Sanzioni (criminali). La brutalità dell'Unione Europea e l'incredibile censura contro il Papa

Anche il Papa colpito dalla censura? Si direbbe di sì, considerando che, praticamente, nessun media mainstream ha menzionato quanto detto dal Papa verso il termine dell’omelia pasquale:
"In considerazione delle circostanze (Covid19), si allentino pure le sanzioni internazionali che inibiscono la possibilità ai paesi che ne sono destinatari di fornire adeguato sostegno ai propri cittadini (…) “
Qui, il video:





Ma perché questo silenzio tombale su una richiesta così ovvia? Verosimilmente perché, qualche giorno fa, in piena epidemia Covid19, il Commissario dell’Unione Europea per la politica estera Josep Borrell, ha chiesto un INASPRIMENTO delle sanzioni contro una Siria, già prostrata da otto anni di guerre, sanzioni e ora anche dall’epidemia di Covid19. Inasprimento richiesto a seguito di un farlocco rapporto degli ispettori dell’agenzia ONU OPCW. “Ispettori” per modo di dire in quanto – come documentato in questo articolo - NON SI SONO NEMMENO MAI RECATI nelle aree considerate bersaglio degli attacchi chimici limitandosi a prendere come Vangelo le dichiarazioni di qualche tizio e come “prova dell’attacco chimico” ogni rottame che portava agli “ispettori”.

Anche per questo consigliavamo al nostro ministro degli Esteri e, soprattutto, al suo sottosegretario (un tempo ardente oppositore delle sanzioni alla Siria) di leggersi con attenzione il Rapporto dell’ONU-OPCW e, per quel che può valere, anche l’analisi di questo, contenuta nel nostro articolo. Purtroppo, a giudicare dalla sua pagina Facebook, affollata come sempre di suoi continui interventi, si direbbe che questo consiglio non abbia sortito alcun effetto e che l’inasprimento delle sanzioni alla Siria – già due volte rinnovate dal precedente governo Cinque Stelle - è alle porte.

Illudendoci che, se non la richiesta del Papa, almeno una ulteriore documentazione sulle follie contenute nel Rapporto ONU OPCW possa suscitare qualche ripensamento, continuiamo ad integrare quanto già riportato nel precedente articolo.

Armi chimiche e Siria, tutto quello che devi sapere sul nuovo rapporto bufala dell'OPCW (parte seconda)

Il Rapporto First Report by The OPCW Investigation and Identification Team - realizzato da una agenzia dell’ONU (OPCW, Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) ormai allo sbando - consta di ben 82 pagine, quasi tutte, comunque, riportanti innumerevoli codicilli diplomatici e trattati internazionali che si direbbero messi lì solo per rimpolpare un testo desolatamente povero di informazioni. A peggiorare le cose, la sezione “allegati” (che dovrebbe contenere le “prove” degli attacchi effettuati con il gas dall’aviazione siriana) che si riduce a: sette fotografie di frammenti di presunte bombe, scattate da chissà chi; una foto Google Earth; una pagina bianca che avrebbe dovuto contenere la documentazione sul gas sarin e che, invece, risulta censurata; un’altra pagina bianca che avrebbe dovuto documentare su altre “prove”, anch’essa censurata.

Con questa “documentazione”, per farsi una idea della serietà del Rapporto, non resta che dare una occhiata alla Sezione 7 (pagg. 33 e seguenti) che documenta come gli “Ispettori” dell’ONU abbiano saputo dell’attacco chimico che sarebbe avvenuto il 24 marzo 2017 ad Ltamenah, nel nord della Siria. (qui la sintesi del testo)

“L’ITT (Investigation and Identification Team) ha appreso le informazioni da individui presenti in zona i quali ci hanno descritto il suono dell'impatto della bomba sganciata dall'aereo come diverso da quello delle bombe convenzionali e anche l’odore che essi hanno annusato era diverso. L'attacco ha causato anche la morte di piccoli animali e uccelli presenti nella zona.”

Certo, “la morte di piccoli animali e uccelli presenti nella zona”. Resta da spiegare perché non siano morti anche coloro che hanno “annusato” il sarin. Perché è con questo gas (26 volte più letale del cianuro) che sarebbe stato condotto il fantomatico attacco su Ltamenah. A dire il vero, qualche dubbio sarebbe sorto anche nell’Investigation and Identification Team che, dopo aver visionato un video presentatogli dai loro anonimi informatori, si accorgono che il cratere (due metri di profondità, diametro di circa 2,5 metri) che avrebbe provocato la suddetta bomba non sarebbe compatibile con quello prodotto da bombe armate con gas tossici (solitamente dotate di una piccola carica di esplosivo giusto per completare la rottura dell’involucro). Perplessità che, comunque non inficia il giudizio ufficiale del Rapporto sulla certezza dell’attacco chimico. Stessa disinvolta metodologia davanti al mistero su chi fossero le 16 persone colpite dal sarin (introvabili le loro cartelle cliniche) e come abbiano fatto cinque di esse ad essere intubate considerando che in zona non risulta esserci nessuna struttura sanitaria dotata di ventilatori polmonari. Questi, infatti, non apparirebbero in nessuno dei video che sarebbero stati mostrati agli “ispettori”. Video che esaminati anche da un tossicologo consulente dell’Investigation and Identification Team mostrerebbero “sintomi di avvelenamento da sarin” in persone, comunque, quasi tutte “dimesse entro 24 ore”.

Ma questa incredibile storia degli effetti del sarin è niente davanti ad un'altra buffonata: l’identificazione delle bombe siriane contenenti sarin. Ne parliamo la prossima volta.

Francesco Santoianni

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