Droni Global Hawk da Sigonella. L'Italia in prima linea nella guerra al Donbass

23 Febbraio 2022 17:00 Fabrizio Verde

L’Italia è coinvolta in maniera operativa nelle tensioni tra Ucraina, Russia e NATO nel Donbass. Partono infatti dalla base statunitense di Sigonella, in Sicilia, i droni Global Hawk diretti in Ucraina per compiere opera di ricognizione, leggere sotto la voce spionaggio, riguardo la situazione in Donbass e al confine tra Ucraina e Russia.

Chi pensa che l’Italia sia partecipe alla situazione solo per quanto riguarda le sanzioni occidentali alla Russia si sbaglia. “Siamo coinvolti anche da un punto di vista operativo – afferma all’Adnkronos il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze – perché i Global Hawk che volano sull’Ucraina partono da Sigonella, l’Italia è una base militare americana in larga parte. Il rischio c’è, è presente e reale”.

A tal proposito basti ricordare che nella base di Aviano ci sono testate nucleari statuntesi e che ha dato la sua disponibilità a inviare anche uomini in Ucraina, per bocca del ministro della Difesa Guerini.

Insomma, chi vede la crisi ucraina, spinta dal bellicismo NATO e dal genocidio dei cittadini russofoni del Donbass da parte dei nazionalisti ucraini, come una crisi tutto sommato lontana e che coinvolge l’Italia solo di striscio, sbaglia di grosso.

RQ-4 Global Hawk

Una vera e propria armata di droni è schierata dalle forze NATO per intimidire e spiare la Russia. Tra questi i Global Hawk che partono da Sigonella.

Sebbene il futuro della maggior parte della flotta Global Hawk ad alta quota e di lunga durata (possono volare fino a 20 ore ininterrottamente) della US Air Force sia tutt'altro che certo, questo rimane il sistema senza pilota più avanzato attualmente impiegato operativamente.

Nella sua richiesta di budget per l'anno fiscale 2021, l'Air Force ha chiesto l'approvazione per il ritiro di tutti e 21 i restanti Block 20 e Block 30 Global Hawk, che lasceranno solo le versioni Block 40 più avanzate.

L'RQ-4 è dotato di una suite completa di sistemi elettro-ottici, radar ed elettronici di raccolta di informazioni ottimizzati per operazioni ad alta quota. Volando a circa 60.000 piedi, l'RQ-4 può operare ben lontano dal territorio russo e usare il suo angolo obliquo per scrutare le aree di interesse dall'altra parte del confine. Il potente radar AESA del programma di inserimento della tecnologia radar multipiattaforma AN/ZPY-2 (MP-RTIP) del Block 40 è in grado di fornire immagini SAR ad alta fedeltà, nonché funzioni di tracciamento GMTI, come il vecchio E-8 JSTARS.

Questi droni nella ultime settimane hanno volato avventurandosi in tutta l'Europa orientale, compresi estesi pattugliamenti sull'Ucraina lanciati da Sigonella.

La capacità del Global Hawk di rimanere in volo per periodi di tempo molto lunghi, unita alle sue capacità di raccolta multi-intelligence, lo rende estremamente utile per la sorveglianza di aree nel tempo, che possono fornire informazioni di intelligence estremamente preziose.

Sigonella centrale per la sorveglianza della NATO

La nuova flotta di droni a lungo raggio schierata a Sigonella è utilizzata dalla NATO per raccogliere informazioni dall'Artico all'Africa occidentale.

L'aggiunta di cinque aerei Alliance Ground Surveillance basati presso la Naval Air Station Sigonella in Sicilia è arrivata dopo anni di lavoro per l'alleanza guidata dagli Stati Uniti.

"Questi sono tra i più avanzati droni da ricognizione del mondo, e forniscono all'Alleanza intelligence, sorveglianza e ricognizione di livello mondiale", ha affermato il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg.

Il velivolo senza pilota RQ-4D, ordinato per la prima volta nel 2012, è legato al drone ad alta quota e lunga resistenza Global Hawk Block 40 della U.S. Air Force, ma modificato secondo le specifiche NATO.

Il velivolo a pilotaggio remoto può volare più di 30 ore alla volta, il che consente alla NATO di "coprire l'intera area euro-atlantica, dal Grande Nord al Sahel, dal Medio Oriente all'Atlantico", ha spiegato Stoltenberg.

"Con cinque droni, possiamo monitorare due regioni 24 ore su 24", ha detto. "Ci permetteranno di monitorare vaste aree dal cielo, fornendo un quadro completo delle condizioni a terra in qualsiasi momento. Possono anche identificare dispositivi esplosivi improvvisati".

Insieme a 14 Boeing E-3A Sentry early warning jets, gli RQ-4D sono tra le poche risorse militari di proprietà dell'alleanza, invece che dei suoi 30 Stati membri.

Gli aerei sono disponibili per le missioni dell'alleanza all'interno del territorio della NATO. L'alleanza può anche inviare i droni oltre i confini europei se gli Stati membri sono d'accordo.

"Gli alleati determineranno quali missioni (i droni) possono sostenere, ma mi aspetterei che la maggior parte dei voli siano lungo i confini orientali e meridionali dell'alleanza", ha affermato Stoltenberg.

Parole che però cozzano con la realtà visto che abitualmente i droni NATO compiono ‘incursioni’ in Ucraina e nel Donbass nell’intento di spiare le forze dei filo-russi e quelle della Russia.

Da notare infine che i droni sono schierati a Sigonella, nella stessa base dove ci fu l’ultimo atto di sovranità dell’Italia quando Roma, con Craxi alla presidenza del Consiglio, impedì l’arresto di un commando palestinese su territorio italiano da parte degli statunitensi.

Altri tempi e altri uomini politici. Adesso Roma è ridotta al rango di colonia statunitense.

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