Caos, occupazione e saccheggio, USA confermano la strategia per la Siria

02 Aprile 2021 15:01 Francesco Guadagni

"Non stiamo cercando di progettare un cambio di regime nella regione", ha dichiarato ieri alla stampa il portavoce del Dipartimento di Stato americano Ned Price riguardo al governo siriano.

C'è da credergli? Price, è stato messo un po' in difficoltà da un giornalista, lo si capisce molto bene dalla risposte vaghe, consultava sempre gli appunti e ha risposto molto genericamente in merito al presidente siriano Assad o ad una sua alternativa. Il punto è ben altro e con un po' di pazienza lo potrete vedere alla fine dell'articolo.

Peccato che non è stato riportato il nome del giornalista che ha inchiodato Price, avremmo avuto la possibilità di sapere che ci sono ancora professionisti degni e onesti intellettualmente.

Per informare bene l'opinione pubblica, non ci vuole il coraggio, almeno non è solo quello alla base del lavoro giornalistico, basta fare semplicemente le domande. Semplicemente domande, non servono quelle "scomode".

Riportiamo il passaggio sulla Siria della conferenza stampa. Nel video scorrere a 1:17:00.

DOMANDA: E sulla Siria, la posizione degli Stati Uniti nei confronti del presidente siriano?

PRICE: La nostra politica nei confronti di Bashar al-Assad non è cambiata. Ha massacrato la sua stessa gente. Si è impegnato in violenze indiscriminate usando armi chimiche contro la sua stessa gente. Non ha fatto nulla, ovviamente, per riguadagnare la legittimità che ha perso tempo fa. Il nostro obiettivo è lavorare per alleviare le sofferenze umanitarie del popolo siriano mentre cerchiamo di trovare una soluzione politica a questo conflitto di lunga data.

La risposta di Price è una filastrocca, lezioncina imparata a memori su Assad Criminale, genocida. Price non sa ancora cosa gli stanno servendo.

DOMANDA: Ma dovrebbe essere escluso da qualsiasi accordo in Siria, come vedono gli Stati Uniti il ??futuro del presidente Bashar al-Assad in Siria?

PRICE: Crediamo che la stabilità in Siria - e, del resto, anche all'interno della regione più ampia - possa essere raggiunta solo attraverso quel processo politico del quale ho parlato, un processo politico che rappresenta la volontà di tutti i siriani, e noi ' impegnarsi a collaborare con alleati, partner e Nazioni Unite per garantire che una soluzione politica duratura sia a portata di mano.

Ci avviciniamo...ancora sul generico

DOMANDA: Ma solo per approfondire questo, Ned, voglio dire, ricordo fin dal 2011, agosto 2011, quando il Segretario di Stato[Hillary Clinton NDT] disse che aveva perso[Assad NDT] il diritto di governare, qualunque cosa; i suoi giorni erano contati e così via. Ora, se partecipa, diciamo, ad un'elezione o elezione legittima che approveresti e può ottenere il sostegno di molti siriani - poiché ci sono molti siriani che lo supportano - vedresti un modo di lavorare con lui?

PRICE: Ancora una volta, il nostro obiettivo è realizzare e promuovere una soluzione politica che porti stabilità, sicurezza e la fine delle sofferenze del popolo siriano. Come ho detto prima, Assad ha nel corso dei molti anni dal 2011 - i 10 anni, quel tragico traguardo che abbiamo appena segnato non molto tempo fa - non ha riguadagnato quella legittimità ai nostri occhi, e non c'è assolutamente questione degli Stati Uniti che normalizzano i rapporti con il suo governo.

Allo stesso tempo, non abbiamo il compito di progettare un cambio di regime nella regione. Ma chiederemo responsabilità e giustizia per il popolo siriano, il popolo siriano che ha sofferto enormemente e orribilmente sotto il governo di Bashar al-Assad.

Una risposta generica più che mai, da far rimpiangere la retorica guerrafondaia "dirittoumanistaria" di Washington, che dimostra, comunque, come siano altri i suoi piani per il paese arabo. La domanda era ben precisa e non ha avuto risposta completa, anche se partiva da una base precisa: Assad ha molti sostenitori in Siria, se vince con elezioni ritenute da voi regolari cosa fate con lui?

DOMANDA: Ma ora è sopravvissuto a due presidenti, presidenti degli Stati Uniti. È al terzo. Voglio dire, non è proprio al livello di Fidel Castro per qualcuno che voi ragazzi considerate un paria, ma lui - i suoi giorni sono stati contati per migliaia e migliaia - migliaia di giorni ora secondo voi ragazzi.

Quindi il punto - immagino che la domanda sia: quando dici che non normalizzerai i rapporti con il suo governo, significa che tu - gli Stati Uniti non normalizzerai i rapporti con nessun governo - con un governo che lui guiderebbe? Cosa bisogna fare perché le relazioni tornino alla normalità?

PRICE: Matt, non vorrei tentare di esporre come sarebbe questo accordo politico qui dal podio. Quello che ribadirò è che il nostro obiettivo è far avanzare quella soluzione politica per portare precisamente la sicurezza, la stabilità e la fine della sofferenza umanitaria del popolo siriano.

Punto, set, incontro per il giornalista. Price, gli Stati Uniti, con la sua risposta, meglio non risposta, ribadiscono che a loro neanche la "democrazia" interessa, sanno bene che si potrebbe ritorcere contro loro. Sanno bene che ci fossero elezioni in Siria supervisionate da sole truppe e osservatori statunitensi i siriani voterebbero a maggioranza per Assad.

Allo Zio Sam, questo importa poco, vi sembrerà assurdo, ma non vuole neanche un fantoccio messo da loro al posto di Assad.

A WashingtonIn, in Siria, interessa annientare la popolazione con le sanzioni fino portarla al malcontento che sfoci in rivolta contro Assad, e così come dai tempi della Somalia, dell'Iraq, Afghanistan, che ci arrivi il caos e, con la scusante della presenza dell'ISIS che appare e scompare, giustificare in quetso modo la sua presenza militare per occupare e saccheggiare risorse.

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