Colombia. Nonostante il Nobel, la pace è ancora lontana.

di Daniele Cardetta


Qualche giorno fa molti avevano salutato in modo estremamente positivo la vittoria del Nobel per la Pace da parte del presidente della Colombia Juan Manuel Santos, premiato per i suoi sforzi decisi nel tentare di porre fine a una guerra civile, quella con le Farc, che ormai andava avanti da oltre mezzo secolo. Ma nonostante le belle parole e la speranza di pace la situazione nel paese sudamericano sembra essere ancora piuttosto complicata, basti pensare che qualche settimana fa erano stati proprio i cittadini colombiani a esprimersi attraverso un referendum bocciando la storica intesa di Cartagena tra governo e Farc. Il processo di pace però è andato comunque avanti ma la Colombia non è ancora un paese pacificato per molti motivi, e la sensazione è che siano ancora molti i nodi da affrontare.


A margine dell’accordo tra Farc e governo infatti l’agenzia di stampa Agenzia Nova (http://www.agenzianova.com/a/0/1468942/2016-12-12/speciale-difesa-colombia-gli-omicidi-dei-leader-contadini-minacciano-l-accordo-di-pace) ha sottolineato come in Colombia si debba fare i conti con un problema molto stringente, ovvero quello degli omicidi mirati dei leader sociali, ovvero figure di spicco che rappresentano le lotte contadine per la rivendicazione di una diversa distribuzione della proprietà terriera. La sigla dell’accordo di pace tra Farc e governo è comunque un punto molto importante per la costruzione della pace in quanto una riforma rurale reale e coraggiosa, ovvero la conditio sine qua non della pace posta dai guerriglieri, potrebbe davvero segnare l’inizio di un periodo di pace sociale.


Intanto però dall’inizio dell’anno sarebbero almeno 60 gli omicidi mirati e almeno 30 gli attentati a vuoto che hanno minacciato qualcosa come 300 persone, a segnalare come a dispetto delle dichiarazioni positive del governo e dei guerriglieri delle Farc ci siano anche attori che non avrebbero molti interessi a lasciarsi il conflitto alle spalle, vedi alcune bande paramilitari che erano state utilizzate contro i guerriglieri soprattutto durante la presidenza Uribe.


La denuncia di questi omicidi è stata effettuata tra le altre cose da Cumbre Agraria (https://noticias.terra.com.co/colombia/cumbre-agraria-dice-que-han-asesinado-98-defensores-ddhh-en-colombia-en-2016,ec9f366d9c382357502c218a9611b3e2lm1lg8l4.html) , ovvero una organizzazione che riunisce svariate associazioni contadine e popolari colombiane, che ha segnalato come il fenomeno degli omicidi politici sia persino aumentato rispetto al 2015 con ben 31 casi in più. Sempre Cumbre Agraria ha denunciato di aver registrato la presenza di ben 13 gruppi paramilitari attivi in almeno 22 dipartimenti della Colombia.

Quello dei leaders contadini uccisi è un problema molto sentito in Colombia e non da oggi, già un anno fa era stata Telesur a occuparsi della vicenda (http://www.telesurtv.net/news/300-lideres-campesinos-asesinados-durante-2015-en-Colombia-20151121-0032.html). Molti di questi capi contadini verrebbero continuamente repressi e minacciati in quanto sarebbero tra gli unici a denunciare lo sfruttamento e il saccheggio di risorse naturali perpetrato da multinazionali in alcune regioni rurali del Paese. La sensazione è quindi che la pace tra Farc e governo diventerà realmente concreta solo se alle parole seguiranno anche i fatti, cosa che a oggi non può purtroppo ancora essere confermata.

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