LA POLITICA CINESE, UN RESOCONTO DELLA IV SESSIONE PLENARIA DEL 19° CC DEL PCC


di Fabio Massimo Parenti


Studiare il sistema politico cinese - composizione, funzionamento e dinamica evolutiva - è divenuto un compito ineludibile. Non solo per coloro che sono sempre più impegnati a lavorare con controparti cinesi, in Italia o all’estero, ma per il grande pubblico. I cambiamenti che stiamo vivendo non consentono più analisi superficiali e letture improvvisate, come è stato per molto tempo. Non c’è più spazio per letture volte a giudicare grossolanamente “altri popoli”, spesso per alimentare uno spirito primitivo di autoconservazione, cullandosi nell’illusione di far parte di una esperienza di civiltà migliore e superiore alle altre.

Quale è stato l’evento politico cinese più importante nelle ultime settimane? A fine ottobre, dal 28 al 31, si è svolta la quarta sessione plenaria del XIX Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, presieduta dall’Ufficio politico. Un appuntamento che si svolge regolarmente due volte all’anno e che riunisce membri del CC ed altre rappresentanze politiche che di volta in volta si alternano. E’ un consesso molto ristretto delle maggiori autorità del paese. Qual è lo scopo e la funzione delle plenarie? Verificare e discutere l’efficacia dell’applicazione pratica delle linee guida e delle politiche definite dalla leadership del partito nei periodi precedenti, sempre con metodi consultivi, al fine di apportare le necessarie modifiche in corso d’opera. La funzione di una sessione plenaria, dunque, non è solo di monitoraggio politico, bensì di rilancio e/o di modifica delle linee guida alla luce della sperimentazione pratica. Questo evento è infatti anticipato da una serie di consultazioni con il sistema di governo del paese, consistente in un processo di raccolta di un enorme numero di suggerimenti da parte di corpi governativi, agenzie ed istituzioni che hanno implementato determinate politiche. Una pratica di cui ho potuto raccogliere numerose testimonianze da amici e colleghi cinesi. Le sessioni plenarie servono proprio per praticare un processo di revisione politica, funzionale ad adattare la programmazione di medio e lungo periodo in funzione di valutazioni provenienti dalle esperienze di diversi livelli di governo.
Ciò premesso, possiamo a questo punto vedere i risultati dei lavori di questa ultima sessione, commentando i principali aspetti emersi alla fine di questo processo consultivo e decisionale. Potremmo cominciare col rilevare la conferma di una sorta di modello, di percorso, tipico della nuova Cina, riassumibile con l’espressione “continuità nel cambiamento”. In altre parole, mentre si apportano delle modifiche alla forma e sostanza delle politiche di sviluppo, i principi di riferimento e le linee guida generali vengono costantemente confermate. Una tale continuità è dovuta essenzialmente al mantenimento di un’unica leadership ed alla sua capacità di generare risultati mediamente soddisfacenti per la maggioranza delle rappresentanze del paese. D’altronde, fermandosi al dato più macroscopico, la Banca mondiale segnala che la Cina ha raggiunto quota 15,9% del PIL mondiale, quasi il 60% del PIL Usa… e ci fermiamo qui per non tediare il lettore con statistiche varie ed articolate che raccontano il successo cinese degli ultimi decenni. Successo economico e sociale, successo politico, ma sempre con tante nuove sfide, rischi, minacce e problemi da fronteggiare, generati proprio dal un cambiamento continuo in cui è immersa la Repubblica popolare. Brutalizzando: ancora negli anni Ottanta e Novanta si chiedeva cibo e lavoro, oggi servizi, cure e nuovi impieghi…. Ieri si chiedeva mobilità, auto, ferrovie…, oggi si chiede sostenibilità, decongestione e miglioramento della qualità della vita…
Per questo, le sessioni plenarie, insieme ad altri appuntamenti volti ad aggiustare in corso d’opera le scelte e le decisioni prese in precedenza (ricordiamo anche il ruolo chiave della Conferenza politica consultiva del popolo), servono a garantire continuità e stabilità nel nome dell’efficacia. Quindi, anche questa sessione è stata rivolta a far avanzare il processo di modernizzazione del sistema socialista con caratteristiche cinesi. Al centro dei lavori c’è stata la questione della governance, cioè il sistema di amministrazione multilivello di governo del paese in collaborazione con molteplici attori pubblici e privati. Riformare e rafforzare l’efficacia della governance, attraverso l’ulteriore sviluppo dello stato di diritto in un paese socialista, significa rafforzare l’architettura istituzionale del paese al fine di perseguire gli obiettivi di modernizzazione e sviluppo socialista espressi e fissati nel corso del XIX Congresso.
I membri dell'ufficio di presidenza sono stati informati delle opinioni sollecitate in merito a un documento relativo alle principali decisioni sulla difesa e il miglioramento del socialismo con caratteristiche cinesi. Il documento è stato poi rivisto conformemente alle discussioni della riunione e quindi sottoposto alla quarta sessione plenaria per un'ulteriore revisione.
Il 19 ° Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (CPC) ha concluso giovedì la sua quarta sessione plenaria a Pechino con il rilascio di un comunicato, contenente 13 punti chiave, che rappresentano un tutto organico di fattori che si condizionano a vicenda. Un tutto organico, tuttavia, caratterizzato da una chiara gerarchia e definizione delle priorità. Anche qui l’impianto garantisce flessibilità ed adattamento di molteplici politiche….
Si parte dai due obiettivi centenari (realizzazione di un avanzamento socioeconomico composto dal binomio modernità-socialismo), funzionali al ringiovanimento della nazione cinese, e, ovviamente, dalla necessità di mantenere una leadership centrale ed unificata. Il documento in seguito sottolinea l’importanza di continuare a perseguire uno sviluppo guidato dal popolo e dalle sue esigenze. Necessario quindi mantenere stretti legami tra la leadership e il popolo. Infine, si giunge al nucleo delle politiche per migliorare la governance e lo stato di diritto socialista, citando la parità tra i gruppi etnici e la centralità del settore pubblico, seppur dando sempre più spazio a diverse forme di proprietà.
Ed ancora: “aderire alla visione di rendere lo sviluppo incentrato sulle persone e garantire continuamente il sostentamento delle persone, migliorandone il benessere per raggiungere una prosperità comune per tutti”. “Continuare con le riforme e l'innovazione”. “Selezionare i funzionari in base all'integrità e alle capacità”. “Sostenere il principio di un paese, due sistemi, mantenendo una prosperità e una stabilità durature a Hong Kong e Macao e promuovendo la riunificazione pacifica della Cina”. “Aderire all'unità di indipendenza e fiducia in se stessi e aprirsi al resto del mondo, prendendo parte attiva alla governance globale e continuando a dare contributi alla costruzione di una comunità dal futuro condiviso per l'umanità”. Su quest’ultimo punto vale la pena di ricordare brevemente che la Cina è il paese che contribuisce maggiormente, da anni, alla crescita economica mondiale, fornendo peraltro il maggiore contributo, in assoluto, in ambito delle missioni Onu di peacekeeping, le prime al mondo. Oppure, si pensi allo sforzo di aumentare l’inter-connettività globale con la BRI e di arricchire il numero di istituzioni finanziarie multilaterali (come AIIB e NDB). Molti altri esempi si potrebbero fare, ma ci fermiamo qui.
Il rallentamento economico, le sfide nei rapporti bilaterali con gli Usa, gli sconvolgimenti di Hong Kong non hanno condizionato in modo radicale il proseguimento del percorso di riforma cinese, in atto da settant’anni. Certamente, alcuni degli eventi citati, hanno favorito l’accentuazione dell’interesse del PCC rivolto alla governance ed al suo rafforzamento. Sempre per garantire unità e stabilità, sostenendo apertura ed indipendenza, sviluppo economico guidato dall’innovazione, riforma delle imprese di stato e via dicendo. Niente di propriamente congiunturale, dunque, dato che queste linee e politiche sono da tempo il focus del sistema politico cinese, in modo particolarmente spinto dal primo mandato di Xi Jinping. Tuttavia, gli eventi critici richiedono un’accelerazione e spingono la leadership a velocizzare alcune riforme. In ciò si può rinvenire un rischio legato proprio alla necessità di far in fretta.
*Fabio Massimo Parenti è attualmente Foreign Associate Professor di Politica Economica Internazionale alla China Foreign Affairs University, Beijing. In Italia insegna all’Istituto Internazionale Lorenzo de’ Medici a Firenze, è membro del think tank CCERRI, Zhengzhou, e membro di EURISPES, Laboratorio BRICS, Roma. Il suo ultimo libro è Geofinance and Geopolitics, Egea. Su twitter @fabiomassimos

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