Giuseppe Ippolito (direttore Spallanzani) demolisce il Piano Speranza con una dichiarazione

03 Dicembre 2020 15:02 Francesco Santoianni

Frana già prima di partire la campagna vaccinale anti-Covid? Si direbbe di sì, considerando la prima parte della dichiarazione di Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani, infettivologo del Comitato tecnico scientifico, intervenuto a “Radio anch’io”(qui l’audio). ““Chi ha avuto il Covid non deve vaccinarsi contro la malattia perché ha sviluppato anticorpi naturali, semmai dovrà controllare il livello di questi anticorpi.”

Già, ma chi ha avuto il “Covid” (considerato che, nel 95% dei casi, l’ingresso del virus Sars-Cov-2 non produce nessun sintomo)? Secondo i dati ufficiali, a oggi in Italia sarebbero appena 823.335 i “dimessi/guariti” (francamente non sappiamo proprio cosa possa significare questo termine considerando che, solitamente, sono i guariti ad essere dimessi); ben altre cifre si trovano, invece, quando la guarigione è attestata dalla presenza di anticorpi. La pur fallimentare Indagine sierologica nazionale contava in un milione e 482mila le persone che in Italia avrebbero incontrato il virus (2,5% dell'intera popolazione); altre indagini, ad esempio, quella svolta in Val Seriana attestava in 45% la popolazione che aveva incontrato il virus sviluppando anticorpi. Se poi, si passa alle stime dei contagiati effettuate da autorevoli istituti scientifici il numero dei contagiati da Sars-Cov-2 in Italia schizza ad ancora più elevate percentuali. Del resto non riteniamo una pazzia quanto dichiarato Angela Merkel a marzo e che cioè, di lì a poco, il 70% dei tedeschi avrebbe contratto il Sars-Cov-2.

Nonostante ciò, tutta la gestione dell’emergenza in Italia è basata, ancora oggi, sulla folle pretesa di scovare e chiudere in quarantena il “positivo”. Ma passiamo alla seconda parte della dichiarazione di Giuseppe Ippolito:

E quando questi (gli anticorpi naturali che aveva sviluppato, ndr) dovessero scendere, si può riconsiderare una vaccinazione” (…) Chi non risponde a un vaccino può averne un altro (…) Non sappiamo quanto dura l’immunità, è verosimile che le persone potranno usare un vaccino diverso. Non è il primo caso. Abbiamo già avuto esperienze di altri vaccini per cui le persone che non rispondevano a uno o raddoppiavano la dose o usavano un altro vaccino. (…) “Io credo che tutti dovranno fare la doppia dose di vaccino. E chi non risponde avrà di sicuro un altro tipo di vaccino”.

Certo, non sappiamo quanto dura l’immunità naturale; ma, a dirla tutta, non sappiamo nemmeno (e questo è attestato dalle dichiarazioni delle case farmaceutiche che li producono) se i vaccini garantiranno questa immunità. Sappiamo, invece, che una immunità può essere garantita dalla trasfusione di plasma di una persona già guarita (terapia oggi sabotata) E allora, perché la vaccinazione? E perché ci si ostina in una sciagurata caccia all’untore positivo che sta provocando solo danni e morti? Per contrastare il Covid ci sarebbero ben altre, e più efficaci, strategie. Le avevamo già segnalate; non è il caso qui di ripeterci.

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