Wang Yi all’Onu: "La Cina ha scelto pace e sviluppo, non saccheggio e colonialismo"

di Fabio Massimo Parenti

L'ultima sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite è giunta nel bel mezzo di una fase estremamente critica della politica internazionale. La guerra in Ucraina, con il rischio, paventato da più parti, di un'irreversibile escalation, sta chiaramente monopolizzando l'attenzione del pianeta. Nell'aspro confronto, sempre meno a distanza, tra Washington e Mosca, l'Ucraina assomiglia ogni giorno di più ad un vasto campo di battaglia dove si sta decidendo una parte importante degli equilibri globali del prossimo futuro.

Gli attori giocano ormai a carte scoperte, avendo dichiarato i propri intenti. Da un lato, la Russia, che, sentitasi minacciata lungo i propri confini, ha deciso di intervenire prima che il Donbass e le altre aree russofone del Paese fossero prese d'assalto dai battaglioni nazionalisti ucraini, ormai decisi a chiudere la questione con una vasta e massiccia operazione militare. Dall'altro, gli Stati Uniti che, dopo otto anni di forti pressioni ed interferenze nella politica strategica e militare di Kiev, cercano di danneggiare quanto più possibile le forze armate russe per costringerle al ritiro e favorire un regime-change al Cremlino.

In questo quadro, la Cina è tutt'altro che semplice parte terza, come più di qualche osservatore ha sostenuto negli ultimi otto mesi. Sin dalle primissime settimane di conflitto, Pechino ha ribadito alcuni dei principi fondamentali della sua dottrina di politica estera. Se da un lato il Ministero degli Esteri cinese ha sempre sottolineato l'importanza di rispettare la sovranità e l'integrità territoriale di ogni singolo Stato, rimarcando il tradizionale approccio cinese alla non-ingerenza e non-aggressione, dall'altro ha richiamato il principio di indivisibilità della sicurezza, secondo cui quest'ultima è un bene comune condiviso che nessuno può aumentare a discapito di altri, invitando in particolare i governi della NATO a tenere nella dovuta considerazione le garanzie richieste in questo senso dalla Russia negli ultimi anni di fronte all'ipotesi di ingresso nell'Alleanza Atlantica non solo dell'Ucraina ma anche della Georgia.

Durante il suo intervento all'ONU del 24 settembre scorso, come era del resto lecito attendersi in una sede del genere, il Ministro degli Esteri Wang Yi ha però voluto allargare lo sguardo all'intero scenario globale, interpretato dal punto di vista della Cina.

Ricordando, da una parte, come il mondo si trovi in una contingenza "irta di sfide" e sia entrato in una "nuova fase di turbolenze e trasformazioni", durante la quale "cambiamenti inediti nell'ultimo secolo stanno accelerando", Wang ha voluto anche sottolineare che, dall'altra parte, quest'epoca è anche "piena di speranza". Pace e sviluppo restano - nelle parole del Ministro cinese - tendenze fondamentali dei nostri tempi, così come l'appello al progresso e alla cooperazione da parte dei popoli del pianeta si stia facendo più forte che mai.

La risposta di Pechino, secondo Wang, è "ferma e chiara" e si articola in alcuni punti essenziali finalizzati ad un unico obiettivo: costruire una comunità dal futuro condiviso per l'intera umanità, come più volte rimarcato negli ultimi anni dal Presidente Xi Jinping, che ha fatto di questo scopo la direttrice profonda della sua dottrina di politica estera.

Stando a quanto indicato dal Ministro, in primo luogo è cruciale che tutti i Paesi sostengano la pace opponendosi alla guerra e alle turbolenze, mantenendosi fedeli all'impegno di "affrontare le divergenze attraverso mezzi pacifici" e "risolvere le dispute tramite il dialogo e la consultazione".
Questi devono inoltre perseguire lo sviluppo e sradicare la povertà, in modo che ciascun cittadino di ciascun Paese possa fruire dei vantaggi recati dalla crescita economica in modo equanime. Altro compito fondamentale è quello di mantenersi aperti opponendosi ad una logica esclusiva, con riferimento al commercio e agli investimenti. In questo ambito è essenziale - secondo il massimo rappresentante diplomatico di Pechino - sostenere il sistema multilaterale del commercio che vede la WTO al centro per edificare un'economia mondiale aperta.

Su questo versante, la Cina resta pienamente impegnata ad "implementare una nuova filosofia di sviluppo imperniata su una crescita innovativa, coordinata, verde e aperta per tutti", persegue "uno sviluppo di alta qualità" ed incoraggia "un nuovo paradigma di sviluppo". Ricordando come in Cina risieda un quinto della popolazione mondiale, Wang ha spiegato che la marcia del suo Paese verso la modernizzazione mantiene una "rilevanza importante e di vasta portata" per il pianeta intero.

"Il percorso che la Cina ha scelto è fatto di pace e sviluppo, non di saccheggio e colonialismo", ha proseguito il Ministro, che ha aggiunto: "È un percorso di cooperazione reciprocamente vantaggiosa, non a somma-zero, ed è un percorso fondato sull'armonia tra uomo e natura, non sul distruttivo sfruttamento delle risorse".

Sul fronte più strettamente geopolitico, Wang ha manifestato per l'ennesima volta l'opposizione della Cina a qualsiasi tentativo di ripescare le vecchie logiche della Guerra Fredda, che divisero il potere politico-militare mondiale in due grandi blocchi, relegando alla marginalità il resto del pianeta, che chiedeva, attraverso il Movimento dei Non-Allineati, di essere ascoltato. In un mondo profondamente cambiato, caratterizzato dall'emersione di diversi poli di sviluppo (multipolarità), i Paesi dovrebbero promuovere il dialogo e la cooperazione reciprocamente vantaggiosa, ripudiando lo scontro, la coercizione e il famigerato gioco a somma-zero che caratterizzò il periodo 1945-1989.

Non divisione ma rafforzamento della solidarietà, non barriere ideologiche ma lavoro congiunto per "espandere i punti in comune e la convergenza degli interessi" al fine di "promuovere la pace e lo sviluppo mondiale". In quest'ottica va letto anche l'appello di Wang a "sostenere l'eguaglianza ed opporsi alla prevaricazione": i Paesi dovrebbero dunque supportare e praticare un vero multilateralismo, promuovendo l'eguaglianza di tutti gli Stati in termini di diritti, regole ed opportunità, e costruire un nuovo tipo di relazioni internazionali fondato su rispetto reciproco, equità e giustizia nonché cooperazione dal mutuo vantaggio (win-win).

Dopo aver rimarcato l'importanza della Cina quale Paese membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e prima economia mondiale tra quelle in via di sviluppo, Wang ha illustrato ai presenti l'impegno del gigante asiatico come "costruttore di pace mondiale, contributore allo sviluppo globale, difensore dell'ordine internazionale, fornitore di beni pubblici e mediatore di questioni cruciali".

Nel 2021, il Presidente Xi Jinping ha lanciato l'Iniziativa Globale di Sviluppo (GDI), un vasto ed esteso appello a "riparametrare l'attenzione della comunità internazionale sullo sviluppo" e a "costruire una comunità globale centrata sullo sviluppo". Un'iniziativa ribadita dal Ministro nel suo discorso all'ONU, poco prima di introdurre l'unica questione specifica affrontata nell'intero intervento: quella relativa a Taiwan.
Wang ha sottolineato che la provincia governata da Tsai Ing-wen è una "inalienabile parte del territorio cinese sin dai tempi antichi", rimarcando la centralità del principio di 'Una sola Cina', come sancito dal diritto internazionale tramite la Risoluzione 2758, votata a larga maggioranza dalla stessa Assemblea Generale il 25 ottobre 1971, quando il seggio legale all'ONU fu restituito a Pechino espellendo i rappresentanti delle autorità di Taiwan da un posto "che essi avevano fino a quel momento occupato illegalmente", come recita la risoluzione stessa.

Un avvertimento, per niente velato, agli Stati Uniti e all'Amministrazione Biden, che durante l'estate ha avallato la visita ufficiale della Portavoce della Camera, Nancy Pelosi, cioè della seconda carica nella linea di successione presidenziale del Paese. Chiunque cercherà di frapporsi tra la Cina e il suo obiettivo di portare a compimento il processo di riunificazione nazionale è destinato "a scontrarsi con la solida opposizione di tutti i cinesi", e qualunque tentativo di bloccare questo processo è destinato "ad infrangersi sulle ruote della storia".

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