Il rapporto di Reporter senza frontiere, l'ultimo disperato appiglio per decine di giornali morenti



Su tutti i media, come ogni aprile, il nuovo “Rapporto di Reporters sans frontières sulla libertà di stampa”. Quest’anno, per i soliti imperscrutabili calcoli di RSF, il nostro Paese sale dal cinquantaduesimo al quarantaseiesimo posto; al primo posto la Norvegia, al 148° la Russia e bla bla bla….


Sull’attendibilità di questo Rapporto, al pari di quella dell’Oroscopo di Astra, non varrebbe la pena di scrivere neanche un rigo, se non fosse per il riproporsi della “minaccia alla libertà di stampa”, già annunciata un anno fa, rappresentata dal Movimento Cinque Stelle (“Il Movimento 5 Stelle ha spesso condannato la stampa per il suo lavoro e non esita a comunicare pubblicamente l’identità dei giornalisti che lo disturbano”). “Notizia” sbandierata oggi da tutti i media, tra cui Il Corriere della Sera che raccoglie pure le preoccupazioni di Berlusconi di fronte all’ergersi della minaccia Cinque Stelle: “I miei elettori si sentono come gli ebrei al primo apparire di Hitler”.


Sull’obbiettività di Reporters sans frontières e sui suoi finanziatori avevamo già scritto (si veda, ad esempio qui o qui), Non resta, quindi, che congedarsi citando una frase che ci era sfuggita: “Reporters sans frontières è finanziata da Soros ed è molto vicina alla CIA”. L’aveva scritta un giornalista di prim’ordine: il tedesco Udo Ulfkotte. Il 13 gennaio 2017 fu stroncato da uno strano infarto.


Un omicidio (come osarono sospettare alcuni suoi colleghi)? Ma quando mai! La Germania è, da sempre, ai primi posti nella libertà di stampa. Lo assicura il Rapporto di Reporters sans frontières.

Francesco Santoianni

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