Consiglio d’Europa e quel "comunicato sbalorditivo" sulla tragedia del volo di linea MH 17



Ignorato dai media lo sbalorditivo comunicato del Consiglio d’Europa sull’abbattimento del volo di linea MH 17. Provvediamo noi:


Dichiarazione dell’alto rappresentante a nome dell’UE in occasione del quinto anniversario del decollo del volo MH17 della Malaysia Airlines (17 luglio 2019). In questo giorno, in cui commemoriamo il quinto anniversario del tragico abbattimento del volo Malaysia Airlines MH17, che ha portato alla morte di 298 persone innocenti, i nostri cuori sono con tutti coloro che hanno perso i loro cari e continuiamo a condividere il loro dolore. L’Unione europea ribadisce il suo pieno sostegno a tutti gli sforzi volti a stabilire verità, giustizia e responsabilità per le vittime e i loro parenti più prossimi, conformemente alla risoluzione 2166 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In tale contesto, l’UE accoglie con favore l’annuncio, da parte del Gruppo Investigativo Congiunto (Joint Investigation Team), del 19 giugno 2019, che le accuse penali saranno presentate nei Paesi Bassi contro quattro persone.
L’UE invita la Russia ad accettare le proprie responsabilità e a collaborare pienamente alle indagini in corso. L’UE esprime piena fiducia nell’indipendenza e nella professionalità delle procedure giuridiche che ci attendono.”


Ma come sarebbe a dire? L’indagine è ancora in corso e la Russia dovrebbe già “accettare le proprie responsabilità”? Questa “indagine” su una tragedia costata la vita a 298 persone, diventata ormai una farsa, merita di essere, se pur sommariamente, raccontata. (per una analisi più approfondita dell’indagine clikkate qui)


Già il giorno dopo la tragedia, per i media era tutto chiaro: l’aereo era stato abbattuto dai ribelli filo-Putin del Donbass con un missile sparato, non si sa per quale motivo contro un aereo di linea che volava a 9.000 metri di quota. A dire il vero, qualche giornalista aveva fatto notare che la livrea del MH17 della Malaysia Airlines, somigliando a quella della flotta presidenziale russa, avrebbe potuto far pensare che quell’aereo trasportasse Putin, in volo proprio in quelle ore da quelle parti. Si, ma come avrebbe fatto una postazione missilistica, novemila metri più in basso, ad accorgersi dei colori sulla livrea di un aereo di linea? Evidentemente, perché l’abbattimento del MH17 non era stato fatto tramite un missile terra-aria ma da un aereo militare in quota. Come dimostrano i tracciati radar e le immagini satellitari resi pubblici dai russi (a differenza degli ucraini che li tengono ancora secretati).


Ma sulla ipotesi di un abbattimento effettuato da un aereo in quota, forse meglio dare una occhiata a questo video.





L’ipotesi del mitragliamento da parte di un aereo veniva suggerita anche dal Rapporto preliminare del’Dutch Safety Board: ente per la sicurezza aerea olandese. Comunque, dopo qualche tempo, vengono “ritrovati” tra i rottami dell’aereo abbattuto i resti di un missile terra aria: secondo i media occidentali, la “pistola fumante” in mano a ribelli filorussi; in mano, invece, all’esercito ucraino, secondo i Russi. (su questa complessa questione si veda qui o qui).


Fatto sta che dopo anni di “indagini” (costellate di sconcertanti circostanze: scomparsa di referti, manipolazione di foto che risultavano difformi da quelle effettuate dai separatisti del Donbass immediatamente dopo il crash, morti sospette di testimoni chiave, rifiuto delle autorità ucraine a fornire tracciati radar…) la Commissione di indagine (nella quale, incredibilmente, non trovava posto neanche la Malesia), prendendo per Vangelo l’ipotesi del missile terra-aria in mano ai “ribelli” del Donbass, affidava, nel 2017, al “Joint Investigation Team” il compito di identificare i nomi dei colpevoli da deferire alla Giustizia. Nomi che sono, ovviamente, tutti di filo-Putin: Sergey Dubinsky (ufficiale in pensione del servizio segreto russo GRU), Oleg Pulatov (tenente colonnello della Riserva delle Forze Aviotrasportate dell’esercito russo), Leonid Kharchenko, (del GRU), Igor Strelkov (ministro della difesa dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk).
L’analisi del ponderoso quanto insulso Report del Joint Investigation Team (che si dichiara basato “su prove aperte”, salvo poi omettere le fonti delle più significative informazioni) meriterà un successivo articolo. Qui due parole su questo Joint Investigation Team, al quale sono state appaltate le indagini giudiziarie, e che si identifica con il gruppo “Bellingcat” creato, nientedimeno, da Eliot Higgins, già dai primi anni della guerra alla Siria, con lo pseudonimo Brown Moses, disposto a certificare come autentica ogni fake che gli veniva sottoposta dai media e che, dopo i soldi ricevuti dalla Open Society Foundation di George Soros, (qui la sua intervista a The Guardian) ha messo su un Joint Investigation Team attualmente patrocinato dall’Atlantic Council, in pratica un think tank della NATO finanziato dal Dipartimento di Stato americano.


Per quale motivo, per indagare su una strage che ha ucciso 298 persone, la Commissione di indagine, invece, di servirsi di una delle tante polizie o servizi di sicurezza appalti questo compito ad una struttura privata e così screditata si direbbe un mistero. O la spiegazione è un’altra?


Francesco Santoianni

P.S. per scrivere questo articolo ho attinto documentazioni anche dall’articolo di Patrizio Ricci “Consiglio d’Europa sulla tragedia del volo di linea MH 17: la Russia deve prendersi la colpa ad ogni costo”

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