Idlib, sempre le stesse fonti di bufale per lo stesso obiettivo: l'invasione della Siria


Immagini che non si ha il coraggio di pubblicare, ma che stanno sconvolgendo tutte le sedi internazionali”... “ L'orrore del nuovo bombardamento in Siria ha il volto di bimbi colpiti anche negli ospedali dove erano appena stati ricoverati.”... Strage di bambini in attacchi aerei sui ribelli.”...”Assad bombarda la città ribelle”... Sono questi i titoli che troneggiano in queste ore su tutti i media mainstream (Repubblica, Corriere, La Stampa, Il Sole-24 Ore, Il Fatto Quotidiano....): un attacco mediatico, un tiro concentrato, di una violenza assolutamente inusuale e che si direbbe scatenato non già, come al solito, per avvelenare le “trattative di pace in corso” ma per preannunciare quello che l'Occidente non riuscì a fare ai tempi della bufala di Ghouta: un bombardamento a tappeto e l'invasione della Siria.

Ma vediamole, queste “immagini che stanno sconvolgendo tutte le sedi internazionali” anche perché nonostante l'ambizione di utilizzarle per scatenare una guerra, ripropongono le stesse evidenti incoerenze che hanno costellato innumerevoli bufale della guerra alla Siria. Come le “bombe al Cloro” che avevamo analizzato in questo articolo. Sorvolando su video vecchi di anni, come quello dei “bambini uccisi dal Sarin a Goutha”, riciclati oggi da alcuni media, soffermiamoci, quindi, sui due video - entrambi diffusi dall’Aleppo Media Center - presi oggi come Vangelo da tutti i media mainstream – che pretendono di documentare l’attacco con il gas ad Idlib.



Qui una collazione dei due video.

Nel primo dei due video - che La Stampa intitola “Il momento del bombardamento all’ospedale di Khan Sheikhun” - un tizio cerca di convincerci di essere in un ospedale facendosi riprendere davanti ad una fila di letti sovrastati da alcuni armadietti. Dopo di che, la scena cambia incollando una scena girata in un tutt’altro contesto (si ascolti la differente qualità dell’audio, ad esempio, o le macchie luminose che non trovano riscontro nella prima scena) dalla quale non si capisce assolutamente nulla di quello che sta succedendo. Complimenti a “La Stampa” per la sua immaginazione. Tra l’altro, a rendere ancora più farlocco questo video concorre la circostanza che esso è stato realizzato, addirittura, riprendendo video trasmessi da una TV


Ancora più sorprendente è il secondo video, intitolato dal Corriere della Sera: “L'attacco nella provincia di Idlib sotto il controllo dei ribelli. Tra le vittime molti bambini”. Come sempre, neanche una donna (ad esempio, una madre ripresa a fianco dei “bambini gasati”): tutti maschi, verosimilmente miliziani. Dapprima, per strada a fare scena indossando mascherine antipolvere, poi in una stanza indossando una tuta da imbianchino sperando che qualche giornalista babbeo possa scambiarla per una tuta NBC. A completare il quadro, un tizio che si allontana tenendo in braccio un bambino (con il viso opportunamente pixellato) e una buca stradale che non mostra nessun rottame dell’ordigno che l’avrebbe provocata.

Queste sono le “prove” dell’attacco con i gas sulla provincia di Idlib.


Per fortuna le da’ man forte Save the children che narra di suoi medici che avrebbero assistito le vittime degli attacchi con il gas. Più o meno, la stessa cosa che fece Médecins Sans Frontières per certificare la panzana del Sarin usato da Assad a Ghouta. Intanto su tutti gli schermi strapagati giornalisti alimentano l’indignazione contro questo ennesimo “crimine di Assad”. Che deve essere punito, magari con bombardamenti su Damasco. Ma state pur certi che questi stessi “giornalisti”, quando tra qualche tempo le “prove” che avevano sbandierato riveleranno la stessa consistenza delle “fosse comuni” di Gheddafi” o delle “Armi di Distruzione di Massa” di Saddam, invece di cambiare mestiere, dichiareranno di “essere stati ingannati”. E, magari li vedremo ancora a Perugia, al Festival del Giornalismo, a tenere lezione.

Francesco Santoianni

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