall’Occidente destabilizzano un Paese facendolo piombare nel caos. Quello che succede è un altro segno del cambiamento mondiale, gli USA non sono più l’Impero Mondiale che decide quali governi vanno cancellati e quali no, il mondo è sempre più multipolare.

Note:

1Battistini Franco, Il Kazakistan nel sangue. La Russia schiera i soldati, corriere della sera 7 gennaio 2022

2Russia-led bloc reveals if peacekeepers will use deadly force in Kazakhstan, https://www.rt.com/russia/545338-csto-kazakhstan-peacekeeping-mission/

3Scott Antonella, Kazakhstan, proteste soffocate Mosca manda 3mila uomini, il sole 24 ore, 7 gennaio 2022

4Kazakistan, l’intervento CSTO avrà durata breve. Se attaccati i soldati potranno sparare, https://it.sputniknews.com/20220106/kazakistan-lintervento-csto-avra-durata-breve-se-attaccati-i-soldati-potranno-sparare-14505482.html

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