Il progetto “science4people” all'Università di Betlemme


di Patrizia Cecconi
Betlemme, 8 febbraio 2017


In questi giorni presso l’Università di Betlemme, in Palestina, si sta svolgendo il progetto “science4people” proposto dall’associazione Sunshine4Palestine. Si tratta del primo progetto di divulgazione scientifica realizzato con l’obiettivo di avvicinare alla scienza, con metodo scientifico, anche i “non addetti”, creando dei formatori ad hoc tra gli studenti universitari di discipline scientifiche. Compito di questi formatori sarà quello di trasmettere il metodo di osservazione dei fenomeni quotidiani a ragazzi della scuola primaria e secondaria creando così le condizioni per lo sviluppo del pensiero razionale e dello sguardo scientifico verso ciò che avviene nel quotidiano e che, abitualmente, non è considerato scienza.


E’ convinzione del team di Sunshine che essere consapevoli dei fenomeni scientifici ha come conseguenza, tra le altre, il coinvolgimento nelle scelte pubbliche legate ad alcuni aspetti, in particolare tecnologici, che possono rappresentare un miglioramento delle condizioni di vita a livello di comunità.

Il team di Sunshine è composto da giovani scienziati italiani, ricercatori presso l’Università di Vienna, da tre comunicatori italiani che operano in Italia, e da un fisico inglese.



Il seminario, che si svolgerà in una settimana e che è suddiviso in tre sessioni, una di fisica teorica, una di preparazione alle tecniche comunicative finalizzate alla divulgazione scientifica, ed una impostata sulla sperimentazione pratica, è stato aperto dal dr. Michel Shoukri Hanania e dal prof. Michael Shibli Sansur che hanno espresso il loro interesse per la realizzazione e il successivo sviluppo del progetto. Successivamente Barbara Capone, presidente di Sunshine4Palestine, ha presentato gli obiettivi del progetto in essere e le attività dell’associazione che presiede e che in Palestina, esattamente nella Striscia di Gaza, ha già realizzato un’ importante struttura per fornire energia pulita e indipendente dai ricatti israeliani al Jenin Charitable Hospital di Shujaia, una delle zone alla periferia di Gaza city più massacrate dai bombardamenti del 2014.



In questi giorni, in cui Israele ha ripreso a bombardare pesantemente la Striscia di Gaza e in cui il suo Parlamento definisce legale l’emanazione del tutto illegittima di decisioni altrimenti definibili a buon titolo reato di appropriazione di terre altrui, proprio in questi giorni l’Università di Betlemme, in un solo colpo d’occhio fornisce il quadro positivo della Palestina attuale, benché sotto occupazione: è un’università cattolica frequentata da cristiani e musulmani in normale relazione gli uni con gli altri; ha un’altissima frequentazione femminile, tanto che il gruppo di studenti scelti per il seminario è formato esclusivamente da ragazze le quali, sia detto per inciso, si mostrano interessate, partecipi e vivacemente interattive; è funzionale e curata architettonicamente come si conviene laddove alla cultura viene data l’importanza che merita.






Queste tre caratteristiche (l’interazione interreligiosa, l’istruzione femminile di alto livello, la struttura architettonica efficiente ed esteticamente curata) mentre cozzano con la situazione che si vive sotto occupazione militare, al tempo stesso mostrano la capacità di resilienza di questo popolo. Una curiosità, sicuramente significativa di questo aspetto, è una sorta di oblò di vetro su una parete della bella biblioteca universitaria ampliata di recente. Un oblò dal quale entra luce perché la parete è stata colpita anni fa da un corpo di mortaio israeliano e, invece che coprire il buco, l’Università ha deciso di tenerne memoria facendone al tempo stesso occasione… di luce!



Nei prossimi giorni il team di Sunshine incontrerà la sindaca di Betlemme e visiterà i tre campi profughi in cui vivono decine di migliaia di palestinesi che hanno subito l’espropriazione delle proprie case e delle proprie terre da parte di Israele e probabilmente, mentre il team fornisce agli studenti un metodo di divulgazione dei fenomeni scientifici , da questa esperienza acquisirà a sua volta consapevolezza di come la resilienza, vista come fenomeno sociale oltre che fisico, sia lo zoccolo duro che impedisce alla potenza israeliana, coadiuvata dalla forza e dalle complicità internazionali, di soffocare questo popolo. Insomma, sarà uno scambio di conoscenze e di consapevolezza che investirà orizzontalmente entrambe le parti e che probabilmente sarà il link per nuove collaborazioni.

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