La Corte Internazionale di Giustizia apre le udienze su Israele

19 Febbraio 2024 11:04 La Redazione de l'AntiDiplomatico

La Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), con sede all'Aia, questa mattina ha avviato una serie di udienze sulle conseguenze legali dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi.

Più di 50 paesi, tra i quali gli Stati Uniti, così come Cuba, Cina, Russia, Sud Africa ed Egitto, presenteranno le loro argomentazioni davanti ai giudici.

Nel corso della sessione interverrà il ministro degli Esteri palestinese Riad al-Malki, nonostante l'assenza del rappresentante israeliano.

Le udienze fanno parte di una campagna palestinese per esercitare pressione sulle istituzioni legali internazionali affinché esaminino la condotta di Israele, soprattutto dopo l’inizio dell’aggressione alla Striscia di Gaza nell’ottobre 2023, che ha provocato la morte di quasi 30.000 palestinesi, per la maggior parte donne e bambini.

I giudici esamineranno le politiche di occupazione, insediamento e annessione, nonché le misure volte a cambiare la composizione demografica e lo status di Gerusalemme.

Affronteranno, inoltre, l’impatto legale di queste politiche e pratiche e il modo in cui influenzano lo status giuridico dell’occupazione e quali sono le loro conseguenze.

Questa è la seconda volta che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite chiede alla Corte internazionale di giustizia di emettere un "parere consultivo sui territori palestinesi occupati", attraverso un processo non vincolante nonostante il rifiuto di Israele.

Allo stesso modo, nel luglio 2004, la Corte Internazionale di Giustizia ha concluso che il muro di separazione costruito da Israele in Cisgiordania viola il diritto internazionale e deve essere smantellato, ma è ancora in piedi.

L’attuale genocidio in corso a Gaza, potrebbe, però, aumentare la pressione politica sull’entità sionista.

Le azioni relative al parere consultivo sono distinte dalla denuncia di genocidio del Sud Africa dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia, in merito alle violazioni dell'accordo sul genocidio del 1948.

Anche se l'esito del parere consultivo non sarà giuridicamente vincolante, secondo l'ICJ avrà "un peso legale significativo e un'autorità etica".

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