Siria: piu' la sconfitta avanza, piu' la bufala diviene MAX(X)I

Ma a chi volete che interessi una mostra che illustra, con foto ricoperte di rettangoli neri, quegli stessi “crimini di Assad” che ogni giorno, ogni ora, vengono sbandierati – con innumerevoli video - su tutte le TV? È stato per questo che a vedere la mostra “Nome in codice: Caesar” ci sono andati quattro gatti. Anzi, per l’esattezza (così come riferitomi da mie fidate spie lì inviate): qualche decina di persone il mercoledì 5 ottobre, praticamente nessuno il giovedì e il venerdì, qualche decina sabato, ancora meno domenica 9.


Insomma, un fallimento. Nonostante tutti i media mainstream – così come per la “manifestazione” (29 persone) pro-ribelli siriani di un mese fa - si siano fatti in quattro per propagandare la mostra. E nonostante innumerevoli “testimonial” della mostra quali il celebre inviato RAI Amedeo Ricucci (si veda qui l’analisi di un suo reportage dalla Siria), il sionista Erri de Luca, il deputato SEL Erasmo Palazzotto... e, sopratutto, tale Mazen Al Hamdan, sedicente “prigioniero di Assad sottoposto a torture” (“mi torturavano con scariche, bruciato con il fuoco, acido, olio bollente”) le tracce indelebili delle quali, comunque, non sono state minimamente mostrate dai giornalisti RAI che, evidentemente, ritengono che agli spettatori basti quello che alla RAI viene raccontato.


Che altro dire sulla Mostra? Che l’”Operazione Caesar”, sin dai suoi esordi, è stata finanziata dal governo del Qatar? Che ha la stessa attendibilità delle “Armi di Distruzione di Massa” di Saddam o delle “Fosse comuni” di Gheddafi”? Che serve, non già a denunciare la tortura, ma a sponsorizzare una guerra? Che i visi “fotografati da Caesar” (quando, al pari dei cartellini mortuari, non sono celati da rettangoli neri) sono, in alcuni casi, identificabili con quelli di soldati del governo di Damasco uccisi dai “ribelli”? Ma questo lo abbiamo già detto a sufficienza (si veda qui, qui, qui, qui, qui o si legga questo dettagliato Report).


Meglio concludere con una riflessione sui frequentatori dei siti Facebook “pro ribelli siriani” che proprio in queste ore leniscono l’amarezza di una mostra senza pubblico consolandosi con la constatazione “l’importante è che i media ne abbiano parlato”. Certamente. Della mostra ne hanno straparlato Repubblica, Corriere, l’Unità, RAI, SKY... Ne hanno straparlato tutti i media padronali. Gli stessi - per capirci – che ogni giorno, ogni ora, glorificano il Governo Renzi, crocifiggono i Cinquestelle e chiunque – nelle fabbriche, nelle scuole, nelle piazze – cerca di opporsi ai sacrifici, ai licenziamenti, alle privatizzazioni, all’Unione Europea.... Gli stessi media che fanno il tifo per Hillary Clinton e per la NATO. Gli stessi media che ci preparano alla guerra.


Credete che qualcuno di questi “pro-ribelli siriani” si domandi il perché?

Francesco Santoianni



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