La mobilitazione a sostegno della Federazione dei Sindacati della Bielorussia (FSB) contro le ingerenze imperialiste



di Andrea De Marchis



Per contrastare il declino del loro predominio nel mondo, da quarant’anni a questa parte i gruppi imperialisti USA attuano una politica di aggressione (missioni di guerra, sanzioni, tentativi di destabilizzazione, operazioni sovversive, allargamento della NATO, corsa al riarmo) contro i paesi che non si piegano alla loro volontà e non aprono le frontiere ai loro traffici, affari, sopraffazioni: le “rivoluzioni colorate”, funzionali a installare governi amici dei gruppi imperialisti e nemici dei popoli, rientrano in questa politica.

La Bielorussia è da diverso tempo oggetto di questa politica di ingerenza, nell’ambito dell’espansione a Est che i gruppi imperialisti USA e UE perseguono dopo la dissoluzione dell’URSS e del campo socialista. Un salto di qualità in questo processo è stato il 2014, con i fatti di Piazza Maidan, il massacro alla Casa dei Sindacati di Odessa e la persecuzione contro le popolazioni del Donbass.

Il tentativo di fare della Bielorussia una nuova Ucraina ha avuto il suo culmine tra maggio e ottobre 2020, quando alcune organizzazioni politiche finanziate dall’estero, insieme al Congresso Bielorusso dei Sindacati Indipendenti – CBSI (in rappresentanza di 10 mila iscritti su una popolazione di più di 9 milioni di persone) e a gruppi ultras, “anarchici” e gruppi neonazisti (autoctoni e non), hanno fomentato disordini e indetto scioperi con lo scopo di impedire le rielezione di Aljaksandr Lukaš?nko e poi di invalidare il risultato elettorale a lui nettamente favorevole (80% dei consensi con affluenza all’84%).

Tra i fermati a seguito dei disordini, le forze dell’ordine e i servizi segreti (KGB) hanno identificato appartenenti all’organizzazione neonazista “Legione bianca” e ad altre organizzazioni di estrema destra. Nei loro appartamenti sono state rinvenute armi da guerra, kit medici in dotazione alla NATO e manuali con istruzioni sulle operazioni di combattimento nelle città.

La Federazione dei Sindacati della Bielorussia (FSB), di derivazione sovietica e che conta 4,5 milioni di iscritti, si è mobilitata per difendere il paese dal tentativo di colpo di Stato. “Come FSB avevamo oltre 9 mila lavoratori impegnati come osservatori in quasi tutti i seggi elettorali. Abbiamo organizzato questo lavoro appositamente, per comprendere e vedere chiaramente l’intero processo direttamente, per poi dare una valutazione oggettiva e indipendente dei risultati elettorali” – ha dichiarato Mikhail Orda, Segretario generale della FSB. I presidenti dei sindacati di settore afferenti alla FSB, nei giorni delle
proteste pubblicarono appelli ai lavoratori perché facessero “scelte legate alla difesa degli interessi nazionali e dei lavoratori” e non a quelli dei provocatori prezzolati da Washington.

La mobilitazione generale delle forze democratiche e del governo ha sventato il tentativo di colpo di Stato. Evidentemente la società bielorussa non è permeabile a provocazioni di questo tipo: l’eredità della fase sovietica ha ancora un peso importante nelle istituzioni e nei rapporti sociali del paese.

A seguito delle proteste del 2020, comunque, i sindacati “indipendenti” hanno continuato la loro attività anti-governativa. Nel dicembre 2022 il Presidente del CBSI e membro del Consiglio d’Amministrazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), Aliaksandr Yarashuk, il vicepresidente Siarhei Antusevich e la funzionaria Iryna But-Husaim sono stati condannati rispettivamente a quattro, due e un anno e mezzo di carcere per reati contro l’ordine pubblico. L’arresto dei tre sindacalisti era avvenuto nell’aprile 2022, dopo che i vertici del CBSI si erano mobilitati contro il sostegno del governo bielorusso all’intervento militare russo in Ucraina. Agli arresti è poi seguito lo scioglimento del CBSI da parte delle autorità bielorusse.

In conseguenza di ciò l’OIL, un’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei problemi relativi al lavoro e alle relazioni lavorative e di cui fanno parte istituzioni, governi e sindacati principalmente dei paesi imperialisti (tra cui per l’Italia CGIL, CISL e UIL), ha adottato una risoluzione nel giugno 2023 volta a far “rivedere i rapporti con il governo della Bielorussia”. Col pretesto della difesa della libertà di associazione sindacale, l’OIL in sostanza chiede di inasprire le sanzioni contro la Bielorussia e di continuare una politica di ingerenza e sostegno a gruppi di fatto eversivi. In questo modo l’OIL difende un tentativo di colpo di Stato in un paese sovrano, agisce di concerto e nell’interesse dei gruppi imperialisti e spinge le organizzazioni sindacali a fare altrettanto.

Questo è il contesto in cui si inquadra l’appello pubblicato da Marx XXI contro la sottomissione dell’OIL agli interessi dei gruppi imperialisti USA, UE e sionisti. Lo promuoviamo e rilanciamo innanzitutto per far conoscere la lotta antimperialista in corso nei paesi “attenzionati” dalla NATO, una lotta che, nel caso della Bielorussia, è parte della lotta delle masse popolari per difendere l’eredità della società sovietica dall’attacco frontale cui andrebbe incontro se il paese fosse preso in mano da fantocci stile Zelensky. Nelle masse popolari dei paesi dell’ex URSS è forte il ricordo delle immani sofferenze che la dissoluzione dell’URSS ha portato negli anni ’90, così come la consapevolezza che oggi, per imporre la propria agenda in quell’area, la borghesia imperialista ricorre a regimi di stampo fascista.

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