La Siria, tra Disney e realtà

Di ilsimplicissimus


In qualche rarissima sala cinematografica viene proiettato un film documentario, “Life animated”, che racconta la storia di un bambino autistico il quale con l’aiuto del padre ( nella realtà si tratta di Ron Susskind, scrittore e firma del Wall street journal) riesce a ricostruire un’interfaccia minima col mondo grazie ai film di Disney che lui guarda incessantemente: conoscendo ogni battuta a memoria, il bambino è in grado di utilizzare La Sirenetta, Pinocchio, Alladin e gli altri personaggi per orientarsi nel mondo, dare un nome alle proprie emozioni e avere un dialogo con il padre. A dirla tutta il lungometraggio, nonostante il tentativo di romanzare gli eventi, è piuttosto noioso e in pratica si regge solo sull’idea centrale.

Tuttavia è interessante lo spunto, il suggerimento che i film di animazione della Disney con i loro personaggi enfatizzati nei tratti, le esagerazioni caratteriali oltre che con l’assoluta costanza e prevedibilità di comportamento, possano essere un sistema di decodifica, sia pure elementare, col mondo di fuori assai più complesso. Interessante anche perché tutto questo rimanda in via diretta all’età contemporanea nel quale la stragrande maggioranza delle persone non ha accesso alla comprensione del mondo reale al di fuori della sua diretta esperienza e vive in un guazzabuglio di spezzoni disneyani fornito loro dall’intrattenimento, dall’informazione, dalla comunicazione in generale. Brandelli di narrazione, di ideologia, di imperativi e di illusioni neoliberiste volteggiano davanti agli schermi da quando è stato inoculato il germe dell’autismo sociale predicato dal pensiero unico, rendendo impossibile una decodificazione del mondo oltre lo schermo, mentre voci critiche, dubbi e domande tra le più ovvie non trovano posto in un universo schematico e semplicistico, vengono semplicemente espulse dalla mente come troppo complesse o in grado di mettere in crisi gli equilibri emotivi consolidatisi attorno a pregiudizi o semplici suggestioni.

Solo ai contemporanei autistici può venire in mente di considerare corrette e documentate le notizie dal medio oriente che giungono da due sole fonti: dall’ “Osservatorio siriano per i diritti umani” formato da una sola persona che vive nei sobborghi di Londra e dalla famigerata agenzia dell’ultrasionista Rita Katz, finanziata dal dipartimento di Stato Usa. Solo dentro il mondo di Biancaneve può sfuggire la circostanza che il supposto uso dei gas da parte di Assad sia stato tirato fuori quando la guerra per distruggere la Siria ha incontrato battute di arresto , nell’agosto del 2013 a Goutha e a Idlib oggi. Ma parlo di Biancaneve che ha mangiato la mela avvelenata ed è in morte apparente perché sul primo episodio, specie dopo l’inchiesta del premio Pulitzer, Seymour Hersc che ha negato qualsiasi fondamento a questa tesi, esistono fortissimi dubbi che nemmeno l’Onu non è riuscito a sciogliere. Anzi Hersc ha avanzato la tesi che fossero stati i cosiddetti ribelli da importazione ad averli usati per forzare gli Usa a intervenire direttamente nella guerra che del resto essi stessi avevano organizzato e foraggiato.

E adesso ci risiamo con Idlib l’ultima roccaforte dei ribelli che deve essere tenuta a tutti i costi per non dover ammettere di aver perso definitivamente la partita e per giunta dopo l’attentato a Mosca che aveva aperto una porticina di simpatia verso il grande nemico. Disgraziatamente e in totale contrasto con le notizie rilasciate dall’uomo dell’Osservatorio londinese dopo una sbirciata dalla finestra del suo appartamento, ci sono alcuni fatti che contrastano con l’accorata versione maistream: il primo è che nel novembre del 2013, in seguito a un accordo Usa – Russia l’arsenale chimico di Assad è stato requisito dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw,) mentre ordigni a gas sono stati usati dai ribelli come riferito dall’inviato dell’ Onu incaricato di indagare sulla violazione dei diritti umani in Siria. Per di più armi di questo tipo sono stati trovati dalle truppe siriane ad Aleppo, assieme a ufficiali della Nato, ma in questo caso la solerte Opcw si è rifiutata di andare a controllare nonostante gli inviti insistenti.

Dunque niente di più facile che sia stato colpito un arsenale chimico dei ribelli liberando il gas. Ma anche niente di più logico, visto che i siriani di gas non ne hanno più e i russi non hanno alcun interesse ad usarli proprio adesso che stanno vincendo la guerra. Del resto le stesse immagini che vengono diffuse sono contradditorie perché mostrano persone che dovrebbero essere state colpite dal gas sarin, mentre i sanitari operano senza alcuna delle precauzioni minime necessarie in questi casi, nemeno i guanti di gomma.

Forse chi vive nell’autismo disneyano potrebbe riscattare il lungo sonno sotto la teca di vetro cominciando a rifiutarsi di avallare come buone e senza la minima riflessione tutte le cose che vengono dette e suggerite, comprese le stragi compiute per attribuirle all’avversario. E potrebbe anche accorgersi che a Washington qualcuno sta cercando di mettere le premesse per la guerra globale, cancellando con argomenti pretestuosi, eventi ambigui e interpretazioni deformi, la possibilità di arrivare a una composizione del conflitto prima che sia troppo tardi. E fa malissimo a non svegliarsi perché c’è anche caso di morire nel sonno.


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