La strana storia del terrorista rilasciato da Guantanamo e accolto in Italia “per motivi umanitari”


È tutto un tripudio di lodi il coro dei media italiani sulla “accoglienza” nel nostro Paese di Fayiz Ahmad Yahia Suleiman, rilasciato dal lager USA di Guantanamo “per motivi umanitari”; rilascio e accoglienza resa possibile dalla Dichiarazione congiunta UE-USA 15/6/2009 conseguente alla promessa elettorale di Obama (profferita nel lontano 2008) di chiudere quello che, a tutti gli effetti, è una prigione illegale. Basti pensare che Fayiz Ahmad Yahia Suleiman c’è stato rinchiuso ben quindici anni senza essere stato nemmeno incriminato.

Qualche tempo fa, qualcuno deve essersi accorto che questo "nemico combattente" (definizione di comodo per non riconoscerlo come prigioniero di guerra, protetto, quindi, dalla Convenzione di Ginevra) “venduto” nel 2001 agli USA dalla polizia afgana come “pericoloso terrorista” era in realtà un povero Cristo. Da qui la “motivazione umanitaria” di spedirlo in Italia. Dove rimarrà detenuto in qualche prigione, beninteso. Sorte, comunque, migliore dei tanti jhadisti (non certo quelli che hanno la fortuna di essere al soldo degli USA per devastare la Siria) che gli USA continuano a portare in Europa (in particolare in Polonia) per essere torturati.

Tempo fa c’era stata pure una Commissione di Inchiesta del Parlamento Europeo su questo scandalo; Commissione che, ovviamente, non sortì alcun effetto mentre, dal canto suo, la ineffabile “Corte dei Diritti Umani dell’Unione Europea” si lavava le mani da questo “problema”. Unica eccezione il caso del rapimento di Abu Omar per il quale si arrivò al processo contro dirigenti dei Servizi segreti italiani e dirigenti della CIA. I primi assolti (non essendo stato possibile produrre tutte le accuse per via del “Segreto di Stato”), i secondi graziati dal Presidente della Repubblica. What else?

Francesco Santoianni

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