L’Isis è tornato in Libia per sopprimere gli scioperi. Sondaggio semiserio sulla congiura del silenzio su “L’Urlo” e la Libia

16 Maggio 2022 18:00 Michelangelo Severgnini

Nei mesi scorsi è riapparso l’Isis in Libia, con il ritorno in patria di Abdelhakim Belhaj, emiro fuggito alcuni anni fa e ora tornato per finire il lavoro sporco. L’attuale roccaforte si trova sull’estrema costa occidentale, tra Tripoli e il confine con la Tunisia, tra le città di Zawiyah e Sabratha

Perché è tornato l’ISIS in Libia. Chi lo ha permesso? Chi lo finanzia?

Da oltre un mese infatti i pozzi e i terminali petroliferi della Libia sono chiusi, in seguito alla protesta dei lavoratori libici che non intendono finanziare così le milizie di Tripoli e il governo illegittimo di Dabaiba, sostenuto dalla NATO.

Il Parlamento libico infatti lo scorso febbraio ha votato la fiducia ad un altro premier, Bashagha, il quale per ora ha riparato a Sirte, trovandosi di fronte all’opposizione militare delle milizie che gli impediscono di insediarsi a Tripoli.

E così i lavoratori libici si sono fatti sentire e, nonostante le pressioni internazionali per aumentare la produzione di idrocarburi nel quadro delle sanzioni alla Russia, hanno azzerato la produzione libica.

Questo scenario si è venuto a creare dopo che le elezioni presidenziali dello scorso dicembre sono state improvvisamente e misteriosamente annullate una settimana prima del voto. Motivo? Saif Gheddafi era dato dai sondaggi a più del 50%.

E così la NATO ha deciso ora di rivolgersi all’ISIS per forzare la chiusura dei pozzi libici.

Di come l’Italia e l’Unione Europea abbiano finanziato le milizie di Tripoli negli ultimi anni al fine di saccheggiare il petrolio libico ne parla il film “L’Urlo”, di cui sono regista (guarda il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=ykx_lqVbg6Y&t=3s).

Con la scusa di gestire i migranti, l’Italia ha inviato denaro e soldi per difendere militarmente i governi illegittimi di Tripoli e continuare a sfruttare il petrolio libico.

Petrolio libico la cui produzione però è ora bloccata dai lavoratori libici.

Perché in Italia non se ne parla?

Aiutaci a capirlo rispondendo a questo sondaggio semiserio sulla congiura del silenzio cui sono sottoposti la Libia e il film “L’Urlo”.

RISPONDI AL SONDAGGIO

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdgaUsLPthBMtP-Bv7y21m_SKpkBALQqdkLtCcbjgYaNmkJGQ/viewform?vc=0&c=0&w=1&flr=0

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