La gendarmerie di Macron, l'esercito austriaco e i "sogni" di chi vuole "riformare" l'Europa.



Questione migranti e “solidarietà” in Europa.


La portata della crisi migratoria che l’Europa sta affrontando oggi non può essere sottovalutata – nel periodo Primo gennaio – 30 giugno nel 2017 sono sbarcati in Italia 83.360 migranti contro i 70.222 del 2016 - ma, come sottolineava recentemente Fulvio Scaglione, non deve essere certamente sopravvalutata a livello addirittura di “emergenza”. Definizione che viene ridicolizzata dall’oltre milione di profughi siriani ospitati dal piccolo Libano e dagli oltre sei milioni di colombiani che, negli ultimi anni, hanno trovato non solo rifugio, ma tutti i diritti e il Welfare nella confinante Venezuela.


Cifre irrisorie, quelle europee al confronto. Il dibattito intorno alla migrazione nell'UE, inoltre, si sta sviluppando quasi interamente senza nessun riferimento alle cause. Quello che manca come premessa in un dibattito che offre finalmente al mondo il volto egoista, razzista e classista di quest’Europa riguarda le cause che sono oggi all’origine di una parte preponderante del fenomeno migratorio.


Nessuno può o vuole dirlo, ma la principale causa della fuga è la NATO. Quello che spesso viene taciuto riguardo alle tragedie dei migranti nel Mediterraneo è che quest’ultimi, nell'imbarcarsi verso l’Europa, non “fuggono da guerre e miseria” astratte come vorrebbero far credere i fintamente disattenti giornalisti nostrani. Fuggono dalle guerre e dalla miseria che sono state causate dall’Occidente, Europa inclusa. Ed in particolare attraverso un’organizzazione, la NATO appunto, che ha la maggior responsabilità della distruzione dei loro paesi.


Il modus operandi dell'Alleanza Atlantica è chiaro. Il modello, ripetuto più e più volte, in Libia, Siria, Yemen, comporta la completa destabilizzazione di una regione, che poi sarà rapidamente seguita da un'altra 'soluzione' NATO al problema. La quasi totalità dei sessanta milioni di sfollati e rifugiati di guerra nel mondo rimane all’interno dei loro paesi o nei paesi confinanti; solo 600mila sono stati accolti in Europa. Per arrivarci, sono morti in mare a migliaia. In questo contesto, le guerre condotte dall’Occidente continuano a provocare esodi biblici, non solo di cittadini dei paesi bombardati o attaccati, ma anche di milioni di migranti che in quei paesi lavoravano. I rifugiati di guerra si intrecciano con il fenomeno dei migranti economici e climatico-ambientali, frutto degli sfruttamenti coloniali e neo-coloniali.





Il modo più veloce e rapido che l’Occidente ha per fermare le navi dei migranti è di smetterla di sostenere la guerra e l’oppressione. Smantellare la NATO sarebbe la soluzione più immediata, chiaramente. Chiedere agli Stati Uniti, padrone dell’Alleanza Atlantica, di partecipare al "danno" delle sue guerre con l’accoglienza della quasi totalità dei profughi indotti potrebbe essere una seconda soluzione.


Ma veniamo all’Europa. Subito dopo che Gentiloni ha leggermente alzato la testa dal servilismo congenito del suo partito e del suo governo chiedendo “solidarietà” perché i confini dell’Italia sono oggi i confini dell’Europa; e subito dopo che la Commissione europea ha fatto sapere di essere al lavoro per preparare alcune "misure concrete", la reazione di Francia, Spagna e Austria è stata chiara ed ha mostrato tutta la brutalità del regime neo-liberale che infesta il nostro continente. Se “l’afflusso di migranti dall’Italia non diminuirà. (…) Molto presto saranno attivati controlli alle frontiere e ci sarà bisogno di un dispiegamento dell’esercito fino a 750 uomini", ha dichiarato il ministro della Difesa austriaco Hans Peter Doskozil. Il “liberale” Macron ha parlato chiaro da subito: in Francia non entra nessuno. La Farnesina ha convocato d'urgenza l'Ambasciatore austriaco in Italia per qualche rimprovero di rito.

L’Italia rimane sola, questa è la sostanza. Viene un sorriso amaro nel pensare a chi, povero illuso, esultava trionfante per le vittorie della “democrazia” e del “sogno europeo” in Austria prima e Francia poi. Macron e Le Pen sono due facce della stessa medaglia. Il fascismo neo-liberista e il fascismo storico vanno combattuti entrambi contemporaneamente. “Oggi l'antifascismo ha due avversari, il potere che crea le condizioni economiche sociali e culturali perché il fascismo ed il razzismo risorgano, che cancella, come chiedeva la banca Morgan, i princìpi sociali delle costituzioni antifasciste, che educa alla esclusione e alla selezione sociale. Se volete andare alle radici del diffondersi di razzismo e xenofobia dovete vedere i mostri che si celano dietro la infame parola egemone competitività. Da qui rinasce il secondo avversario, i fascisti veri e propri che ad ogni deposito di fango della storia risorgono dalla melma. Macron e Lepen, Renzi e Salvini sono due facce della stessa medaglia e in Venezuela stanno dalla stessa parte”, dichiarava correttamente Giorgio Cremaschi all’assemblea di Eurostop dello scorso sabato a Roma.

Tornando, infine, alla crisi migratoria. I dati sono talmente irrisori che per la potenza economica mondiale quale l’Unione Europea è ridicolo anche solo discuterne. Pensate che in quel Venezuela della “crisi umanitaria”, pretesto per l'Unione Europea di un intervento per la destituzione del legittimo governo, sono ospitati con tutti i diritti oltre sei milioni di colombiani.

Chi ancora oggi, con l’esercito austriaco al Brennero e la gendarmerie a Ventimiglia, parla di solidarietà o si illude ancora di “riformare” o di “tornare alle origini” non assume una posizione seria nel dibattito attuale. Perché? Perché oggi non esiste alternativa alla gendarmerie di Macron e all’esercito austriaco del Brennero. Il governo italiano, che timidamente prova ad alzare la testa, ne prenda atto e ne tragga immediatamente le conclusioni. Con una scelta precisa. Se non vuole risolvere all’origine il problema facendola finita con il regime di Bruxelles, Berlino e Francoforte, almeno la prossima volta che ci sarà da versare i 14 miliardi di bilancio alle istituzioni europee, detragga dal conto i 5 miliardi che ha speso nel 2016 per la gestione di chi scappa dalle guerre militari ed economiche della NATO.

Alessandro Bianchi


APPENDICE

TRATTO DA “LE NOSTRE GUERRE, LA LORO GUERRA”
di Marinella Correggia
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=12048

[....]

Ma ecco alcuni dati su chi fugge dai conflitti prodotti o direttamente fomentati dall’Occidente. L’Italia non si è mai sottratta…

1991, “Tempesta nel Golfo”, guerra all’Iraq

La guerra provoca l’esodo di circa tre milioni di persone dall’area. Fra questi, 300mila lavoratori palestinesi vengono espulsi per vendetta dal Kuwait “liberato” e da altre petromonarchie, o lasciano l’Iraq distrutto dalle bombe e impoverito e dal successivo embargo. Abbandonano l’Iraq in tutto circa un milione di lavoratori stranieri (bengalesi, egiziani, yemeniti, filippini, indiani, pakistani…). L’Arabia saudita espelle circa 800mila yemeniti perché il loro paese non ha votato a favore della guerra all’Iraq.

1999 Serbia-Kosovo

Nel 1996, 200mila serbi vengono espulsi impunemente dalla Croazia con l’appoggio degli Usa. Nel 1999 i bombardamenti della Nato su Serbia e Kosovo, non approvati dall’Onu, provocano – invece di prevenire o arrestare – l’esodo di massa di centinaia di migliaia di kosovari. Dopo la vittoria della Nato, sono i serbi a fuggire a decine di migliaia dal Kosovo “liberato”.

2003 Iraq (operazione “Iraqi Freedom”)

Varia fra i 3,5 e i 5 milioni il numero di iracheni sfollati interni e rifugiati all’estero a causa dell’occupazione anglo-statunitense (con alleati) del 2003 e della successiva guerra settaria. A partire dal 2014, un milione e 800mila iracheni hanno lasciato le loro case di fronte all’avanzata del cosiddetto Stato islamico in Iraq.

2011, Libia, guerra della Nato

Fino al 2011 in Libia lavoravano oltre due milioni di stranieri, regolari o irregolari, fra nordafricani (in primis egiziani), africani sub-sahariani e asiatici (70-80mila dal Bangladesh). Con le bombe della Nato e la concomitante “caccia al nero” da parte dei “ribelli” libici alleati della Nato sul campo, lasciano la Libia 800.000 lavoratori migranti. Con l’arrivo dei “ribelli” a Tripoli, fine agosto 2011, lasciano il paese anche quasi due milioni di libici, distribuiti soprattutto fra Tunisia e Libia senza un vero status di rifugiati.

2011-oggi, Siria, guerra fomentata da paesi Nato e petromonarchi

Dal 2011, sei milioni e mezzo di siriani sono diventati sfollati interni; tre milioni hanno lasciato il paese. Poche centinaia di migliaia hanno ottenuto asilo in Europa.

2015, Yemen, bombardamenti sauditi

A partire dal 26 marzo 2015, con i bombardamenti sullo Yemen da parte di una coalizione di paesi arabi guidati dall’Arabia Saudita, oltre un milione di yemeniti si sono spostati in altre zone. Sono altri potenziali richiedenti asilo in Europa. L’Arabia saudita è il primo acquirente di sistemi d’arma dall’Italia…

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