Alberto Negri - Sulla Libia solo una grande sceneggiata

24 Giugno 2021 10:24 Alberto Negri

di Alberto Negri - Il Manifesto

Conferenza di Berlino. La Libia è l’apoteosi dell' ipocrisia occidentale e orientale. Nessuno, né a Est né a Ovest, se ne vuole andare se non con qualche contropartita importante. Come avrebbero detto le nostre mamme, se la fanno sotto.

La Libia è un capitolo particolare della attuale guerra fredda, lo specchio deformante di una politica internazionale che riflette e genera mostri. A Berlino è andata in scena ieri una grande e sanguinosa fiction. Di cui è un frammento reale anche una parte della storia del manifesto. Che trae le sue lontane origini proprio dalla Libia, quando nel 1951 Valentino Parlato fu cacciato a Tripoli dagli inglesi, all’età di vent’anni, a causa della sua militanza comunista quando ormai il Paese africano non era più la nostra «quarta sponda» ma ricadeva sotto il protettorato britannico.

E che cosa ci sarebbe oggi di più comunista e di giusto che chiedere il ritiro delle truppe e dei mercenari stranieri dalla Libia come è stato fatto ieri alla conferenza di Berlino? Sarebbe una seconda o terza decolonizzazione dopo i raid francesi, statunitensia e britannici del 2011 per far fuori Gheddafi. Ma come vanno davvero le cose?

Il ministro tedesco Heiko Maas ha dichiarato a Berlino davanti al segretario di Stato Usa Antony Blinken (atteso a Roma lunedì per la conferenza sull’Isis) e ai russi: «Oggi vogliamo mettere i presupposti per andare avanti nel percorso iniziato, bisogna rendere operativa l’uscita delle forze politiche straniere e che questo deve iniziare ad accadere». «Forze politiche», dice Maas: i militanti jihadisti e i droni di Erdogan in Tripolitania sono forze politiche? Sono forse «forze politiche» gli aerei degli Emirati e i mercenari russi e gli egiziani che supportano Haftar in Cirenaica.

È evidente che in Libia facciamo finta di che cosa stiamo parlando e che in Europa non abbiamo neppure il coraggio di nominare le cose quelle che sono.

Ma che cosa è accaduto davvero a Berlino? Nulla di che. Erdogan resta in Tripolitania, i mercenari russi della Wagner mantengono la loro linea Maginot nella Sirte, insieme al generale Khalifa Haftar, agli Emirati e all’Egitto, che una base in Libia – come del resto anche Mosca – la vorrebbe davvero. Si chiama «profondità strategica» e nessuno vuole concederla a un altro, qui, sulle sponde del Nordafrica, come nel lontano Afghanistan.

La realtà è che in Libia tutto rischia di saltare per gli interessi contrapposti tra i libici e le potenze internazionali. A partire dalla data delle elezioni del 24 dicembre. Le elezioni di dicembre in Libia sono a rischio per il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che in un video inviato alla conferenza di Libia ha sollecitato «misure stringenti» per arrivare a questo obiettivo.

Guterres ha invitato in special modo a «chiarire presupposti costituzionali» e a emanare le leggi necessarie per arrivare alle urne. Il segretario dell’Onu ha inoltre ribadito che le truppe straniere debbano lasciare il paese e ha annunciato l’invio di osservatori per assicurare il rispetto della tregua. Sono belle e alate parole quelle del capo del Palazzo di Vetro. Ci crederemmo pure.

Se non ci fossero in gioco le vite dei migranti, dei libici e dei poveri del mondo, la Libia sarebbe un risiko per intrattenere e trastullare le ambizioni di grandi e medie potenze. Invece è una tragedia dove centinaia di migliaia di persone sono detenute in campi di concentramento e lanciate in mare sui barconi. Il presidente americano Biden, insieme ai maggiordomi europei, quando parla di diritti umani è sempre pronto a rivendicarli contro Russia, Bielorussia, Iran e Cina, mai contro i suoi alleati egiziani, israeliani e turchi. Meno che mai per quella Libia dove i rifugiati, trattati come merci, arrivano a frotte dall’Africa del Sahel e più lontano ancora. Eppure gli Usa, dal Medio Oriente all’Africa, hanno bombardato in questi decenni a tutto spiano lasciando stati inceneriti come moncherini e popoli senza futuro.

La conferenza di Berlino sulla Libia è stata l’apoteosi di questa ipocrisia occidentale. Nessuno, né a Est né a Ovest, se ne vuole andare dalla Libia se non con qualche contropartita importante.

Non se ne va Erdogan, premiato adesso dall’Unione europea, con un aumento di contributi (da sei a otto miliardi di euro), come guardiano dei profughi dal Medio Oriente; non se ne va la Russia che ha investito su Haftar ma punterebbe pure su Seif Islam, il figlio di Gheddafi, di cui è stato amico e socio in affari l’attuale premier di Tripoli Dbeibah.

Per non parlare dell’Egitto di Al Sisi che nessuno ha il coraggio di nominare come dittatore e macellaio della gioventù egiziana, come se Regeni e Zaki fossero ormai da archiviare tra gli incidenti della storia.

Fenomenale è poi la scena italo-libica. Il presidente libico Menfi l’altro giorno è venuto a Roma ricevuto per venti minuti da Draghi. Menfi era infuriato perché una Ong italiana ha convocato a Roma un dialogo tra le tribù del Fezzan – zona di grande interesse per la Francia – e ha attaccato non solo la Farnesina, che si è prontamente sfilata, ma soprattutto la ministra degli esteri libica Najla el-Mangoush – in quota Cirenaica – che aveva dato il suo parere favorevole. Vedete bene in che mani siamo.

Le più recenti da GUERRE E IMPERIALISMO

On Fire

"Bersagli legittimi". La Russia passa ufficialmente ad una nuova fase del conflitto

di Marinella Mondaini per l'AntiDiplomatico Adesso si fa sul serio, la Russia sta passando ad una nuova fase. A Mosca le indagini proseguono e poco fa le dichiarazioni del presidente Putin, del capo del...

F-16, "bersagli legittimi" e NATO. Cosa ha detto (veramente) Vladimir Putin

di Marinella Mondaini per l'AntiDiplomaticoIl presidente russo Vladimir Putin ha visitato il 344esimo Centro Statale Addestramento e Riqualificazione del personale dell'aviazione militare del Ministero...

Pepe Escobar - Il Collegamento Nuland - Budanov - Crocus

  di Pepe Escobar – Strategic Culture [Traduzione a cura di: Nora Hoppe]   Cominciamo con la possibile catena di eventi che potrebbe aver portato all'attacco terroristico sul Crocus....

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico Io credo che le prossime elezioni europee andrebbero inquadrate nel modo più corretto possibile. Provo a dare la mia interpretazione. 1 Si dà troppo...

Copyright L'Antiplomatico 2013 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa