Siria, “Ribelli moderati”: La decapitazione del bambino palestinese è stato un "errore individuale"

In un comunicato pubblicato ieri sulla sua pagina Facebook, la banda appoggiata dagli USA, Movimiento Nuredin al-Zinki, riconosciuto come un gruppo di "ribelli moderati", ha dichiarato che l'omicidio è stato un "errore individuale" e che indagherà sulle "violazioni dei diritti umani che sono stati condivisi su siti di social network."

Inoltre, aggiungono che tali abusi "non rappresentano le nostre pratiche e le nostre politiche generali".

Come indicato nella nota gli uomini coinvolti nel crimine brutale sarebber stati arrestati e consegnati ad un "comitato giudiziario" incaricato di condurre le indagini.

La cosiddetta coalizione nazionale siriana, che rappresenta diversi gruppi ribelli allineati contro le forze del presidente siriano Bashar al-Assad ha affermato di essere "profondamente scioccata" dalle immagini, ma ha elogiato al-Zinki Nuredin pur condannando l'omicidio.

La coalizione ha riferito che seguirà "tutte le procedure per punire i responsabili di questo crimine che non dovrebbe essere tollerato."

Intanto Amnesty International (AI) ha indicato che l'omicidio bambino è stato solo l'ultimo "segnale aberrante che alcuni di questi gruppi che commettono gravi abusi impunemente."

"Questo video orribile che mostra la decapitazione di un bambino suggerisce che alcuni membri dei gruppi armati hanno effettivamente esacerbato le profondità della depravazione. Si tratta di un altro esempio grottesco dell'uccisione dei prigionieri, il che equivale a un crimine di guerra", ha lamentato il direttore regionale per il Medio Oriente e Nord Africa di Amnesty International, Philip Luther.

Un video pubblicato, martedì scorso, sui social network mostra i membri del Movimento Nuredin al-Zinki decapitare un bambino palestinese accusato di essere un "combattente" di Liwa al-Quds (Brigata Al-Quds), un gruppo palestinese che affianca l’Esercito siriano, attivo nella zona di Aleppo.

Tuttavia, Liwa al-Quds nega ogni legame del gruppo con il bambino e ribadisce che non era un prigioniero, ma un bambino che viveva con la sua famiglia "una tra le molte famiglie povere che vivono nelle aree controllate dai terroristi".

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