Covid e crisi economica: Libano in fiamme

30 Gennaio 2021 18:00 Francesco Fustaneo

Non accenna a calare la tensione sociale in Libano: neanche il tempo di riprendersi dai postumi dall'esplosione che lo scorso agosto ha devastato il porto di Beirut, che il Paese torna a essere teatro di violente manifestazioni e proteste.

Nella tarda notte del giovedì, gruppi di giovani manifestanti dopo quattro giorni consecutivi di scontri hanno incendiato il palazzo sede del municipio di Tripoli, città ubicata nella parte settentrionale del Paese.

Il sindaco, Riad Yamaq, ha ieri affermato che nessuno dei funzionari comunali fosse all'interno dell'edificio al momento in cui l'incendio è stato appiccato: dunque fortunatamente il rogo non ha causato vittime.

A esacerbare gli animi dei rivoltosi ha contribuito la notizia dell'uccisione nel bel mezzo degli scontri con l'esercito, di un giovane di trenta anni: Omar Taybah, colpito da un proiettile.

La pandemia di coronavirus non ha risparmiato il paese e il lockdown ha aggravato la già precaria situazione economica.

Ancor prima dell'intensificarsi della crisi sanitaria il paese era alle prese con il crollo della moneta: l'inflazione galoppante che ne è scaturita, ha eroso il potere di acquisto dei salari. La classe media duramente impoverita ha poi dovuto fare i conti con le ulteriori ricadute economiche negative causate delle nuove restrizioni.

La disoccupazione nel Paese è oramai alle stelle attestandosi attorno al 40%; i modesti aiuti del governo elargiti alle fasce deboli (cresciute a dismisura con la crisi economica), non sono lontanamente sufficienti a colmare i loro bisogni.

Tutti in Libano concordano sul fatto che quella attuale sia la peggiore crisi economico-finanziaria dalla fine della guerra civile, nel 1990.

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