Forum Economico di San Pietroburgo: il perno della Russia si sposta ad Est

di Eliseo Bertolasi

Il Forum di San Pietroburgo in un’epoca di crisi

San Pietroburgo ha ospitato dal 15 al 18 giugno la XXV edizione del Forum Economico Internazionale (SPIEF). L’evento, che è coinciso con la visita a Kiev del primo ministro italiano Mario Draghi, del presidente francese Emmanuel Macron e del cancelliere tedesco Olaf Scholz, ha segnato uno spartiacque tra Russia ed Europa.
Poche aziende europee quest’anno hanno osato partecipare al più grande forum economico che regolarmente la Russia organizza dal 1997, non perché la presenza sul mercato russo sia diventata poco redditizia dall’inizio della guerra in Ucraina, nonostante le sanzioni questo enorme mercato mantiene un elevato potere attrattivo, ma per ragioni di natura prettamente politica.

Il portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov rispondendo a un domanda se il Cremlino considererà il rifiuto degli investitori stranieri di partecipare allo SPIEF come un rifiuto ai piani per lavorare sul mercato russo, ha affermato:
“Molte aziende dei paesi occidentali - intendo i paesi dell’UE, gli Stati Uniti, il Canada - mantengono ancora il loro interesse nel mercato russo. Molte aziende dicono che sotto pressione - una pressione senza precedenti - ora sono costrette a ridurre le loro attività, ma allo stesso tempo ci dicono che vorrebbero tornare il prima possibile, e questo è molto importante”[1].

Tra i rappresentanti italiani al Forum anche il direttore generale di Confindustria Russia Alfredo Gozzi e il presidente della Camera di Commercio italo-russa Vincenzo Trani. Confindustria Russia è l’unico rappresentante ufficialmente riconosciuto del sistema di Confindustria Nazionale sul territorio della Federazione Russa. È un attore chiave del Sistema Italia in Russia, rappresenta gli interessi e il punto di vista del settore privato alle autorità pubbliche sia italiane che russe[2].
I due eminenti relatori italiani sono intervenuti nel panel intitolato: “Gli investitori occidentali in Russia - nuove realtà”. Come si legge nella presentazione del panel: “gli investitori occidentali che continuano a lavorare in Russia, al pari delle imprese russe, hanno bisogno di un lavoro sistematico del governo con le imprese, di programmi di sostegno a lungo termine, e di ulteriori misure, visti gli attuali shock esterni e interni”. Lo Stato russo intende quindi proteggere gli investitori occidentali che rimangono in Russia. Riceveranno enormi vantaggi rispetto a coloro che lasceranno la Russia[3].


Opportunità verso Est

I rappresentanti di 90 Paesi hanno partecipato allo SPIEF[4]. Più di 500 relatori e 7.000 partecipanti hanno discusso le sfide dello sviluppo economico globale in un momento di profonda crisi politica tra Occidente e Russia. A questa importante piattaforma negoziale mondiale ha partecipato il presidente del Kazakistan Kassym-Jomart Tokayev, che il 17 giugno ha preso parte alla sessione plenaria col presidente russo Vladimir Putin. Al Forum sono persino arrivati dall’Afghanistan i rappresentanti dei talebani??, tra loro il vice capo della Camera di Commercio e Industria dell’Afghanistan Mohammad Yunis Hossein e il capo della missione diplomatica afgana Jamal Nasir Garwal[5]. A livello ministeriale erano rappresentati diversi Paesi, tra cui India, Emirati Arabi Uniti, Algeria ed Egitto.
L’evento ha inoltre ospitato circa 150 giornalisti stranieri dei media di Gran Bretagna, Germania, Spagna, Italia, Stati Uniti, Francia, Svizzera e altri Paesi “ostili” alla Russia.

Il motto dello SPIEF-2022 è “Un nuovo mondo - nuove opportunità”. L’ordine del giorno mira ad affrontare le questioni più importanti dello sviluppo dell’economia mondiale; si è pertanto discusso su quale sarà la nuova architettura globale dell’economia nel contesto di trasformazione globale del commercio e della produzione internazionale. In particolare, al Forum si sono valutati i nuovi aspetti della cooperazione internazionale all’interno della SCO (Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai), dei BRICS, dell’EAEU (Unione Economica Eurasiatica).

La nutrita partecipazione dei Paesi asiatici dimostra che la politica e l’economia russa si stanno orientando verso Est. Paesi come la Cina e l’India, così come la Turchia (nonostante la sua appartenenza alla NATO), che non impone sanzioni alla Russia, avranno molto da guadagnare in questo senso.

La Cina sta per soppiantare l’Unione Europea come principale partner economico della Russia. L’ambasciatore cinese in Russia Zhang Hànhuì in precedenza ha esortato gli imprenditori cinesi a “riempire il vuoto” lasciato nel mercato russo dalle aziende occidentali in uscita[6].

Entro il 2023, la maggior parte o la totalità del commercio bilaterale tra Russia e Cina sarà in renminbi. È molto probabile che le aziende e i marchi cinesi arrivino a dominare ampi segmenti del mercato russo dei consumatori e divengano partner industriali e tecnologici fondamentali per la Russia. Le stesse tendenze si riscontrano negli scambi commerciali tra Russia e India e tra Russia e Turchia.
Durante il Forum i rappresentanti delle Banche Centrali turca e venezuelana hanno valutato la cooperazione nel campo dei sistemi di pagamento con la Russia. Le carte del sistema di pagamento russo “Mir” sono ora accettate in Turchia, Vietnam, Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan, Ossezia meridionale e Abkhazia[7].
Il vice primo ministro russo Aleksander Novak il 16 giugno durante un incontro con la delegazione turca al Forum ha dichiarato che la Turchia potrebbe diventare un hub logistico per le importazioni da Paesi terzi e per le esportazioni di beni russi[8].

Tutto ciò porterà alla rapida de-dollarizzazione dell’economia mondiale, a una grave perdita di posizione dell’euro e alla ridistribuzione dei flussi commerciali in Eurasia. L’economia acquisirà anche un impatto politico: la crisi delle relazioni degli Stati Uniti e dell’Europa con la Russia favorirà l’ascesa della Cina e della Turchia, quest’ultima un rivale geopolitico chiave delle potenze europee del Mediterraneo.

La Russia ha invitato allo SPIEF anche le delegazioni della Repubblica Popolare di Lugansk e della Repubblica Popolare di Donetsk, le due Repubbliche del Donbass riconosciute da Mosca il 22 febbraio di quest’anno[9]. Al Forum sono quindi giunti Denis Pushilin e Leonid Pasechnik, i capi rispettivamente della DNR e della LNR. Questo è un chiaro segnale che Mosca non intende far marcia indietro sulla questione ucraina. La LNR e la DNR s’integreranno attivamente con la Russia, la strada è tracciata. Per l’Occidente, ciò significa che dovrà accettare gli interessi della Russia e dei suoi alleati, o proseguire verso una rottura definitiva.


Il tramonto dell’Occidente?

Il centro della civiltà mondiale si sta spostando verso Oriente.
“Le sanzioni resteranno a lungo - notava nei giorni scorsi sul sito di RBK Andrej Kostin, CEO di VTB, una delle più importanti banche russe -. La globalizzazione, come è stata finora è finita. Il mondo tornerà ad essere rigidamente diviso in “noi” e “loro”. Questa è la Guerra fredda 2.0”[10].
L’Europa sarà senza dubbio il principale perdente di questa nuova Guerra fredda. Le sue vulnerabilità sono già visibili. Senza la cooperazione con la Russia, l’Europa rischia di diventare una zona povera, interamente dipendente dall’economia americana. Le risorse energetiche russe a basso costo e l’ampio mercato russo verso cui spedire i prodotti hanno contribuito allo sviluppo dell’Europa. Tuttavia, sono stati gli europei stessi a chiudere questo mercato tramite le loro sanzioni alla Russia. Si tratta del il suicidio economico dell’Europa.
Il 15 giugno, Gazprom ha notificato alla società energetica italiana ENI un taglio limitato delle forniture di gas pari al 15% [11]. Le stesse misure sono state adottate anche verso altri Paesi europei. La Russia sta dimostrando di poter interrompere le forniture di gas a sua discrezione. Il gas liquefatto americano, d’altra parte, è molto più costoso e ciò influirà sull’economia europea, rendendola non più competitiva.

È chiaro che l’Europa, se vuole rimanere al centro della politica e dell’economia mondiale, dovrà ristabilire le relazioni con la Russia. Ovviamente la Russia non se ne andrà dalla mappa del continente europeo. Per tal ragione, gli imprenditori italiani che hanno partecipano allo SPIEF svolgono un lavoro importante per il futuro dell’Italia. In particolare, sono coloro che conservano i fili di quei legami che in futuro si riveleranno fondamentali per ricostruire ciò che i politici italiani hanno ora distrutto.
In sostanza, la sfida per l’Italia, quando Roma si deciderà finalmente di occuparsi dei sacrosanti interessi nazionali, rimane quella di perseguire una politica estera sovrana rispetto agli Stati Uniti e a Bruxelles. Questo significherà la possibilità di sfruttare tutte le opportunità per lo sviluppo dell’Italia, comprese quelle che la cooperazione con la Russia ha offerto e potrà continuare ad offrire.


[1] https://ria.ru/20220614/rynok-1795181728.html
[2] https://connext.confindustria.it/2020/view?a=2239
[3] https://forumspb.com/en/programme/business-programme/97150/?ELEMENT_ID=97150
[4] https://ria.ru/20220525/pmef-1790644628.html
[5] https://www.rbc.ru/economics/15/06/2022/62a9fde59a79475a08885dfa
[6] https://mp.weixin.qq.com/s/PTfeFpM9eT5hYvPbI2j_zw
[7] https://newsunrolled.com/economy/29391.html
[8]https://tass.ru/ekonomika/14927813?utm_source=google.com&utm_medium=organic&utm_campaign=google.com&utm_referrer=google.com
[9] https://www.rbc.ru/politics/22/02/2022/62150f759a7947ccbc19629c
[10] https://www.ilsole24ore.com/art/talebani-e-separatisti-posto-merkel-e-xi-forum-economico-russo-all-ombra-guerra-AEEhV6fB
[11] https://www.askanews.it/economia/2022/06/15/gazprom-taglia-il-gas-allitalia-eni-riduzione-del-15-pn_20220615_00069/

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