Scacchista "razzista", Lino Banfi "omofobo". Così operano gli "algoritmi" che controllano tutta l'informazione che vi arriva

23 Febbraio 2021 16:00 Aurelio Armellini

Tempi bui. Tempi di restaurazione e totalitarismo neo-liberale. Per connivenza e impotenza, è ormai chiaro come le autorità pubbliche di paesi che si autodefiniscono democratici hanno deciso di delegare ai colossi statunitensi di internet la diffusione di tutta l’informazione.

Avviene, ad esempio, in questi giorni in Australia che Facebook decida di annullare tutta l’informazione dalla sua piattaforma e la politica invece di bloccare il social che osa sfidare l’autorità pubblica si adegua ad un compromesso al ribasso.

Avviene in Australia e figuratevi quello che può accadere in un paese come l’Italia in cui la politica è prona da decenni e l’informazione è in mano ad un oligopolio di corporazioni che fanno capo a multinazionali come Fiat Cyrsler e Mediaset, con sedi fiscali in paradisi di elusione.

I diritti si ottengono combattendo e combattendo si difendono. La battaglia per il rispetto di quello ad un'informazione pluralista può essere solo organizzata e portata a termine solo dal basso, dalla autocoscienza individuale che diventa volontà popolare e collettiva. Alternative non ci sono con la politica attuale e media mainstream chiaramente conniventi con le censure imposte da quegli algoritmi delle multinazionali Usa di internet che mostrano proprio oggi tutti i lati più tragicomici. Quelli di Youtube (Google) hanno censurato lo scacchista più seguito al mondo per razzismo per frasi come “il bianco attacca il nero” - secondo l’indagine di due ricercatori ripresa dall’Independent - e quelli di Facebook hanno chiuso un gruppo con 117.000 iscritti dedicato ai film di Lino Banfi, per incitamento alla violenza e all'omofobia.

Siamo al ridicolo. Ma non va banalizzato, anzi. Sono gli stessi algoritmi che decidono e decideranno quale video Youtube seguirete per conoscere quella questione, quale giornale vi darà quella notizia in quel momento tramite Facebook o Twitter, e quale libro leggerete tramite Amazon su quel determinato argomento. Il tutto deciso da algoritmi tarati dalle decisioni di agenzie, presunti debunker e giornalisti (perfettamene interscambiabili a giorni alterni) che hanno come unico obiettivo quello di filtrare il solo pensiero unico del totalitarimo neo-liberale e del fondamentalismo atlantico, trionfanti totali oggi in Italia nel neo governo Draghi.

E qui veniamo al punto decisivo che forse non è ancora stato pienamente compreso. Un’opposizione politica necessaria e doverosa a questo nuovo esecutivo potrà essere possibile e efficace solo se accompagata dall’autocoscienza collettiva impegnata a difendere il diritto ad una informazione libera e pluralista. E’ possibile provare solo ad immaginare la prima se verranno chiusi, limitati o censurati senza conseguenze dagli algoritmi “intelligenti” tutte le pagine, siti e giornali che non si limitino ad intervistare il macellaio o giornalaio di Draghi?

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