L'occidente cerca petrolio per l'inverno. L'Arabia Saudita taglia produzione

23 Agosto 2022 18:22 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Proprio oggi i prezzi del petrolio sono aumentati di oltre tre dollari al barile dopo che l’Arabia Saudita ha lanciato l’idea di tagli alla produzione OPEC+ per sostenere i prezzi e con la prospettiva di un calo delle scorte di greggio statunitensi.

Il ministro dell’energia saudita ha affermato che l’OPEC+ ha i mezzi per affrontare le sfide, tra cui il taglio della produzione, ha annunciato stampa statale SPA, citando i commenti che Abdulaziz bin Salman ha fatto a Bloomberg.

Ieri, il ministro dell'Energia saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, ha rivelato che l'OPEC+ "è pronta" a tagliare i livelli di produzione di petrolio per far fronte al recente crollo dei prezzi del petrolio.

Il funzionario saudita ha ricordato che il mercato dei futures sul petrolio è caduto in "un circolo vizioso che si autoperpetua di liquidità molto ridotta e volatilità estrema", aggiungendo che anche "i timori macroeconomici" hanno causato il calo dei prezzi.

L'avvertimento di Bin Salman arriva in un momento in cui l'Occidente si sta affrettando a mettere al sicuro tutte le fonti di combustibile che riescono a trovare per fornire elettricità e riscaldamento durante il prossimo inverno.

Secondo Bloomberg, gli acquirenti europei stanno acquistando più petrolio russo rispetto agli ultimi quattro mesi. Ciò precede l'attuazione del divieto dell'UE sulle importazioni marittime di greggio russo il 5 dicembre.

Circa il 90 per cento delle esportazioni russe di greggio in Europa sono di origine marittima.

La Turchia, in particolare, quest'anno ha raddoppiato le importazioni di petrolio russo.

Lunedì i prezzi dell'energia in Europa sono saliti a nuovi record, dopo che Mosca ha annunciato che avrebbe interrotto tutte le consegne di gas naturale liquefatto (GNL) attraverso il gasdotto Nord Stream 1 alla Germania per tre giorni la prossima settimana.

I lavori di manutenzione precedentemente non annunciati sul Nord Stream 1, che ora operano solo al 20% della capacità, hanno accresciuto le preoccupazioni che la Russia si stia preparando a tagliare tutte le forniture all'UE.

A peggiorare le cose, la scorsa settimana il Venezuela ha sospeso tutte le spedizioni di petrolio verso l'UE, con Caracas che ha ribadito di non essere più interessato agli "accordi petrolio per debito" e invece vuole combustibili raffinati dai produttori italiani e spagnoli in cambio di greggio.

Bruxelles ha replicato che attualmente non ha in programma di revocare le restrizioni sull'accordo petrolio per debito con il Venezuela.

L'UE sta anche vedendo deluse le sue speranze di ottenere carburante iraniano, poiché gli Stati Uniti stanno procrastinando nel rispondere a un accordo approvato dall'UE e dall'Iran per rilanciare il Piano d'azione globale congiunto (JCPOA) e revocare le sanzioni a Teheran.

Israele è stato uno dei principali fautori dell'affondamento completo dell'accordo con l'Iran, poiché spera di colmare il vuoto di approvvigionamento dell'Europa rubando un giacimento di gas offshore situato nel territorio conteso con il Libano.

Da parte loro, questa settimana la Strategic Petroleum Reserve (SPR) degli Stati Uniti è scesa al livello più basso degli ultimi 35 anni. Di fronte a questa crisi, sia gli Stati Uniti che la Francia hanno intensificato gli sforzi per saccheggiare risorse dalla Siria e dallo Yemen.

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